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A cura di: Tommaso Tetro La notizia, questa volta, è che l’inquinamento non è aumentato. Non si registra infatti – in base al nuovo rapporto ‘MobilitAria’ 2024 – una crescita dello smog per il 2023 nelle città metropolitane italiane. L’analisi – realizzata da Kyoto club e dall’Istituto sull’inquinamento atmosferico del Cnr – prende in considerazione i dati sulla qualità dell’aria al 2023 nelle 14 città metropolitane del Paese: Bari, Bologna, Cagliari, Catania, Firenze, Genova, Messina, Milano, Napoli, Palermo, Reggio Calabria, Roma, Torino, Venezia. In nessuna di loro lo scorso anno c’è stata “una crescita dei valori di biossido di azoto (N02)”; in più “si è registrato un decremento delle concentrazioni” delle polveri sottili Pm10 (Messina, Palermo e Firenze il 2023 è stato un anno in modesta risalita), e di Pm2,5. Dati positivi e incoraggianti I dati sono “positivi e incoraggianti”, osserva la Società italiana di medicina ambientale (Sima) che però mette in guardia: “Non bisogna dimenticare che ogni anno in Italia si contano ancora 63mila decessi legati in modo diretto all’inquinamento dell’aria”. Secondo il presidente della Sima Alessandro Miani “le patologie dell’apparato cardiovascolare rappresentano la prima causa di morte, seguiti dalle patologie dell’apparato respiratorio”. Le ricadute economiche dell’inquinamento Un focus ad hoc viene dedicato all’impatto sanitario dell’inquinamento dell’aria nelle città metropolitane italiane. Il risultato racconta di “un’importante ricaduta economica”. Se si valuta infatti l’impatto sulla salute dell’inquinamento atmosferico sono “ancora molte le morti premature e gli anni di vita persi associati all’inquinamento atmosferico in Italia”. L’impatto viene calcolato quantificando il risparmio derivante dalla riduzione del rischio di morte prematura a causa degli inquinanti del traffico, e “varia notevolmente tra le 14 città esaminate con stime che vanno da 17 milioni fino alla cifra di 7 miliardi di euro”. Dalle stime messe a punto emerge che “le decisioni politiche mirate a ridurre il rischio di mortalità derivante dall’elevata esposizione all’inquinamento atmosferico potrebbero portare a benefici significativi in termini economici”. Nel 2023 la mobilità nelle principali città italiane è progressivamente tornata alla situazione precedente alla pandemia Covid-19. La mobilità urbana è ripresa, l’auto è rimasta il principale protagonista degli spostamenti urbani e il tasso di motorizzazione ha continuato ad aumentare, restando tra i più elevati dell’Ue. Si sono prese in considerazione anche le emissioni inquinanti derivanti dai traffici marittimi, cosa che riguarda 10 città metropolitane su 14; dal 1990 al 2019 si osserva una tendenza decrescente nelle emissioni portuali di ossidi di zolfo (SOx), come per quelle di particolato, mentre le emissioni portuali di NOx sono contrastanti (in alcuni centri crescono e in altri diminuiscono). Come arrivare a città a zero emissioni Al centro del documento la mobilità sostenibile e la decarbonizzazione per le città a zero emissioni, la necessità di misure per finanziare interventi a favore della mobilità sostenibile. Una transizione ad una mobilità sostenibile che essendo ancora in corso diventa “motivo di preoccupazione” in vista del raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione; il tutto da congeniare tenendo insieme la riduzione dell’inquinamento, l’abbattimento della congestione del traffico, la diminuzione degli incidenti sulle strade. Tra le misure che vengono individuate, in questo senso, per esempio l’adozione di zone a basse emissioni per ridurre la circolazione di veicoli inquinanti ed abbattere le emissioni, l’aumento dei fondi per il potenziamento del trasporto pubblico, l’introduzione delle Città 30 per tutelare pedoni e ciclisti, la modifica della Riforma del Codice della Strada. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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