Adattamento ai cambiamenti climatici, l’UE rischia di rimanere indietro

L’adattamento ai cambiamenti climatici non può più essere un tema secondario nell’agenda politica dell’UE. La relazione speciale 15/2024 della Corte dei conti europea mette in luce le lacune nell’attuazione pratica delle politiche, evidenziando l’urgenza di migliorare la gestione e l’esecuzione dei progetti di adattamento. Se l’UE vuole davvero mantenere le sue promesse di resilienza climatica, è necessario un impegno coordinato e un monitoraggio rigoroso delle politiche in atto, per evitare che gli obiettivi restino solo sulla carta.

Adattamento ai cambiamenti climatici, l'UE rischia di rimanere indietro

Sebbene l’UE abbia dimostrato un forte impegno nell’affrontare le conseguenze del riscaldamento globale, la recente relazione della Corte dei conti europea 15/2024, “L’adattamento ai cambiamenti climatici nell’UE – L’azione non sta al passo con l’ambizione” evidenzia una significativa discrepanza tra le ambizioni politiche e l’effettiva attuazione delle misure necessarie di adattamento al cambiamento climatico. La relazione punta i riflettori sui ritardi e sulle difficoltà operative che potrebbero mettere a rischio la resilienza climatica del Vecchio Continente.

Considerando l’aumento esponenziale degli eventi climatici estremi – dalle ondate di calore alle inondazioni – è essenziale analizzare le lacune nell’attuazione delle politiche e capire come l’UE possa rispondere a queste sfide sempre più pressanti.

L’UE: un quadro normativo solido ma poco attuato

La politica climatica dell’UE non è priva di ambizione. Dal 2013, con l’introduzione della prima strategia di adattamento, fino alla sua revisione nel 2021, l’Unione ha cercato di garantire che gli Stati membri sviluppassero strategie in grado di mitigare l’impatto dei cambiamenti climatici. Tuttavia, come rilevato dalla Corte dei conti europea, c’è una sostanziale distanza tra le politiche sulla carta e la loro reale applicazione.

Gli eventi climatici estremi nell’UE – come le siccità e le inondazioni del 2024 – hanno causato perdite economiche di circa 26 miliardi di euro all’anno negli ultimi dieci anni. Una cifra destinata a crescere se l’aumento delle temperature globali non verrà contenuto. La Corte sottolinea che i costi dell’inazione potrebbero salire fino a 175 miliardi di euro all’anno, se la temperatura globale aumentasse di 3°C rispetto ai livelli preindustriali. In questo contesto, l’adattamento non è più un’opzione ma una necessità urgente.

Nonostante il quadro di riferimento, i dati forniti dalle strategie nazionali di adattamento in Paesi come Francia, Estonia, Austria e Polonia sono spesso obsoleti, con costi delle misure di adattamento sottostimati o addirittura ignorati. Inoltre, molti enti locali, come dimostrato da un’indagine su 400 comuni, non conoscono le strategie dell’UE né utilizzano strumenti come Climate-ADAPT o Copernicus, fondamentali per pianificare gli interventi per l’adattamento climatico.

Progetti climatici: risultati contrastanti e il rischio di “maladattamento”

Un altro aspetto che desta preoccupazione riguarda l’efficacia dei progetti di adattamento implementati. La relazione della Corte evidenzia come oltre la metà dei progetti analizzati abbia gestito correttamente i rischi climatici, ma emergono anche casi di maladattamento – un fenomeno che, invece di ridurre, aumenta la vulnerabilità ai cambiamenti climatici.

Esempi tipici di maladattamento includono progetti di irrigazione per colture ad alta intensità idrica, nonostante la crescente scarsità d’acqua, o l’investimento in infrastrutture per la produzione di neve artificiale, a scapito dello sviluppo di forme di turismo sostenibile. Anche iniziative come il ripascimento delle spiagge – l’aggiunta di sabbia per combattere l’erosione costiera – offrono solo soluzioni temporanee, non affrontando il problema a lungo termine.

Un ulteriore problema è la coesistenza, talvolta conflittuale, degli obiettivi di adattamento climatico con altre priorità politiche, come la competitività economica o lo sviluppo regionale. In alcuni casi, sono stati concessi permessi per nuove costruzioni in aree a rischio di inondazione, vanificando così gli sforzi di protezione. Questo dimostra come la mancanza di coordinamento tra diverse aree politiche possa compromettere l’efficacia delle misure di adattamento.

Anche la distribuzione dei finanziamenti rappresenta una sfida. Poiché l’adattamento climatico è una politica trasversale, i fondi provengono da diverse fonti, come i programmi per l’agricoltura, la coesione territoriale o la ricerca. Ciò rende difficile monitorare l’allocazione delle risorse e verificare se siano effettivamente destinate agli scopi previsti. Attualmente, le relazioni degli Stati membri sui progressi nell’adattamento sono spesso descrittive e carenti di dati misurabili, rendendo impossibile valutare concretamente i risultati.

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