Ephowi: un modello pionieristico per la transizione energetica

Ephowi

Gli ultimi vent’anni trascorsi a progettare e produrre energia da fonti rinnovabili. Si potrebbe sintetizzare così l’esperienza imprenditoriale di Michele Franzese, amministratore dell’omonima Michele Franzese s.r.l. e della newteco Ephowi, acronimo di Energy Photovoltaic Wind, con cui da qualche anno si occupa esclusivamente di sviluppo autorizzazioni FER e vendita progetti Ready To Build.

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Ephowi: il progetto fotovoltaico a Scalea

Tanta passione, tanta esperienza, tantissimo lavoro e una dose abbondante di sacrifici di cui – in superficie – emerge come al solito solo la parte “dorata”, fatta di investimenti e profitti, naturalmente, ma anche di enormi opportunità in termini di ricerca, risorse umane e sviluppo del territorio.

Tutto inizia con il padre, Giuseppe Franzese, che ha l’intuizione di diversificare gli investimenti industriali; e con una prima pala eolica a Bovino, in terra pugliese. Erano tempi, quelli, in cui parlare di eolico e fotovoltaico era a dir poco pioneristico; eppure, qualcuno lo faceva e da qualche parte iniziava.

Da quella prima pala eolica installata nel 2009 fino ai 30 impianti realizzati negli anni successivi, Michele Franzese ha costruito il proprio successo puntando su tecnologie all’avanguardia e sull’energia a chilometro zero, valorizzando terreni spesso inutilizzati.

La sua volontà è appunto quella di percorrere con maggiore tenacia e decisione quella strada appena tracciata dall’intuizione paterna.

Oggi la Michele Franzese s.r.l. ha obiettivi importanti: realizzare, entro il 2030, un totale di circa 300 MW di progetti rinnovabili contribuendo non solo alla transizione energetica a livello nazionale, ma anche a percorrere una parte integrante della nostra vision aziendale.

Essere indipendenti dal punto di vista energetico non più un’opzione ma una necessità.” – sottolinea Franzese.

Negli ultimi giorni, ancora una volta, ci siamo accorti di quanto sia fragile il nostro sistema energetico. Continuiamo a importare gas e petrolio per miliardi di euro — spesso da Paesi poco allineati con i nostri valori — e ogni volta che il contesto geopolitico cambia, ci troviamo esposti. Di nuovo. Come se le crisi passate non ci avessero insegnato nulla. Facciamo due passi avanti, e quattro indietro.”- aggiunge.

C’è tanto dietro un’azienda come la Franzese srl ma c’è soprattutto la profonda consapevolezza che qualcosa a livello sistemico vada profondamente invertito, per non rischiare di rimanere risucchiati in quell’empasse burocratico fatto di leggi in continuo mutamento e spesso in contraddizione tra loro, di poche certezze burocratiche e di una quasi assente competenza in termini di green energy e green economy. C’è bisogno di personale, formato o da formare, c’è bisogno di educare; c’è bisogno di chiarire che le rinnovabili non solo “il male”; ma un’autentica opportunità di vita. Per le generazioni future e per il pianeta.

Michele Franzese

Di cosa si occupa Ephowi?

Siamo costantemente alla ricerca di terreni agricoli inutilizzati per progettare e realizzare impianti di energia da fonti rinnovabili. Quello che facciamo è offrire l’opportunità ai proprietari terrieri di affittare o vendere il proprio terreno allo scopo di realizzare impianti per fornire energia pulita a livello locale.

La fase successiva della nostra attività riguarda il lavoro di sviluppo delle autorizzazioni necessarie alla successiva realizzazione degli impianti.

Fatto questo, ci occupiamo della vendita, con le relative autorizzazioni, di progetti Ready To Build, destinati a chi investe o ha intenzione di investire in progetti green, ma anche a privati che intendano garantirsi una rendita dalla vendita dell’energia prodotta.

Le ultime novità introdotte in Ephowi riguardano il crowdfunding rinnovabile, ossia progetti di raccolta fondi finalizzati alla realizzazione delle autorizzazioni necessarie a costruire parchi fotovoltaici e i BESS, ossia i sistemi di accumulo di energia a batteria che rappresentano una tecnologia fondamentale per lo sviluppo e l’integrazione delle fonti di energia rinnovabile nel sistema energetico moderno.

Secondo la sua esperienza, in che modo l’indipendenza energetica italiana – tanto auspicata su più fronti – può diventare realtà?

La vera sovranità passa per l’indipendenza energetica. E in Italia possiamo conquistarla solo con le rinnovabili.

Chi lavora in questo settore sa bene che uno dei principali ostacoli non è la tecnologia, né i soldi. È la burocrazia. Le autorizzazioni che richiedono anni, le normative spesso si contraddicono e gli enti che non dialogano tra loro. Serve meno carta e più coraggio. Le leggi? Devono essere poche, chiare, stabili. È questa la condizione per attrarre investimenti seri e per permettere agli operatori di fare il loro lavoro: sviluppare impianti, produrre energia pulita, generare valore sul territorio.

Oltre alle lungaggini burocratiche, quali altri ostacoli vede come realmente d’intralcio agli obiettivi del 2030?

La disinformazione è il vero nemico silenzioso.

Ogni volta che qualcuno scrive che “non si può mangiare un pannello”, io penso a quanto sia fragile la cultura energetica di questo Paese. Non dobbiamo solo installare impianti: dobbiamo anche educare. Far capire che le rinnovabili non sono un capriccio ecologista, ma una strategia concreta per vivere meglio, spendere meno e avere un futuro più sicuro. L’indipendenza ecologica è un obiettivo concreto, raggiungibile, e in un Paese come il nostro — ricco di sole, vento, intelligenze e know-how — assolutamente alla nostra portata.

Oggi la Michele Franzese srl opera con un occhio particolarmente attento all’ambiente, alla sostenibilità, al futuro; nella consapevolezza – per fortuna ormai pubblicamente diffusa – che per la produzione di energia pulita passa la possibilità (probabilmente l’unica) di donare una chance di sopravvivenza all’intero pianeta.

Qual è la vision finale del suo operato?

Produrre energia pulita significa avere come bussola il BES, il Benessere Equo e Sostenibile. Non possiamo più misurare tutto solo in termini di PIL. Dobbiamo chiederci: ciò che facciamo migliora davvero la qualità della vita delle persone? Le rinnovabili, se ben integrate, possono rispondere sì a questa domanda. Ma serve visione, serve volontà politica, e serve un settore compatto, che sappia parlare con una voce sola.

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