Eolico offshore installato: il vento soffia forte in tutto il mondo, ma in Italia si è in attesa

Nel 2023 in tutto il mondo sono stati collegati alla rete quasi 11 GW di energia eolica offshore, rappresentando il secondo miglior anno di sempre. Mentre i progetti crescono, in Italia ci sono 87 progetti in approvazione e si attende il piano per la pianificazione dello spazio marittimo

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Eolico offshore installato: il vento soffia forte in tutto il mondo, ma in Italia si è in attesa

Cresce la quota di eolico offshore installato nel mondo. Nel Global Offshore Wind Report 2024, a cura di GWEC, si legge che in tutto il mondo, nel 2023, l’industria ha collegato alla rete 10,8 GW di energia eolica offshore: si tratta di un aumento del 24% su base annua, rappresentando il secondo anno migliore di sempre.

La Cina è stata leader mondiale nello sviluppo annuale dell’eolico offshore per il sesto anno consecutivo con 6,3 GW aggiunti nel 2023. L’Europa ha vissuto un anno record nel 2023, con 3,8 GW di nuova capacità eolica offshore da 11 parchi eolici commissionati in sette mercati.

E l’Italia? È ferma, malgrado tutto. Stando al portale delle Valutazioni e Autorizzazioni Ambientali del MASE, attualmente vi sono 87 progetti, per un totale di oltre 76 GW. Ben 87 progetti in attesa, zero approvati, eccettuato Beleolico (primo e unico impianto eolico offshore realizzato in Italia) a oggi l’eolico offshore in Italia resta in attesa di un passo in avanti.

Mentre in tutto il mondo si hanno notizie di piani e di progetti ambiziosi, l’Italia attende ancora un piano per la pianificazione dello spazio marittimo. A causa del significativo ritardo, è stata avviata una procedura d’infrazione dalla Commissione Europea nei confronti del nostro Paese.

Cresce l’eolico offshore installato nel mondo

Torniamo allo scenario mondiale dell’eolico offshore installato e previsto nel mondo. Il ruolo da protagonista della Cina è indiscutibile al presente e al futuro, considerando la forte crescita prevista. Non solo: si attende la crescita di nuovi mercati asiatici, che rinsalda la posizione da leader dell’Asia negli impianti eolici offshore nel prossimo decennio. In ogni caso, le prospettive per l’eolico offshore in Europa «rimangono stabili e ottimistiche».

Cresce l’eolico offshore installato nel mondo

Il Nord America, per ora, è ancora marginale. Prima della fine del 2023, le turbine eoliche offshore erano state installate in due soli progetti eolici offshore su larga scala negli Stati Uniti, ma l’anno scorso non è stata messa in servizio nessuna turbina offshore.

Alla fine del 2023, in Asia e in Europa erano operativi, rispettivamente, 41 GW e 34 GW di capacità eolica offshore. Le due regioni insieme rappresentano il 99,9% della capacità totale globale.

Cosa ci si attende per il prossimo futuro? Nel report si legge che:

“Con un tasso di crescita medio annuo composto del 25% fino al 2028 e del 15% fino all’inizio degli anni 2030, si prevede che le nuove installazioni supereranno i traguardi di 40 GW nel 2029 e 60 GW entro il 2032.”

Nel prossimo decennio (2024-2033) verranno aggiunti più di 410 GW di nuova capacità eolica offshore, di cui più di due terzi probabilmente verranno aggiunti tra il 2029 e il 2033.

Si prevede che gli impianti eolici offshore annuali triplicheranno nel 2028 rispetto ai 10,8 GW del 2023. Entro il 2033, si prevede che raggiungeranno i 66 GW, portando la quota offshore dei nuovi impianti eolici dall’attuale 9% ad almeno il 25%.

Cosa succede in Europa

L’Europa ha registrato un anno record nel 2023, con 3,8 GW di nuova capacità eolica offshore da 11 parchi eolici commissionati in sette mercati, che costituiscono la maggior parte della nuova capacità. I Paesi Bassi hanno commissionato 1,9 GW di capacità eolica offshore nel 2023, diventando così il mercato più importante della regione in termini di nuove aggiunte, seguito da Regno Unito (833 MW), Francia (360 MW), Danimarca (344 MW), Germania (257 MW), Norvegia (35 MW) e Spagna (2 MW).

Diffusione dell'eolico offshore in Europa

Oltre a essere stata la prima a realizzare impianti eolici offshore, l’Europa – in particolare a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina – ha rafforzato parecchio la sua politica energetica, puntando decisa sullo sviluppo delle rinnovabili. Le strategie lungimiranti introdotte nel 2023 per migliorare la sicurezza energetica attraverso l’energia eolica offshore includono gli obiettivi di generazione di energia rinnovabile offshore dell’UE nei suoi cinque bacini marittimi, con l’obiettivo di raggiungere circa 111 GW entro il 2030, quasi il doppio degli almeno 60 GW stabiliti nell’accordo.

L’Europa ha una promettente base di progetti eolici offshore fino al 2030. GWEC prevede che circa 77 GW di nuova capacità offshore saranno collegati alla rete tra il 2024-2030 e circa 84 GW tra il 2031-33, che sono molto arretrati rispetto all’obiettivo previsto. «Tuttavia, i governi stanno compiendo sforzi per raggiungere l’obiettivo», aggiunge.

Secondo WindEurope, nel 2023 sono stati confermati 30 miliardi di euro di nuovi investimenti, che copriranno progetti da 9 GW che saranno realizzati nei prossimi anni.

Ad avvallare lo sviluppo dell’eolico offshore installato in Europa c’è anche il report di Rystad Energy, uscito anch’esso in questi giorni.

Eolico offshore: numero sottostazioni installate nell'Europa continentale

Secondo l’analisi, saranno installate in mare aperto 137 sottostazioni nell’Europa continentale «entro questo decennio, richiedendo un investimento totale di 20 miliardi di dollari». Oltre 120 di queste strutture saranno installate tra il 2024 e il 2030 per un costo di circa 18 miliardi di dollari. Pertanto, la spesa annuale per le sottostazioni offshore aumenterà costantemente fino al 2030, passando da una media di 1,4 miliardi di dollari all’anno dal 2015 al 2023 a un nuovo massimale di 8,4 miliardi di dollari nel 2030.

La situazione in Italia

Nel contesto europeo, l’Italia ha un ruolo marginale in termini di eolico offshore installato.

Se la capacità installata di eolico offshore in UE-27 è pari a 19,38 GW (poco più del 30% del totale mondiale), l’Italia contribuisce a questo quadro complessivo solo con lo 0,05% del totale, con l’installazione di appena 30 MW del parco Beleolico di Taranto.

A ricordarlo è Legambiente, nel rapporto “Finalmente offshore”, in cui pone al centro il ruolo dell’eolico offshore nel raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione e nell’innovazione del sistema energetico italiano.

L’analisi è chiara:

«Il ritardo che il Paese sta accumulando deriva non solo da politiche non spinte sulle fonti rinnovabili, eolico offshore incluso, ma anche da conseguenziali obiettivi poco ambiziosi al 2030 (e da un obiettivo di medio e lungo periodo totalmente assente) contenuto nella bozza del Piano Nazionale Integrato Energia e Clima 2023, ossia il documento strategico che dovrebbe accompagnare la strategia energetica e climatica del nostro Paese al 2030 e dove si stabiliscono gli obiettivi nazionali sull’efficienza energetica, sulle fonti rinnovabili e sulla riduzione delle emissioni di CO2. Da qui, infatti, emerge che solo il 2% dei target italiani di fonti rinnovabili al 2030 è affidato a impianti offshore».

Secondo il Pniec presentato nel 2023, l’obiettivo fissato dall’Italia è di 2,1 GW al 2030 di eolico offhshore. Trattandosi del Paese che vanta la più grande area di acque territoriali dell’UE-27 ci si aspetterebbe di più. Nel confronto tra superficie delle acque territoriali (657.521 kmq) e obiettivo (2,1 GW) significa puntare a 0,2 MW/km.

Nel confronto con i Paesi UE che oggi sono più arretrati nella classifica di WindEurope, l’Irlanda ha fissato un obiettivo totale di energia eolica offshore  per il 2040 (compreso il bacino atlantico) di 20 GW, con l’intenzione di raggiungerlo già entro il 2030, ha annunciato lo stesso Governo.  La Spagna, invece, punta ad avere 3 GW di capacità eolica offshore galleggiante entro il 2030, e prevede di lanciare la sua prima gara d’appalto nelle Isole Canarie quest’anno.

Eolico offshore italiano, tra potenzialità e un piano che manca

Nonostante tutto, c’è un forte dinamismo per l’eolico offshore in Italia. «Le richieste di connessione alla rete per l’eolico offshore, riportate sul sito di Terna, sono aumentate di 19 volte tra il 2020 e il 2023, raggiungendo quota 139 per un totale di circa 90 GW (dato aggiornato a marzo 2024)», riporta ancora Legambiente.

Stando al portale delle Valutazioni e Autorizzazioni Ambientali del MASE, attualmente vi sono ben 87 progetti, per un totale di oltre 76 GW.

Quindi, c’è la volontà di investire su questo settore, su cui il Belpaese potrebbe contare su un contesto industriale di grande spessore. È bene considerare, come rileva ancora Legambiente, che il settore dell’eolico offshore «genera significative esternalità positive sui territori locali, coinvolgendo aziende manifatturiere di dimensione nazionale e aziende locali». Le implicazioni per l’economia italiana sono di estrema rilevanza, con opportunità di sviluppo a diversi settori industriali lungo una filiera estesa.

L’Italia presenta una leadership in settori chiave per la produzione di tecnologie necessarie allo sviluppo dell’eolico offshore galleggiante, quali la produzione metallurgica, la meccanica avanzata e navalmeccanica, e le infrastrutture portuali.

«Per comprendere l’importanza di questi comparti a livello nazionale, basti considerare che essi attivano un valore di 255 miliardi di euro per 1,3 milioni di dipendenti nel Paese».

L’Italia è seconda dopo la Germania per produzione di acciaio in Unione Europea, con un quantitativo di 21,6 milioni di tonnellate anno. È inoltre prima per valore della produzione di strutture in ferro e acciaio in UE-27

L’Italia è prima anche per valore della produzione di navi e imbarcazioni in Unione Europea, con 6,6 miliardi di euro, cruciali durante la fase di installazione, funzionamento e manutenzione (O&M) delle turbine galleggianti – che è la voce di costo più onerosa di un parco eolico galleggiante

Nell’ipotesi di realizzare 20 GW al 2050, si potrebbero generare circa 27 mila nuovi occupati in Italia. A titolo comparativo, basti pensare che i nuovi occupati permanenti in Italia nel 2022, a fronte degli investimenti realizzati nell’eolico, sono stati pari a 4.088.

Servirebbe, quindi, avere una politica industriale che incoraggi lo sviluppo di un contesto adeguato e dedicato per l’eolico offshore. Invece ci si scontra con ritardi normativi e regolatori che frenano un settore che deve ancora nascere. Vale la pena ricordare, come già segnalato all’inizio, che per per il ritardo accumulato – la direttiva UE impone agli Stati membri costieri di elaborare piani per lo spazio marittimo entro il 31 marzo 2021 – la Commissione Europea lo scorso mese di maggio ha deciso di deferire l’Italia alla Corte di giustizia dell’Unione europea per non aver garantito la corretta attuazione della direttiva.

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