Ma quale uscita dal carbone: nel 2023 si registra un aumento del 2%

Secondo il Global Energy Monitor era dal 2016 che non si utilizzava così tanto carbone. Lo scorso anno sono state commissionate nuove installazioni di centrali a carbone per 69,5 GW mentre sono state dismesse centrali per 21,1 GW. Un aumento trainato dalla Cina, che continua a progettare nuove centrali, e dalla minore dismissione di vecchie centrali in Europa e Stati Uniti.

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Carbone: nel 2023 si registra un aumento del 2%

Per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi del 2015, ridurre l’uso del carbone per la produzione di energia è la principale strada da seguire. Nel 2023 abbiamo però assistito ad una forte inversione di tendenza. Come sottolineato dal Report “Boom and bust coal 2024” del Global Energy Monitor, lo scorso anno la capacità operativa di carbone è aumentata del 2%.

Secondo i dati del Global Coal Plant Tracker nel 2023 sono stati commissionate nuove installazioni di centrali a carbone per 69,5 GW mentre sono state dismesse centrali per 21,1 GW. Una differenza che solo nel 2023 fa aumentare di 48,4 GW la capacità totale globale, che arriva a 2.130 GW. Si tratta dell’aumento netto più elevato dal 2016.

La capacità operativa del carbone aumenta del 2%

L’aumento dell’uso del carbone è trainato dalla Cina, che registra i due terzi delle nuove aggiunte. Subito dopo la Cina troviamo Indonesia, India, Vietnam, Giappone, Bangladesh, Pakistan, Corea del Sud, Grecia e Zimbabwe. Cina e India, i due maggiori consumatori di carbone a livello globale, continuano a influenzarne produzione e consumi, rappresentando l’82% della capacità totale di nuove costruzioni annunciate o autorizzate.

Nel 2023 i paesi che hanno aperto nuove unità di impianti a carbone sono più o meno gli stessi di quelli che hanno chiuso unità, ma nel complesso la capacità aggiunta è maggiore
Nel 2023 i paesi che hanno aperto nuove unità di impianti a carbone sono più o meno gli stessi di quelli che hanno chiuso unità, ma nel complesso la capacità aggiunta è maggiore

Fortunatamente, evidenzia il Rapporto, fuori da questi due Paesi, gli annunci di nuove costruzioni sono diminuite per il secondo anno consecutivo, ma la crescita in Cina e India ha portato la capacità globale totale di impianti annunciati ad aumentare del 6%. Un segnale forte del dominio di questi due Paesi nello sviluppo della capacità di carbone. Per fortuna, continua il Rapporto, molti Paesi stanno dichiarando che l’uscita dal carbone è possibile e la maggior parte dei Paesi al mondo si sta avvicinando al traguardo “No New Coal”. Degli 82 Paesi che traggono energia dal carbone, 47 hanno ridotto o mantenuto invariata la loro capacità operativa dall’Accordo di Parigi del 2015.

Nuove centrali a carbone costruite in Cina e nel resto del mondo
Nuove centrali a carbone costruite in Cina e nel resto del mondo

Un’uscita lenta

Nonostante continuino a emergere nuovi piani di dismissione delle centrali a carbone e impegni per la sua graduale eliminazione, nel 2023 è stata ritirata meno capacità di carbone rispetto agli ultimi dieci anni. Un dato che risente del rallentamento di Stati Uniti e Europa. In particolare gli Stati Uniti hanno ridotto a 9,7 GW le chiusure rispetto ai 14,7 GW dello scorso anno e al record di 21,7 GW del 2015. L’Europa è passata invece dal -14.6 GW del 2021, al -5 GW del 2023. Tra i Paesi dell’Unione europea che segnalano più dismissioni ci sono il Regno Unito (3,1 GW), Italia (0,6 GW) e la Polonia (0,5 GW). La crescita della capacità operativa del carbone, sottolinea il Report, dovrebbe essere di breve durata perché si prevede che il Stati Uniti e Europa tornino ad aumentare le loro percentuali di dismissioni.

Dismissioni centrali a carbone dal 2000 a oggi
Dismissioni centrali a carbone dal 2000 a oggi

L’andamento della crescita nella capacità operativa del carbone è un’anomalia” ha dichiarato Flora Champenois, direttrice del programma Coal del Global Energy Monitor. “Tutti i segnali indicano un’inversione di rotta rispetto a questa espansione. I Paesi che hanno centrali a carbone da chiudere devono farlo più rapidamente, e i Paesi che hanno piani per nuove centrali a carbone devono assicurarsi che queste non vengano mai costruite, altrimenti potremo dimenticarci di raggiungere gli obiettivi fissati dall’Accordo di Parigi e di raccogliere i benefici che una rapida transizione verso l’energia pulita possono portare”.

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