Impianto termico o di climatizzazione (invernale/estiva): tipologie, caratteristiche e componenti 26/03/2025
img by Cop16/Colombia Indice degli argomenti Toggle I risultati positivi di COP16: il fondo di Cali e il riconoscimento delle popolazioni indigeneIl pericolo del rinvio del finanziamento per la biodiversità: l’allarme del WWFUn bilancio misto: passi avanti ma sfide finanziarieLa COP16 e il Kunming-Montreal Global Biodiversity FrameworkIl drammatico calo della biodiversità: i dati allarmanti del WWF I leader mondiali e gli esperti di oltre 190 paesi si sono riuniti a Cali per discutere come affrontare la crisi della biodiversità, con alcuni risultati storici ma anche segnali d’allarme che potrebbero compromettere gli obiettivi fissati per il 2030. I risultati positivi di COP16: il fondo di Cali e il riconoscimento delle popolazioni indigene Tra i successi più rilevanti della COP16, la presidenza colombiana, guidata da Susana Muhamad, ha evidenziato tre importanti risultati. In primo luogo, l’istituzione dell’Organo permanente per i popoli indigeni e le comunità locali all’interno della Convenzione sulla Diversità Biologica. Questo organismo garantirà una maggiore rappresentanza e il riconoscimento formale dei diritti di proprietà dei territori indigeni, promuovendo la giusta partecipazione nelle decisioni e nelle risorse destinate alla biodiversità. Il secondo risultato positivo riguarda l’approvazione del meccanismo per la condivisione dei benefici derivanti dall’uso dei dati genetici digitali (Digital Sequence Information, DSI), che impone alle aziende che traggono profitti dalle risorse genetiche di restituire una parte dei propri ricavi (almeno l’1%) per sostenere la conservazione della biodiversità. Questo meccanismo ha portato alla creazione del Fondo di Cali, destinato a raccogliere contributi dal settore privato, in particolare dai settori farmaceutico, cosmetico e biotecnologico. Il Fondo fornirà risorse ai paesi in via di sviluppo e alle popolazioni indigene per la protezione degli ecosistemi. Infine, COP16 ha anche approvato un testo importante per l’identificazione di nuove aree marine di importanza ecologica o biologica (EBSA), espandendo la rete globale di zone protette, inclusa la protezione in acque internazionali. Il pericolo del rinvio del finanziamento per la biodiversità: l’allarme del WWF Nonostante i successi, il WWF ha espresso forte preoccupazione per il rinvio della decisione sul meccanismo di finanziamento per il Global Biodiversity Framework (GBF), una questione critica che rischia di compromettere gli obiettivi globali di conservazione. Secondo il WWF, senza un adeguato sostegno finanziario, l’obiettivo di mobilitare 200 miliardi di dollari all’anno entro il 2030 sembra sempre più distante. Alla COP16, soltanto un numero limitato di paesi sviluppati ha annunciato nuovi contributi al Global Biodiversity Framework Fund (GBFF), portando gli impegni complessivi a soli 407 milioni di dollari, una cifra irrisoria a fronte dei 7000 miliardi riconosciuti annualmente verso attività che aggravano il cambiamento climatico, la perdita di biodiversità e il degrado degli ecosistemi. Questo ritardo rischia di far fallire gli sforzi per arrestare la perdita di biodiversità entro il 2030, mettendo a rischio anche le strategie nazionali per la biodiversità (NBSAPs), che molti paesi non sono ancora in grado di implementare pienamente senza fondi adeguati. Inoltre, è stata persa l’occasione di completare il quadro di monitoraggio (PMRR)e le revisioni globali del 2026 e 2030, strumenti essenziali per misurare i progressi verso gli obiettivi del GBF. Il WWF ha anche sottolineato il disimpegno dell’Italia, che è stata l’unico paese del G7 a non aver contribuito al fondo, un segnale preoccupante per il futuro della biodiversità nel nostro paese. Un bilancio misto: passi avanti ma sfide finanziarie COP16 ha dimostrato che esistono possibilità concrete per avanzare nella protezione della biodiversità, grazie a meccanismi innovativi come il Fondo di Cali e al rafforzamento della partecipazione delle popolazioni indigene. Tuttavia, il rinvio della decisione sui finanziamenti rappresenta una minaccia significativa per l’efficacia di queste misure. Come ha dichiarato Isabella Pratesi, Direttrice Conservazione del WWF Italia: “Proprio nei giorni segnati dalla catastrofe climatica di Valencia, è scoraggiante constatare che la comunità internazionale non riesca a trovare un accordo su come mobilitare i finanziamenti per rendere reali le soluzioni volte a contrastare alluvioni, inondazioni e disastri generati dalla perdita di biodiversità e dal cambiamento climatico. Senza un adeguato meccanismo di mobilitazione delle risorse finanziarie, gli obiettivi del GBF non possono essere raggiunti. È preoccupante che l’Italia non abbia ancora preso impegni concreti per sostenere la biodiversità, specialmente in un momento cruciale per il nostro paese, già duramente colpito dai cambiamenti climatici”. La conclusione di COP16 lascia quindi un bilancio misto: se da un lato si registrano importanti progressi sul piano della governance e delle sinergie tra biodiversità e cambiamento climatico, dall’altro le risorse finanziarie rimangono insufficienti. I prossimi anni saranno decisivi per trasformare queste promesse in azioni concrete, e per garantire che gli obiettivi di conservazione non restino solo buoni propositi. 21/10/2024 COP16: a Cali il futuro della biodiversità globale Alla COP16 di Cali, i leader mondiali si riuniscono per definire azioni concrete per arrestare la perdita di biodiversità entro il 2030, in linea con il Kunming-Montreal Global Biodiversity Framework. La speranza è che, attraverso il dialogo, la cooperazione internazionale e l’impegno collettivo, si possano stabilire azioni decisive per proteggere gli ecosistemi in pericolo e garantire un futuro sostenibile per le prossime generazioni. L’importanza della biodiversità per il nostro pianeta è al centro del dibattito alla COP16 di Cali, in Colombia, dove delegati di oltre 190 paesi si incontrano, dal 21 ottobre al 1 novembre, per fare il punto sui progressi fatti e le sfide da affrontare nella conservazione della natura. Obiettivo dell’importante evento è promuovere strategie globali per contrastare la perdita di biodiversità, una delle crisi ambientali più gravi che il mondo si trova ad affrontare oggi. La bellezza naturale della Colombia, uno dei paesi più biodiversi al mondo, con 311 tipi di ecosistemi continentali e marini per chilometro quadrato, offre una cornice suggestiva e simbolica all’evento. Con oltre 1.000 specie di uccelli, 4.000 specie di orchidee e il 53% del suo territorio coperto da foreste, la Colombia è stata scelta come sede per evidenziare l’importanza della biodiversità nella lotta contro le crisi ambientali. La COP16 e il Kunming-Montreal Global Biodiversity Framework In occasione della Conferenza delle Parti sulla Biodiversità (COP16) si potrà capire a che punto sia, nei singoli Paesi, l’implementazione del Kunming-Montreal Global Biodiversity Framework, un accordo globale, adottato nel 2022, che si propone di arrestare la perdita di biodiversità entro il 2030 e ripristinare gli ecosistemi degradati entro il 2050, delineando obiettivi strategici e azioni concrete per garantire la protezione degli ecosistemi e la sostenibilità a lungo termine. Tra i 23 obiettivi specifici presenti nell’Accordo ricordiamo la protezione del 30% delle terre e degli oceani del mondo, la riduzione dell’inquinamento e la gestione sostenibile delle risorse naturali. Secondo i dati forniti da Astrid Schomaker, segretaria esecutiva del Convenio sulla Diversità Biologica, ad oggi sono 91 i paesi hanno già presentato i propri obiettivi nazionali in linea con il quadro globale. Tuttavia, preoccupano i ritardi accumulati da alcuni paesi, che rischiano di compromettere l’efficacia degli sforzi complessivi. La Colombia, paese ospitante della COP16, si è impegnata a presentare il proprio aggiornamento al Piano Nazionale di Biodiversità il 21 ottobre, confermando il proprio impegno per la tutela del suo ricchissimo patrimonio naturale. La ministra dell’Ambiente della Colombia, Susana Muhamad, ha sottolineato l’importanza di un’azione congiunta: “La perdita di biodiversità, il cambiamento climatico e l’inquinamento stanno minacciando la vita sulla Terra come la conosciamo. Per questo, sarà necessaria una mobilitazione di tutta la società e di tutti i governi per delineare un percorso ambizioso verso un futuro sostenibile”. Il ruolo centrale di UNEP alla COP16 Il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP) ha un ruolo centrale nel supportare le azioni globali per la tutela della biodiversità, lavorando a stretto contatto con i governi e le parti coinvolte nella COP16. Durante la conferenza, UNEP avrà il compito di facilitare il dialogo e fornire supporto tecnico e strategico alle parti, concentrandosi sull’allineamento delle Strategie Nazionali sulla Biodiversità e i Piani d’Azione (NBSAPs) con il Kunming-Montreal Global Biodiversity Framework. Uno degli ostacoli principali nell’attuazione del Kunming-Montreal Global Biodiversity Framework è la mancanza di risorse finanziarie sufficienti per sostenere la messa in atto delle politiche nazionali di conservazione. Durante la COP16, UNEP guiderà discussioni mirate a mobilitare finanziamenti da parte di governi, istituzioni internazionali e settore privato, con l’obiettivo di colmare il divario tra impegni politici e risorse disponibili. Il drammatico calo della biodiversità: i dati allarmanti del WWF Durante la COP16, uno dei temi centrali sarà dedicato al declino della biodiversità a livello globale, un fenomeno che sta raggiungendo livelli critici. La biodiversità, definita dalla Convenzione delle Nazioni Unite sulla Diversità Biologica (CBD) come “la diversità all’interno delle specie, tra le specie e degli ecosistemi”, è un elemento fondamentale per la vita sulla Terra. Questa ricchezza naturale non solo garantisce l’equilibrio degli ecosistemi, ma fornisce anche risorse essenziali per la sopravvivenza dell’uomo, come cibo, acqua pulita, medicinali e rifugi. Inoltre, la biodiversità rappresenta una delle difese più forti contro il cambiamento climatico: foreste, oceani e altri ecosistemi agiscono come “carbon sinks”, assorbendo oltre la metà delle emissioni globali di carbonio. La perdita di biodiversità avanza a un ritmo senza precedenti, come evidenziato in un articolo su Infobuildenergia.it, mettendo in pericolo interi ecosistemi e la sopravvivenza delle specie. Secondo il Living Planet Report 2024 del WWF, la dimensione media delle popolazioni globali di vertebrati selvatici monitorati è diminuita del 73% tra il 1970 e il 2020. Questo calo drammatico riguarda tutte le principali categorie di ecosistemi, con il più alto tasso di perdita negli ecosistemi d’acqua dolce (-85%), seguiti da quelli terrestri (-69%) e marini (-56%). La causa principale di questo declino è la distruzione e il degrado degli habitat, dovuti in larga parte ai nostri sistemi alimentari insostenibili e allo sfruttamento eccessivo delle risorse naturali. Questi dati evidenziano come la perdita di biodiversità non sia solo una crisi ambientale, ma anche una minaccia diretta alla sopravvivenza dell’umanità. Ecosistemi sani forniscono beni essenziali come acqua, aria pulita e terreni fertili per l’agricoltura. Il WWF avverte che, nei prossimi cinque anni, sarà fondamentale un’azione collettiva su larga scala per evitare di superare i punti di non ritorno, come il deperimento della foresta amazzonica o lo sbiancamento di massa delle barriere coralline. A fronte di questo quadro desolante, la COP16 rappresenta un’opportunità fondamentale per i governi di prendere decisioni coraggiose e mettere in campo azioni ambiziose per invertire il trend e preservare la biodiversità globale. Il divario tra finanziamenti attuali e necessari per la biodiversità Secondo il Biodiversity Finance Factbook di BloombergNEF, il divario tra i finanziamenti attuali per la biodiversità e le esigenze future ha raggiunto la cifra allarmante di 942 miliardi di dollari. Entro il 2030, saranno necessari circa 1,15 trilioni di dollari all’anno per restaurare e mantenere la biodiversità, un importo cinque volte superiore rispetto ai 208 miliardi di dollari che vengono investiti oggi. Questo divario crescente è dovuto al fatto che gli investimenti non tengono il passo con l’inflazione e con l’intensificarsi delle minacce alla biodiversità, che sono aumentate del 5% dal 2021 secondo l’indice globale delle minacce di BNEF. Le prime cinque aree geografiche in termini di priorità di finanziamento sono Brasile, Cina, Indonesia, Repubblica Democratica del Congo e, per la prima volta, la Colombia, che ospita la COP16. Il rapporto evidenzia inoltre l’importanza della finanza pubblica, che nel 2023 ha contribuito con 164,7 miliardi di dollari alla conservazione della biodiversità, un aumento reale di 17,2 miliardi rispetto al 2022. Tuttavia, l’emissione di alcuni strumenti finanziari privati è in calo, per esempio le compensazioni di carbonio basate sulla natura sono diminuite del 53% rispetto al 2021. Per raggiungere gli obiettivi del Kunming-Montreal Global Biodiversity Framework entro il 2030, sarà necessario un impegno finanziario congiunto e significativo, che combini tutti gli strumenti. Gli obiettivi della COP16: mobilitazione di risorse e azioni concrete per la biodiversità Uno dei temi centrali della COP16 è la mobilitazione di risorse finanziarie per supportare l’adozione di politiche che proteggano la biodiversità: si discuteranno modalità per favorire l’allocazione di fondi da parte dei governi e del settore privato, così come il ruolo di strumenti innovativi di finanziamento verde. La questione economica è infatti centrale: la mancanza di fondi adeguati ha spesso rappresentato un ostacolo per l’implementazione efficace di progetti a favore della biodiversità. Un altro aspetto fondamentale riguarda il coinvolgimento delle comunità locali. Non solo i governi, ma anche le aziende, le ONG e le organizzazioni civili devono essere parte attiva nel processo di conservazione. All’interno della COP16 si discuterà anche dell’importanza di un uso più sostenibile delle risorse naturali, attraverso la presentazione di progetti di riforestazione, protezione delle specie in via di estinzione e rigenerazione degli ecosistemi degradati. Parallelamente, si cercherà di trovare soluzioni alle sfide legate all’urbanizzazione, all’espansione agricola e alla deforestazione, che continuano a minacciare habitat vitali. Il messaggio che arriva da Cali è chiaro: non c’è più tempo da perdere. Le nazioni devono agire ora, rafforzando i propri sforzi e promuovendo cambiamenti radicali in tutti i settori della società. La biodiversità non è solo una questione ambientale, ma una priorità che tocca ogni aspetto della nostra vita, dall’economia alla salute pubblica, passando per la sicurezza alimentare. Articolo aggiornato Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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