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A cura di: Tommaso Tetro Ursula von der Leyen – ©European Union, 2024 – EP L’Europa sceglie il Green deal. Ed elegge di nuovo Ursula von der Leyen alla guida della Commissione Ue. Questa volta però la maggioranza che l’ha eletta (con 401 voti favorevoli) assume sfumature meno spinte sulla sostenibilità; se vogliamo, più razionali. Cosa che emerge subito anche dal discorso di insediamento: 50 minuti dai toni meno marcati e la necessità, sì, di portarlo avanti ma “con pragmatismo, neutralità tecnologica, innovazione”. Al cuore della road map green – che punta comunque a una legge europea sul clima con l’obiettivo di ridurre le emissioni del 90% al 2040 – questa volta c’è la competitività e l’industria. “La nostra massima attenzione sarà rivolta al sostegno e alla creazione delle giuste condizioni – osserva lady Ursula – affinché le aziende possano raggiungere i nostri obiettivi comuni”. Quindi le parole d’ordine sono da un lato “semplificazione, investimenti, accessibilità”, dall’altro “sicurezza energetica, materie prime a basso costo, sostenibilità”. Ursula von der Leyen chiede sinergia e collaborazione con le industrie e le parti sociali anche per spingere “sull’acceleratore della decarbonizzazione e offrire sostegno nel corso della transizione”. Gli obiettivi del “primi 100 giorni del mandato” Quindi il Green deal e i suoi obiettivi continueranno a esserci accanto a “un nuovo Piano per l’industria green e per posti di lavoro di qualità” che von der Leyen vuole proporre “nei primi 100 giorni del mandato”. Il punto dello stato dell’arte sui primi sei mesi del 2024 per l’Ue è un elemento di conforto, per la strategia green: il 50% della nostra produzione di energia elettrica proviene da fonti rinnovabili, gli investimenti nelle tecnologie pulite in Europa sono più che triplicati nel corso degli ultimi 5 anni, l’attrattività degli investimenti in idrogeno pulito dell’Ue sono superiori a quelli degli Stati Uniti e della Cina messi insieme. Inoltre von der Leyen porta avanti la proposta di una nuova legge sull’economia circolare con l’intento di creare le condizioni per un mercato dei materiali secondari e un mercato unico dei rifiuti, soprattutto rispetto alle materie prime critiche, un pacchetto di misure dedicate all’industria chimica, la necessità di riconoscere “un reddito giusto” per chi lavora nell’agricoltura. La conferma di lady Ursula è accolta con favore da chi nel Green deal non ha mai smesso di credere. Le reazioni alla conferma di Lady Ursula Legambiente parla per un verso di “consolidamento” del Green deal europeo, con “la conferma e il pieno sostegno alla rivoluzione ecologica”, per un altro verso si rivolge al governo italiano chiedendo “di garantire pieno appoggio al Patto europeo per il futuro”. La maggiore associazione ambientalista italiana individua tre priorità per la nuova Legislatura europea: riforme e investimenti “per una transizione giusta fondata su un nuovo contratto sociale come motore di un’economia europea decarbonizzata competitiva, inclusiva e resiliente”; l’istituzione di un Fondo europeo per gli investimenti green e sociali post-2026 con una dotazione di almeno 1.000 miliardi di euro; l’introduzione di una Strategia industriale europea. Il Wwf Italia valuta come “positivo il rinnovato impegno per gli obiettivi fissati con il Green deal europeo” anche se ci sono alcune fragilità: “risultano indeboliti, accogliendo le richieste dell’industria dei fossili e del comparto agroindustriale, spesso in contrasto con gli standard ambientali a protezione della salute e della sicurezza dei cittadini”. Inoltre “preoccupa la carenza di impegni concreti su protezione e ripristino della biodiversità e la mancata ambizione per un sistema energetico completamente rinnovabile”. In particolare il Wwf ritiene interessanti gli impegni di von der Leyen per un Piano europeo per l’adattamento al cambiamento climatico e una Strategia europea di resilienza idrica. Chi invece aveva qualche dubbio prima, guarda Confindustria, continua ad averli. Il presidente degli industriali italiani Emanuele Orsini è infatti “preoccupato” non soltanto per la sostanziale riconferma del Green deal targato von der Leyen ma anche per quell’indicazione del 90% di abbattimento delle emissioni: “L’Europa ha un problema di competitività con altri Paesi. Questa decarbonizzazione costerà 1.100 miliardi di euro nei prossimi 10 anni. Questo vuol dire caricare di costi in più le nostre aziende”. E a nulla valgono le rassicurazioni ‘razionali’ sulla neutralità tecnologica. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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