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A cura di: Tommaso Tetro Arriva la strategia europea per il settore tessile, con Piano ‘sostenibile’ e tanta economia circolare. E’ la commissione Europea ad aver avviato l’iter di iniziativa legislativa teso a costruire una strategia europea per il tessile sostenibile entro la fine del 2021; anche perché – viene spiegato – il tessile è uno dei settori che più di altri, a livello europeo, è in grado di aprire la strada verso un’economia circolare a basse emissioni di carbonio. Quindi una nuova strategia predisposta dalla commissione Europea che punta a costruire un comparto tessile sostenibile in Unione europea: come base l’economia circolare e le emissioni zero per arrivare ad avere capi di abbigliamento progettati per durare, essere riparati, riutilizzati, riciclati e prodotti in maniera efficiente. La crisi da Covid L’emergenza Covid-19 ha avuto un forte impatto sul comparto industriale tessile europeo, pur essendo un settore competitivo a livello globale, soprattutto per i tessuti tecnici e l’alta moda. La crisi ha anche colpito il commercio internazionale di prodotti tessili di seconda mano e ha sconvolto i flussi dei rifiuti tessili. La moda Il tessile e l’abbigliamento costituiscono un ecosistema industriale diversificato che copre diverse catene di valore e di prodotto. L’industria moda impiega 1,5 milioni di persone, distribuite in più di 160mila aziende nell’Ue; la maggior parte sono Pmi, con un fatturato annuo Ue che nel 2019 era di 162 miliardi di euro. I consumi e il riciclo Nonostante una crescente attenzione per la sostenibilità, gli europei consumano in media 26 chilogrammi di prodotti tessili a testa all’anno. Una quota significativa proviene da Paesi terzi. Ogni articolo viene usato per un periodo sempre più breve, con il risultato che vengono gettati 11 kg di tessile per persona all’anno. Inoltre, si stima che meno dell’1% di tutti i tessili, a livello internazionale, venga riciclato, dando vita a nuovi materiali. La presenza di sostanze nocive, che possono rappresentare un ostacolo il riciclaggio di alta qualità, incidono sui tassi di raccolta e sulle capacità di riciclaggio (che sono piuttosto bassi in Europa). Risorse naturali e impatto sull’ambiente Il settore ha poi bisogno di molte risorse naturali, con importanti impatti climatici e ambientali, che rappresentano un vero e proprio costo per l’ambiente, tanto che si stima che questo comparto sia al quarto posto nell’Ue in termini di consumo di materie prime ed acqua, al quinto per emissioni di gas serra, e ai primi posti nella produzione dei rifiuti. C’è da mettere in evidenza però che la maggior parte della pressione legata alla produzione di abbigliamento, calzature e tessili si verifica in altre parti del mondo, cioè fuori dai confini dell’Europa dove c’è la maggior parte della produzione. Tra l’altro uno dei punti deboli di questo settore è che si deve affrontare una concorrenza sleale, legata a costi di produzione spesso più bassi e a standard ambientali e sociali limitati in vigore nei Paesi terzi produttori di tessile. Come si comportano le aziende L’associazione Fashion revolution afferma che il 78% delle imprese del settore moda fornisce dati sulla politica energetica adottata e sulle emissioni in atmosfera prodotte ma purtroppo ancora solo il 16% dichiara di attuare una strategia in linea con gli accordi di Parigi, e solo il 16% rende noti i dati sul proprio impatto per la qualità dell’aria. L’obiettivo del Piano europeo L’obiettivo del Piano europeo è raggiungere un’efficace protezione ambientale in tutti gli Stati membri, creare condizioni di parità per le imprese tessili dentro e fuori l’Ue, sviluppare un approccio al tessile sostenibile. In generale si tratta di istituire un quadro globale per creare condizioni e incentivi per aumentare la competitività, la sostenibilità e la resilienza del settore, tenendo conto dei suoi punti di forza e di vulnerabilità, dopo un lungo periodo di ristrutturazione e delocalizzazione, e affrontando i suoi impatti ambientali e sociali. La strategia dovrebbe poi essere coerentemente armonizzata con il Green deal europeo, il piano d’azione per l’economia circolare, la strategia per le sostanze chimiche per la sostenibilità. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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