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A cura di: Fabiana Murgia Indice: Plastica monouso: fornite linee guida sulla direttiva Le differenze tra plastica biodegradabile e compostabile Verso lo stop della plastica monouso: approvata legge di delegazione europea Nel Recovery Plan la tutela del mare Plastica biodegradabile come alternativa Addio plastica monouso I danni della plastica in mare Cosa fare per ridurre l’uso della plastica? Tra gli oggetti che non potranno più circolare sul mercato italiano troviamo: piatti e posate, cannucce, agitatori per bevande, aste dei palloncini, contenitori per cibi e bevande in polistirolo espanso e relativi tappi e coperchi. I divieti sono accompagnati da una serie di norme che puntano a ridurre anche il consumo di tazze e bicchieri, inclusi i loro tappi e coperchi, e contenitori, con o senza coperchio, per alimenti che vengono consumati sul posto o da asporto. Il recepimento italiano introduce l’esenzione per gli articoli monouso in plastica biodegradabile e compostabile conforme allo standard europeo UNI EN 13432 ed esclude dall’ambito di applicazione della direttiva i prodotti dotati di rivestimento in plastica con un peso inferiore al 10% dell’intero prodotto. Per quanto riguarda le bottiglie di plastica sono stati stabiliti obiettivi che riguardano sia la raccolta differenziata che l’utilizzo di quantità crescenti di materiale riciclato per la loro produzione. Entro il 2025 conterranno almeno il 25% di PET riciclato e dal 2030 almeno il 30%. Sono previsti nuovi requisiti di etichettatura con lo scopo di informare i consumatori sulle plastiche contenute nei prodotti, mostrare le corrette e scorrette pratiche di smaltimento e i danni che possono essere fatti all’ambiente disperdendo rifiuti plastici. Sono, inoltre, previste delle sanzioni per chi non rispetta le regole dettate dal Ministero. WWF definisce il recepimento di questa direttiva un importante traguardo nella lotta all’inquinamento da plastica, ma ricorda quanto sia importante ridurre il più possibile il monouso, compreso quello in bioplastica. L’auspicio è che si possa abbandonare definitivamente l’usa e getta contenete plastica, seppur in piccole quantità, lasciando spazio a soluzioni più sostenibili. Le differenze tra plastica biodegradabile e compostabile Come già detto, la normativa esclude dal bando alcuni prodotti composti per almeno il 40% (per i primi due anni) o il 60% (dal 2024) di materiale biodegradabile e compostabile. Vediamo, quindi, le differenze esistenti tra queste tipologie di plastica che, nonostante siano ancora ammesse, possono rappresentare ugualmente un pericolo per l’ambiente dal momento che non sono ancora chiare le tempistiche necessarie affinché possano degradarsi completamente. Nel corso del tempo, e dopo aver appreso l’entità dei danni causati, la plastica oxodegradabile, che contiene additivi la cui frammentazione causa inquinamento di acqua e suolo, è stata affiancata da nuove tipologie di plastica: biodegradabile e compostabile. Con il termine “biodegradabile” si fa riferimento a quei materiali in grado di essere scomposti mediante l’azione di acqua, gas naturali o biomassa da microrganismi, luce solare e altri agenti fisici naturali. I prodotti biodegradabili, per essere definiti tali, devono potersi decomporre del 90% entro 6 mesi. Tuttavia, questo processo coinvolge più materiali differenti e prevede per ognuno di essi tempistiche di degradazione diverse. Sono, invece, compostabili tutti i materiali biodegradabili e in grado di disintegrarsi e trasformarsi in compost entro 3 mesi. 08/06/2021 Plastica monouso: fornite linee guida sulla direttiva Lo scorso 31 maggio la Commissione Europea ha fornito le linee guida relative alla Direttiva UE 2019/904 in merito al prossimo abbandono della plastica monouso. La Direttiva che indirizza all’abbandono della plastica monouso dovrà essere recepita da tutti i 27 stati membri entro il 3 luglio con lo scopo di “prevenire e ridurre l’incidenza di determinati prodotti di plastica sull’ambiente, in particolare l’ambiente acquatico, e sulla salute umana, nonché promuovere la transizione verso un’economia circolare con modelli imprenditoriali, prodotti e materiali innovativi e sostenibili, contribuendo in tal modo al corretto funzionamento del mercato interno“. Al fine di garantire la corretta applicazione delle norme da parte di ogni Stato membro la Commissione Europea ha fornito alcune linee guida: la plastica biodegradabile e realizzata sulla base di componenti organici è da considerarsi plastica vera e propria, in quanto non è possibile dimostrare l’impatto a breve termine di tali prodotti sull’ambiente marino e terrestre la Direttiva fa riferimento a tutti quei prodotti monouso costituiti totalmente o in parte da plastica la Direttiva esclude i dispositivi di protezione individuale, quali mascherine o guanti monouso vi è l’obbligo di garantire, per determinati prodotti di plastica monouso, una marcatura per informare i consumatori della presenza di plastica e del metodo di smaltimento Diverse sono le critiche mosse riguardo a quanto reso noto dalla Commissione Europea. Non sembra aver accolto bene tali linee il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani che ha criticato l’inclusione delle plastiche alternative nella direttiva definendola “assurda”. La restrizione, infatti, andrebbe a penalizzare l’industria del packaging, settore all’avanguardia in Italia.Queste le parole di Cingolani a proposito: “Il nostro Paese ha la leadership sulle plastiche biodegradabili e non può usarle perché c’è una direttiva assurda che dice ‘solo plastica riciclabile'”. Verso lo stop della plastica monouso: approvata legge di delegazione europea 14/04/2021 La strada verso l’abolizione della plastica monouso è ancora aperta, ma si stanno compiendo importanti passi avanti. Il più significativo al momento è rappresentato dalla recente approvazione alla Camera della legge di delegazione europea che vieterà alcuni prodotti in plastica monouso. Si attende, ora, un ultimo passaggio al Senato e poi la palla passerà al Governo per il recepimento della direttiva. Con la legge di delegazione europea 2019-2020 l’Italia recepisce la direttiva SUP, rispettando i termini previsti, e si prepara a dire addio a diversi prodotti in plastica monouso quali stoviglie usa e getta, cannucce e contenitori per il cibo da asporto. Da parte sua Legambiente, particolarmente attiva nella lotta alla plastica e al suo scorretto smaltimento, continuerà a tenere alta l’attenzione e a fare pressioni affinché la legge venga recepita al più presto. Non dimentichiamo che le nostre azioni sono tanto importanti quanto l’approvazione di qualsiasi legge verta nella direzione dell’eliminazione della plastica e che ognuno di noi ha una grossa responsabilità nei confronti dell’ambiente. Possiamo contribuire attivamente alla riduzione del consumo della plastica usa e getta, che costituisce ben il 42% dei rifiuti presenti sulle nostre spiagge, con i nostri comportamenti quotidiani. Nel Recovery Plan la tutela del mare A proposito di spiagge, sembra ci siano buone notizie per il mare, prezioso scrigno di biodiversità per il nostro pianeta. Lo ha annunciato il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani in occasione della Giornata nazionale del mare: “Nel Recovery Plan stiamo prevedendo misure importanti per la tutela del mare. In particolare, la missione due, quella relativa alla transizione ecologica, prevede un grande progetto per il monitoraggio del nostro mare, da svolgere con diversi metodi. Monitorare è fondamentale, per poi prendere le giuste misure a tutela del mare. Nella missione quattro, relativa alla ricerca e la formazione, invece, ci saranno importanti risorse per creare una rete di centri che sul mare svolgano attività di ricerca, controllo, sviluppo e che ci aiutino a capire meglio le dinamiche che stanno mettendo a repentaglio le risorse marine del pianeta”. “Molti dei Paesi del G20 si sono posti il tema di come proteggere il mare – ha continuato il ministro – Si discute di come migliorare il ciclo del rifiuto, per non portare rifiuti nel mare, della decarbonizzazione, necessaria per limitare al massimo l’incremento della temperatura nei prossimi decenni, e quindi l’innalzamento del livello del mare, l’acidificazione e tutte le altre conseguenze negative. Ci si confronta su come avere navigazioni sempre più pulite e una gestione oculata e sostenibile di questa grande risorsa”. Plastica biodegradabile come alternativa Un altro importante passo avanti è rappresentato dalla conferma della deroga per l’utilizzo di prodotti realizzati in plastica biodegradabile e compostabile, qualora non sia possibile l’uso di alternative riutilizzabili, valorizzando la leadership italiana nell’ambito della filiera della chimica verde e della produzione di compost. Una misura sostenuta da Legambiente fin dall’inizio della discussione della Direttiva a livello europeo e nazionale che mette l’Italia in una posizione di apripista, come già avvenuto con la messa al bando dei sacchetti di plastica. Il via libera alle bioplastiche nei monouso era stato dato dal Senato lo scorso ottobre con il DDL delegazione europea, in vista del recepimento della direttiva SUP dell’Unione europea. Legambiente lotta attivamente da 40 anni contro l’inquinamento, la plastica in mare e le ecomafie che distruggono la natura. Puoi unirti a questa lotta con una donazione e offrire il tuo contributo alla salvaguardia dell’ambiente. 24/05/2019 Addio plastica monouso: dal 2021 considerata fuori legge La plastica monouso verrà definitivamente bandita dal 2021. Lo ha stabilito una direttiva ratificata dal Consiglio dell’UE lo scorso 21 maggio, segnando la svolta tanto attesa in seguito alle proposte avanzate dalla Commissione per affrontare il problema dei rifiuti marini.Sono stati identificati 10 prodotti di plastica monouso ricorrenti sulle spiagge europee e in mare, oltre a una serie di attrezzature da pesca e oggetti di plastica oxodegradabile. Da questi prodotti, che rappresentano il 70% dei rifiuti marini, si è scelto di iniziare a percorrere la strada “plastic free”. Le norme approvate prevedono l’adozione di misure diverse a seconda della tipologia di prodotti, escludendo dal mercato posate, piatti, cannucce di plastica, bastoncini cotonati, mescolatori per bevande, aste per palloncini, tazze e tutti quegli oggetti ai quali è possibile trovare alternative facilmente disponibili ed economicamente accessibili. Secondo quanto ha dichiarato Karmenu Vella, Commissario responsabile per l’ambiente, gli affari marittimi e la pesca, infatti “Le cannucce o le forchette di plastica sono oggetti di piccole dimensioni che possono causare gravi danni duraturi. La legislazione sulla plastica monouso riguarderà il 70 % dei rifiuti marini, scongiurando danni ambientali che ci costerebbero 22 miliardi di € entro il 2030.” Per i prodotti la cui sostituzione non risulta essere così immediata, invece, si provvederà spingendo verso una riduzione del consumo della plastica monouso a livello nazionale mediante prescrizioni in materia di progettazione ed etichettatura e operazioni di smaltimento e bonifica. Nella fattispecie queste ultime estenderanno la responsabilità ai produttori che avranno l’obbligo di coprire i costi relativi alla raccolta e al successivo trasporto e trattamento. Gli stessi produttori dovranno adempiere tali obblighi per i rifiuti intrappolati dalle reti e portati a riva dai pescatori. Fondamentale è imporre l’obiettivo di una raccolta separata delle bottiglie di plastica monouso del 90% entro il 2029, stabilendo un vincolo secondo cui i tappi dovranno essere fissati alle bottiglie; si lavorerà, inoltre, per poter integrare il 25% della plastica riciclata nelle bottiglie in PET a partire dal 2025 e il 30% in tutte le bottiglie di plastica a partire dal 2030. Frans Timmermans, Primo vicepresidente responsabile per lo sviluppo sostenibile, si è dimostrato ottimista in merito a questi provvedimenti e al clima che si respira in Europa, dichiarando che “Si avverte sempre più l’urgenza di fare il possibile per porre fine all’inquinamento da plastica nei nostri mari. L’Unione europea sta rispondendo a questa chiara richiesta dei cittadini.” Ha poi aggiunto: “Possiamo essere orgogliosi perché l’Europa sta definendo norme nuove e ambiziose che aprono la strada al resto del mondo.” Gli Stati membri avranno a disposizione due anni dall’entrata in vigore della direttiva per introdurre la legislazione all’interno del diritto nazionale. L’approccio positivo avuto dai cittadini nei confronti della direttiva del 2015, relativa all’uso delle borse di plastica, lascia aperta una strada fatta di ottimismo e numerosi traguardi. Anche l’Italia può dirsi ottimista secondo Coldiretti, le cui statistiche rivelano che già il 27% degli italiani ha detto basta all’acquisto di plastica monouso, riconoscendo nel consumo un pericolo concreto non solo per gli animali marini ma anche per quelli da fattoria, che rischiano di soffocare a causa dei residui plastici abbandonati nei prati. Inutile dire che l’attuazione delle nuove misure comporterà benefici sia ambientali che economici, quali la riduzione di una quantità di 3,4 milioni di tonnellate di CO2 equivalente e la prevenzione di danni ambientali quantificabili in 22 miliardi di € entro il 2030, generando risparmi per i consumatori dell’ordine di 6,5 miliardi di €. La svolta positiva del Consiglio Europeo ha fatto esultare anche il WWF, il cui presidente, Donatella Bianchi, si è espressa affermando che “La decisione è un fatto estremamente importante che deve spingere i governi ad impegnarsi con ancora maggior forza per affrontare l’emergenza plastica anticipando i tempi di applicazione della direttiva”. I danni della plastica in mare WWF, che da sempre si impegna nella conservazione dei sistemi naturali in Italia e nel mondo, ha realizzato un report sullo stato di salute del Mediterraneo, rivelando scenari al limite della catastrofe. Secondo il rapporto ogni anno l’equivalente di 10-20 milioni di tonnellate di plastica finisce negli oceani, con conseguenze enormi ai danni degli ecosistemi marini. L’Europa si aggiudica il secondo posto nella scala dei produttori di plastica a livello globale, un passo dietro alla Cina, sversando in mare ogni anno tra le 150 e le 500mila tonnellate di macroplastiche e tra le 70 e 130 mila tonnellate di microplastiche. Se stringiamo il cerchio attorno al nostro Paese possiamo osservare come le abitudini degli italiani siano interessate dall’utilizzo di circa 2,1 milioni di tonnellate di imballaggi di plastica, rendendoci i secondi maggiori consumatori dopo i tedeschi; l’allarme sale se si considera che solo il 41% di questi rifiuti plastici viene successivamente riciclato. Il consumo sfrenato di plastica ha provocato nel corso degli anni una serie di danni di grave entità alla fauna selvatica marina, minacciando la sopravvivenza di circa 700 specie marine in tutto il mondo. Sempre più frequentemente gli animali subiscono le conseguenze del nostro stile di vita imbattendosi in trappole di plastica o ingerendo residui plastici scambiati per cibo, ingoiati accidentalmente o assimilati cibandosi di prede che a loro volta hanno ingerito plastica. Solo nel Mediterraneo 134 specie sono vittime di ingestione di plastica, tra cui 60 specie di pesci, 3 specie di tartarughe marine, 9 specie di uccelli marini e 5 specie di mammiferi marini.I danni subiti dall’habitat marino generano conseguenze indirette sulla salute dell’uomo, il cui consumo incontrollato di plastica genera una sorta di effetto boomerang. Cosa si vuole intendere con “effetto boomerang”? Poniamo l’esempio di una fetta di popolazione europea che consuma abitualmente plastica usa e getta; questa plastica viene sversata in mare e colpisce inevitabilmente diverse specie marine le quali si troveranno ad ingerire i rifiuti subendo una contaminazione. Se la catena alimentare segue il suo corso, lo step successivo vedrà l’uomo cibarsi di pesce contaminato, con il rischio di manifestare nell’immediato o a lungo termine danni alla propria salute. Paolo Balistreri, responsabile sez. Mare di Legambiente Isole Egadi, durante un’intervista ha dichiarato che in un anno, chi mangia pesce può trovarsi a ingerire anche undicimila piccoli frammenti di plastica. Cosa fare per ridurre l’uso della plastica? L’approvazione della direttiva sul consumo della plastica monouso è un grande passo in avanti, ma è necessario iniziare a muoversi in una direzione sostenibile abolendo la plastica usa e getta dal nostro quotidiano fin da subito, senza aspettare il 2021. Esistono molte alternative che possono aiutarci a cambiare direzione abbandonando definitivamente la plastica monouso, per esempio l’abolizione di oggetti superflui, come le cannucce, dalle nostre abitudini, oppure la sostituzione di piatti e posate di plastica con altre stoviglie re-impiegabili. È necessario evitare di disperdere i rifiuti nell’ambiente attuando una raccolta differenziata mirata al corretto smaltimento e al riciclo dei vari materiali. Per quanto riguarda i prodotti imballati, valide alternative sono offerte, ad oggi, dai negozi alla spina che offrono prodotti di qualità acquistabili in quantità che possano rispondere alle reali esigenze del compratore, riducendo così anche gli sprechi di cibo. E ancora, abbiamo la possibilità di sostituire le comuni bottiglie di plastica monouso con bottiglie in vetro o servirci delle “casette dell’acqua” presenti nei diversi comuni del Paese. Cambiare le proprie abitudini è, quindi, fondamentale e per avvalorare ulteriormente il senso di questa battaglia è importante attuare una collaborazione totale, che coinvolga i singoli cittadini, ma anche le imprese e le istituzioni, creando una rete solida e motivata. Articolo aggiornato Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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