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A cura di: Tommaso Tetro Calano i consumi di energia, corrono le rinnovabili, rientrano i prezzi sia pure ancora con qualche incertezza, e funzionano bene i bonus sociali. Sono questi gli elementi principali della fotografia scattata dall’Arera (l’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente) nella nuova Relazione al Parlamento e al governo, presentata dal presidente Stefano Besseghini, il quale è tornato a chiedere una copertura per gli oneri di sistema attraverso la fiscalità generale. Tra gli altri punti – sullo stato dell’arte delle attività 2023 dell’Autorità (la pubblicazione è disponibile in due volumi sul sito ‘arera.it) – il fatto che più di tre italiani su quattro siano entrati nel mercato libero al primo luglio di quest’anno, che si sia ridotto il divario con l’Ue sui costi dell’energia, e che “il Mediterraneo sia sempre più centrale per uno sviluppo integrato europeo“. Oneri sistema in fiscalità per maggior aiuto famiglie Subito Besseghini ribadisce la necessità di “valutare una significativa copertura degli oneri di sistema” attraverso “la fiscalità generale” che è “maggiormente in grado di intercettare gli effettivi livelli di reddito” riuscendo così a coprire “una fascia di consumatori non classificabili come poveri in senso stretto ma che, in presenza di costi straordinari dell’energia, possono vedere compressa in maniera significativa la propria capacità di spesa”. Infatti questi soggetti – secondo il ragionamento di Besseghini – non rientrano nei bonus sociali che nel 2023 sono stati oltre 7,5 milioni: 4,6 milioni di bonus elettrici e 3 milioni di bonus gas a clienti diretti di gas naturale, per un importo stimato pari a 1.427 milioni di euro per la luce e 716 milioni di euro per il gas. Mercato tutelato addio, 76% sono nel libero Inoltre al primo luglio di quest’anno più di 3 italiani su 4 sono ormai nel mercato libero, il 76,5% per la precisione. Un ambiente in cui, in generale, “le famiglie preferiscono le offerte a prezzo fisso, con uno sconto”, e l’energia prodotta “da fonti green”. La corsa dell’energia green, la riduzione dei costi Rinnovabili che sempre nel 2023 hanno avuto un’accelerazione – spiega Besseghini – “passando da un installato di 600 MW (Megawatt) nel 2020 a circa 5 GW (Gigawatt) nel 2023“. E anche grazie al contributo delle rinnovabili che l’Italia si è avvicinata di più all’Europa sui prezzi dell’energia. Nel documento si fa presente come in Europa siano le famiglie tedesche a pagare di più per l’energia; a seguire ci sono quelle italiane. Focus sull’elettricità I consumi di energia elettrica si sono ridotti del 2,9%, la flessione ha interessato quasi tutti i settori con cali più rilevanti nell’agricoltura (-6,5%), nell’industria (-4%) e nel terziario (-2,1%), nel domestico (-3%); trasporti e pesca hanno segnato aumenti, rispettivamente, del 5,6% e 5,2%. La domanda nazionale è stata soddisfatta per poco meno dell’84% dalla produzione nazionale e per il 16,8% dal saldo con l’estero. La produzione nazionale lorda è scesa del 6,9% e si attesta a 264,3 Terawattora (TWh), erano stati 284 TWh nel 2022; soprattutto per effetto del -19,3% nella produzione termoelettrica solo parzialmente compensato dal +15,6% delle fonti rinnovabili. La riduzione riguarda tutte le voci della produzione termoelettrica: solidi (-41,5%), prodotti petroliferi (-26,9%) e gas naturale (-15,9%). Tra le fonti rinnovabili sono in aumento la produzione idroelettrica (+42,4%), quella fotovoltaica (+9,2%) e quella eolica (+13,7%), mentre sono in calo la generazione geotermica (-2,5%) e quella da bioenergie (-9,1%). Nel 2023 le importazioni sono passate da 47,4 a 54,5 TWh (+15%, +7,1 TWh rispetto all’anno precedente) mentre le esportazioni sono diminuite in misura percentualmente più elevata (-24,6%, da 4,4 a 3,3 TWh); di conseguenza l’incremento del saldo estero è risultato amplificato, e rispetto al 2022 l’elettricità estera entrata nel sistema italiano è aumentata del 19%. Nel 2023 il gruppo Enel si conferma il primo produttore con una quota del 16,9% (in calo rispetto al 18% del 2022), seguito da Eni al 9,5% (stabile rispetto al 2022), che risulta al primo posto per generazione termoelettrica (16,5% contro il 15,2% di Enel). Enel si conferma anche il primo operatore nella produzione da fonti rinnovabili con il 22,4% della generazione lorda, con una quota in calo ma ancora significativa nell’idroelettrico (37,8%) e la totalità del geotermico. Tra i principali 15 gruppi che hanno contribuito alla produzione da energia rinnovabile restano rilevanti, anche se in diminuzione rispetto al 2022, le quote nell’eolico di Erg (10,6% contro 11,5% del 2022) e di Edison (9,4%, invariata rispetto all’anno precedente) e la quota nelle bioenergie di A2a (14,7% rispetto al 13,3% nel 2022). Per il 2023 i costi derivanti dall’incentivazione delle fonti rinnovabili sono stati pari a circa 7 miliardi di euro (erano 6,4 miliardi nel 2022 e 10,5 nel 2021). Mercato ancora tensione, il ruolo del Gnl Resta aperta qualche “tensione” sui prezzi anche se – viene spiegato – “la tendenza dell’anno è stata quella di un ritorno a una ‘nuova normalità’, in cui i prezzi si sono assestati su livelli più alti del passato”. I mercati internazionali hanno mostrato “una grande reattività come conseguenza di una maggiore globalizzazione e dell’aumento della centralità del Gnl, per compensare il drastico calo delle importazioni dalla Russia, a seguito della guerra contro l’Ucraina”. Acqua e rifiuti Sul versante ambientale “proseguono gli investimenti programmati nell’idrico, le cui tariffe, come quelle per i rifiuti, aumentano a causa dell’inflazione e dell’aumento del costo dell’energia”. Per quanto riguarda l’idrico, gli investimenti programmati per il quadriennio 2020-2023 sono pari a 275 euro per abitante a livello nazionale, corrispondenti a una spesa annuale per investimenti di 69 euro per abitante; il valore più elevato si riscontra nell’area del Centro, con 337 euro per abitante per il quadriennio 2020-2023. La spesa per investimenti relativa ad un panel di 139 gestioni che servono 49.463.872 abitanti ammonta complessivamente (considerando anche la disponibilità di fondi pubblici) a 13,6 miliardi di euro per il quadriennio, passando da 2,5 miliardi di euro nel 2020 a 3,2 miliardi di euro nel 2021 e nel 2022, e a 4,6 miliardi di euro nel 2023. Nel 2023, la spesa media sostenuta da una famiglia di 3 persone, con consumo annuo pari a 150 metri cubi, risulta a livello nazionale pari a 345 euro all’anno (2,30 euro per metro cubo consumato). Il valore più contenuto è nel Nord-Ovest (254,5 euro all’anno) e più elevato nel Centro (421,8 euro all’anno). Il valore si ferma a 367 euro per abitante al Sud e nelle Isole. Nel 2023 a livello nazionale il valore delle perdite idriche si attesta in media al 41,8%, con valori più contenuti al Nord e valori medi più elevati al Centro e nel Sud e Isole. Per i rifiuti, nel 2022 la produzione nazionale dei rifiuti urbani è stata pari a circa 29,1 milioni di tonnellate in calo dell’1,8% rispetto al dato 2021. Si conferma il trend di crescita della raccolta differenziata, che aumenta più di un punto percentuale rispetto al 2021, passando dal 64% al 65,2% (in termini quantitativi quasi 19 milioni di tonnellate di rifiuti differenziati). A livello territoriale, le regioni del Nord-Est e del Nord-Ovest mantengono alti livelli di raccolta differenziata, confermando il superamento dell’obiettivo del 65%, con risultati pari rispettivamente al 74,3% e al 69,8% della produzione totale dei rifiuti urbani prodotti; mentre il Centro si attesta al 61,5% e il Sud e le Isole al 57,5%. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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