ESCo, 12 miliardi di ricavi e un ruolo sempre più strategico per la transizione energetica

Il settore delle Energy Service Company (ESCo) in Italia vale oltre 12 miliardi di euro e impiega più di 30.000 persone. Tuttavia, la mancanza di politiche stabili e incentivi adeguati rischia di rallentare il loro sviluppo e il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione. Lo studio AGICI, presentato durante il convegno organizzato da AssoESCo, sottolinea la necessità di un framework normativo più favorevole.

ESCo, 12 miliardi di ricavi e un ruolo sempre più strategico per la transizione energetica

Le Energy Service Company (ESCo) sono attori sempre più determinanti per il futuro energetico dell’Italia. A confermarlo sono i dati dello studio AGICI, presentati nel corso del convegno “Accelerare gli investimenti per la transizione energetica. Il ruolo chiave delle ESCo“, organizzato da AssoESCo a Roma.

Secondo l’analisi, il comparto ESCo genera un fatturato complessivo di 12,2 miliardi di euro, equivalente allo 0,6% del PIL italiano, e impiega oltre 30.000 professionisti. Un mercato in crescita, ma ancora fortemente polarizzato: le prime 30 aziende del settore concentrano oltre il 90% del fatturato totale.

Le ESCo non sono semplici fornitori di servizi di efficienza energetica, ma veri e propri partner strategici per imprese, pubbliche amministrazioni e cittadini, in grado di finanziare, realizzare e gestire interventi di efficientamento e sviluppo delle rinnovabili. Tuttavia, la loro capacità di incidere a pieno sul processo di transizione energetica dipende in gran parte da un quadro normativo e incentivante adeguato.

“Le ESCo possono costituire un acceleratore importante del processo di transizione energetica che il nostro Paese è chiamato a mettere in atto. Tuttavia, per cogliere appieno queste opportunità, è necessario un quadro normativo stabile, inclusivo e adeguato agli ambiziosi obiettivi definiti dal PNIEC”, ha dichiarato Giacomo Cantarella, Presidente di AssoESCo.

Ostacoli e prospettive: perché servono policy mirate

Nonostante il potenziale, il settore si trova ad affrontare ostacoli significativi. Il principale è la volatilità normativa, che crea incertezza per investitori e operatori. L’analisi AGICI stima che, senza un quadro di policy più stabile e orientato ai modelli operativi delle ESCo e a promuovere progetti integrati efficienza-rinnovabili, si potrebbe registrare un gap negativo di 4 miliardi di euro rispetto alle previsioni di crescita del fatturato teorico in linea con gli obiettivi del PNIEC.

Un altro fattore critico è il settore residenziale, dove la fine del Superbonus e la riduzione delle aliquote dell’Ecobonus hanno creato un vuoto di incentivi, rendendo più difficile per le famiglie investire in efficienza energetica. La recente Direttiva EPBD (nota come “Case Green”) impone obiettivi ambiziosi, ma senza strumenti di supporto adeguati il rischio è che rimangano irraggiungibili.

Secondo lo studio, per garantire una crescita sostenibile del settore, le ESCo devono seguire tre direttrici principali. Anzitutto, è fondamentale un aumento della capitalizzazione, che permetta di sostenere investimenti su larga scala e affrontare progetti sempre più ambiziosi. Parallelamente, sarà necessario unire in modo più efficace efficienza energetica e decarbonizzazione, sviluppando soluzioni innovative che integrino le due dimensioni e offrano un approccio più completo alla transizione energetica. Infine, un ruolo fondamentale sarà giocato dalla capacità di monitorare e ridurre le emissioni, rispondendo così alle esigenze del mercato e garantendo un impatto misurabile in termini di sostenibilità.

Senza l’attuazione di politiche mirate che favoriscano l’operato delle ESCo, il processo di transizione energetica del Paese rischia di non realizzarsi appieno”, ha commentato Stefano Clerici, Consigliere Delegato di AGICI.

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