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A cura di: Tommaso Tetro L’efficienza energetica vale 53 miliardi. Vola il superbonus al 110%. Investimenti messi a segno negli ultimi 15 anni grazie agli incentivi fiscali sulla riqualificazione edilizia; incentivi che andrebbero però razionalizzati. Il bilancio lo mette a punto l’Enea – che lo presenta insieme alle imprese, in un evento ad hoc organizzato con Confindustria – parlando della necessità di raddoppiare il ritmo della riqualificazione edilizia nei prossimi 10 anni, ritenuti “decisivi”. “Italia avanti tutta sull’efficienza energetica – osserva l’Enea – negli ultimi 15 anni per effetto dei meccanismi di detrazione fiscale nel nostro Paese sono stati investiti oltre 53 miliardi di euro: circa 45 miliardi al 2020 con l’ecobonus al 65%, e più di 8 miliardi per interventi già realizzati con il superbonus al 110%”. “In Europa abbiamo la politica più aggressiva – rileva il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani – siamo quelli che stanno tirando di più. E’ il momento di studiare: ricerca, sviluppo, innovazione, analisi di qualunque tecnologia che ci aiuti a decarbonizzare; e che includa dai moti ondosi delle maree al nucleare di quarta generazione e alla fusione nucleare, a nuove forme di carbon capture”. Povertà energetica, elemento da non sottovalutare C’è un elemento che, spesso fuori dal quadro, viene però preso in considerazione dall’Enea: la povertà energetica, “un fenomeno grave ed allarmante” e in aumento in Italia con stime che per il 2020 la fissano al 10%, anche per via dell’impatto negativo dell’emergenza Covid-19. Era all’8,3% nel 2019, e all’8,8% nel 2018. A pagarne il peso maggiore è il Meridione: le regioni del Sud Italia risultano infatti “le più colpite con tassi di povertà energetica compresi tra il 13% e il 20%”. I numeri di Ecobonus e Superbonus L’ecobonus vale “oltre 45 miliardi di investimenti realizzati al 2020, con un risparmio complessivo di circa 19mila Gigawattora all’anno, derivanti essenzialmente da interventi parziali su singole unità immobiliari”. Lo scorso anno “sono stati completati oltre 486mila interventi di riqualificazione energetica che hanno consentito di risparmiare 1.362 Gigawattora all’anno”. Inoltre, “la maggior parte riguarda l’installazione di impianti di riscaldamento più efficienti (1,1 miliardi di euro) e la sostituzione delle finestre (1,1 miliardi di euro) mentre oltre 500 milioni sono stati investiti per l’isolamento termico degli edifici, 270 milioni per le schermature solari e 175 milioni per la riqualificazione globale degli immobili”. I numeri del capitolo superbonus al 110% – con i dati al 30 novembre 2021 e a poco più di un anno di attuazione – lasciano il segno: investimento totale ammesso a detrazione pari a 11,94 miliardi di euro, di cui 8,28 miliardi per interventi già conclusi. Si tratta di una “misura formidabile” per Cingolani, dal momento che “rilancia un mercato che era in crisi e offre risultati eccezionali sull’efficienza energetica”; ma avverte come ci sia stato “un effetto doping dei prezzi: un aspetto che si può migliorare”. Sul futuro degli incentivi fiscali l’Enea – ritenendoli uno strumento fondamentale per il raggiungimento dei target di efficienza energetica – offre la propria disponibilità al ministero della Transizione ecologica “per una razionalizzazione che punti a ridurne il numero e a semplificare le procedure“. Una semplificazione che anche le imprese chiedono a gran voce: “Gli incentivi fiscali, ecobonus e superbonus – dice Aurelio Regina, delegato del presidente di Confindustria per la transizione energetica – hanno dimostrato di funzionare e ci auguriamo che possano proseguire e che magari siano resi ancor più efficaci”. La soglia degli obiettivi non è lontana, è fissata al 2030: sono “decisivi” i “prossimi 10 anni, per rispettare il limite di 1,5 gradi centigradi”, e per il presidente dell’Enea Gilberto Dialuce sarà necessario “almeno raddoppiare il tasso di riqualificazione energetica degli edifici“. E le imprese seguono questa scia: “L’efficienza energetica – fa presente anche Regina – è al primo posto delle politiche europee per la decarbonizzazione, e il settore edilizio è a tutti gli effetti l’elemento centrale nell’ambito di questa impegnativa e ambiziosa transizione ecologica”. Tanto che gli obiettivi previsti dai Piani nazionali ed europei sull’efficienza energetica sono stati “centrati rispettivamente all’80% e al 90%, soprattutto per il traino del comparto residenziale”. Un nodo, quello della transizione ecologica, legato anche alla nostra capacità, e a quello che ormai spesso viene ripetuto: cioè al ‘quanto saremo bravi e veloci in questa fase di passaggio’. “Dobbiamo essere molto rapidi – rileva Cingolani – ma se siamo troppo veloci avremo una catastrofe sociale invece di quella climatica. Se invece vogliamo accompagnare questo cambiamento” in una specie di “comfort zone” rischiamo nel senso opposto. Ora – è netto Cingolani – il punto è evitare di “morire tra l’incudine e il martello; l’incudine della catastrofe climatica e il martello della catastrofe sociale”. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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