Bioenergia: crescita e aspettative sulla regina delle fonti rinnovabili d’Europa

Secondo il report della Commissione UE la bioenergia continua a essere la principale tra le fonti rinnovabili nell’UE, col 59% del totale. Ma deve crescere e puntare a una maggiore sostenibilità

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Bioenergia: crescita e aspettative sulla regina delle fonti rinnovabili d’Europa

La bioenergia conferma la prima posizione tra le fonti rinnovabili. Prodotta da materie prime agricole, forestali e da rifiuti organici, rappresenta circa il 59% del consumo di energia rinnovabile nel 2021. È quanto si legge nel recente rapporto della Commissione UE sulla sostenibilità della bioenergia. I biocarburanti solidi primari (70,3%) rappresentano la quota maggiore di bioenergia, seguiti dai biocarburanti liquidi (12,9%), dal biogas /biometano (10,1%) e quota rinnovabile dei rifiuti urbani (6,6%).

A proposito di biogas e biometano, la maggior parte degli Stati membri ha segnalato misure dedicate alla loro promozione. Sul biometano, in particolare, l’Unione Europea punta molto: considerandola un’alternativa sostenibile al gas fossile, l’UE intende aumentare la sua produzione fino a 35 miliardi di metri cubi all’anno entro il 2030. Il perché lo ha rimarcato il Commissario europeo per l’energia, Kadri Simson, in occasione della Settimana europea del biometano 2023: “posso riassumere perché il biometano è così importante in tre parole: sostenibilità, sicurezza, competitività”.

La stessa ha affermato la necessità di raddoppiare gli sforzi per utilizzare le risorse energetiche esistenti “in modo sostenibile e circolare a livello nazionale” perché “da questo dipende ora la nostra indipendenza energetica e la sicurezza del nostro approvvigionamento energetico. Con il biometano abbiamo una soluzione disponibile già da ora”.

Tuttavia, in tema di bioenergie, ci sono aspetti da migliorare, in primis la loro sostenibilità. Un esempio: i biocarburanti prodotti da colture alimentari e foraggere hanno continuato ad avere la quota più alta tra tutti i vettori energetici rinnovabili. Anche sul tema delle certificazioni e delle dichiarazioni sui cambi di uso del suolo c’è ancora da migliorare.

Bioenergia: una fonte rinnovabile che cresce in Europa

Con il termine bioenergia viene definita qualsiasi materia organica che immagazzina energia solare ed è stata creata attraverso una reazione di fotosintesi. Dato che la biomassa si sviluppa prima dell’uso e può essere ripiantata dopo la raccolta, è considerata una fonte di energia rinnovabile.

Bioenergia: una fonte rinnovabile che cresce in Europa

La bioenergia costituisce la quota maggioritaria delle energie rinnovabili nell’UE ed è la principale fonte energetica interna. “Non solo è essenziale per promuovere la transizione verde, ma rafforza anche l’indipendenza energetica”, afferma l’organizzazione Bioenergy Europe.

È una fonte che si registra in crescita in Europa, a partire da quella generata da biomassa solida, che comprende principalmente biomassa legnosa e forestale (66%), da rifiuti organici (26%) e agricola (8%).

Secondo la Commissione Europea:

“l’offerta primaria di biomassa solida nell’UE è aumentata da 3.336.811 TJ nel 2008 a 4.454.768 TJ nel 2021, con un incremento del 33,5%. La maggiore crescita della produzione interna di biomassa solida in questo periodo è stata quella relativa all’uso di pellet di legno (413%) e rifiuti animali (351,9%).”

La produzione autoctona di biogas nell’UE (sempre nel 2021) è salita a 14,9 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (Mtep), con un aumento dell’1,7% rispetto al 2020. La Germania è sempre il maggiore produttore (7,5 Mtep e 50,4% del totale), seguita dall’Italia (13,9% con 2,1 Mtep) e Francia (9,4%, 1,4 Mtep).

La crescita della bioenergia in Europa la si nota anche nei singoli settori. Nel trasporto, per esempio, il consumo finale di biocarburanti è aumentato del 39% nel 2021 rispetto al 2013.

Per quanto riguarda il riscaldamento e il raffreddamento, i combustibili da biomassa e i bioliquidi sono stati utilizzati per la produzione di 17,3 milioni di tep di calore lordo nell’UE nel 2021. Nello stesso anno, nel settore elettrico sono stati utilizzati 45,6 Mtep di combustibili da biomassa e bioliquidi per produrre 14,6 Mtep di elettricità lorda. Si tratta del 15% del mix totale lordo di elettricità rinnovabile e del 6% del totale dell’elettricità lorda.

Biometano: ingrediente essenziale per l’indipendenza energetica

È bene tornare sul biometano perché su di esso, come abbiamo scritto, l’UE punta molto. L’obiettivo di aumentare la produzione fino a 35 miliardi di metri cubi l’anno da qui al 2030 è significativo. Ma i fattori per riuscirci ci sono, a partire dalle tecnologie commerciali, consolidate, insieme alle le buone pratiche nella catena del valore già ben sviluppate.

Biometano: ingrediente essenziale per l’indipendenza energetica

Kadri Simson ha evidenziato altre tendenze lusinghiere: “stiamo iniziando a vedere una tendenza costante di investimenti in tali progetti di biometano” ha affermato, aggiungendo che ci sono circa 37 progetti completati e in corso relativi al biometano focalizzati su approcci innovativi finanziati attraverso il programma Horizon 2020 e Horizon Europe. Tra questi ci sono buoni esempi di modelli di business innovativi che stanno trasformando i fanghi degli impianti di trattamento delle acque reflue in biometano e fertilizzanti. Non solo: si contano anche progetti in cui la CO2 biogenica (ossia quella derivante dalla fermentazione di materiale organico o biomassa) viene catturata e utilizzata per produrre metano sintetico o nutrire le alghe.

Assogasmetano ricorda che a ottobre 2021 l’Europa contava 1.023 impianti di produzione di biometano, di cui 994 sono stati localizzati sulla mappa di European Biogas Association e Gas Infrastructure Europe. Nella precedente edizione del 2020, gli impianti sulla mappa dell’Europa erano 729. Francia, Italia e Danimarca sono i Paesi con il più alto tasso di crescita dei nuovi impianti.

In Italia il biometano sta crescendo, sospinto in particolare dal biometano agricolo. Ricorda CIB (Consorzio Italiano Biogas) che attualmente il settore nel nostro Paese vede una produzione di 2 miliardi e mezzo di metri cubi di gas rinnovabile destinato soprattutto alla produzione elettrica e termica rinnovabile e per una quota minoritaria, pari a circa 420 milioni di Smc, immesso in consumo come biometano nel settore dei trasporti.

“Con le misure messe in campo dal PNRR il settore può arrivare a produrre oltre 4 miliardi di mc di biometano da qui al 2026 offrendo un contributo importante ai target previsti dal PNIEC che stima 6 miliardi di mc di biometano prodotto al 2030.”

Accanto agli scenari in ascesa del biometano, CIB riferisce come rosee anche le prospettive future legate al biogas agricolo. “Si tratta di un patrimonio significativo del nostro Paese che secondo i dati presentati stamattina dal CIB potrebbe raggiungere una produzione pari a 3200 GWh/anno al 2030, contribuendo al processo di decarbonizzazione, di economia circolare e di sviluppo di energia elettrica rinnovabile, soprattutto in questo periodo di crisi energetica”.

Bioenergia e aspetti da considerare

La bioenergia in Europa presenta risvolti certamente migliorabili. Il primo aspetto su cui lavorare è la sostenibilità. Il report della Commissione UE riporta che, in termini di energia rinnovabile fornita, i biocarburanti prodotti da colture alimentari e foraggere hanno continuato ad avere la quota più alta tra tutti i vettori energetici rinnovabili.

Sono diversi i Paesi in cui la quota è ancora elevata: in particolare in Italia e Spagna oltre il 50% dei biocarburanti originati da alimenti e mangimi è prodotto con materie prime ad alto rischio ILUC. Questo acronimo identifica i carburanti prodotti a partire da materie prime supplementari coltivate su terreni inutilizzati o che derivano da un aumento della produttività. Secondo la Direttiva sulle energie rinnovabili il conteggio dei biocarburanti ad alto rischio ILUC sarà gradualmente eliminato “al più tardi entro il 2030”.

C’è poi un altro aspetto da sottolineare, relativo all’import di pellet di legno nell’UE. Dai dati emersi risulta che pellet di legno (fino al 2021) e cippato (solo fino al 2020) provenivano principalmente dalla Russia, che risultava il maggiore esportatore verso l’UE, seguita da Stati Uniti e Bielorussia. Questa dipendenza, soprattutto dopo l’invasione dell’Ucraina e le tensioni geopolitiche innescate, è un elemento su cui riflettere.

Sempre a proposito di importazioni di materie prime per la bioenergia, va segnalato che nel 2021 l’UE ha importato materie prime pari a 8.194 ktep 30 per produrre biocarburanti. “Se si considerano le importazioni di biocarburanti, le materie prime per biocarburanti sono importate principalmente dall’Indonesia e dalla Malesia, con il 17% delle importazioni totali di materie prime per biodiesel”, rivela il report della Commissione UE.

Si sa che l’Indonesia sconta un’eccessiva dipendenza dall’olio di palma, di cui è il principale esportatore mondiale e un serio problema in termini di deforestazione per lasciare spazio alle coltivazioni di palme. La Malesia, secondo produttore al mondo, sconta analoghi problemi: l’UE ha emanato una norma anti deforestazione che impone alle aziende l’obbligo di monitorare le proprie catene di approvvigionamento e fornire prove che i prodotti immessi sul mercato UE non siano collegati alla deforestazione.

C’è un ulteriore aspetto da considerare. La Direttiva sulle energie rinnovabili (RED II) promuove la bioenergia purché sia sostenibile e certificata come tale. La direttiva, compresi i criteri di sostenibilità più rigorosi di cui all’articolo 29, doveva essere recepita entro giugno 2021. Ma ancora non è stato fatto: “le verifiche di recepimento sono attualmente in corso”, segnala la Commissione UE. Solo alcuni Stati membri hanno segnalato misure riguardanti la promozione della sostenibilità della biomassa forestale per la produzione di energia. La certificazione sostenibile è stata menzionata da due Stati membri: Spagna e Italia.

Per quanto riguarda l’uso del territorio, 14 Stati membri hanno comunicato i dati pertinenti. Danimarca, Italia e Lettonia hanno segnalato un aumento della superficie terrestre destinata alla produzione di bioenergia, ma il nostro Paese ha segnalato il cambiamento nell’uso del suolo senza ulteriori dettagli.

Valorizzare le foreste europee

Resta da comprendere come aumentare le quote di bioenergia in Europa. Una proposta fatta da Bioenergy Europe riguarda l’uso delle terre abbandonate per aumentare la produzione di biomasse ai fini di produzione energetica. La proposta nasce dal fatto che seppure le foreste europee continuino a crescere, tuttavia quasi il 15% dei terreni dell’Ue è inutilizzato o abbandonato. Tra i tre con i più alti tassi di aree inutilizzate e abbandonate c’è l’Italia, insieme a Spagna e Svezia.

Nell’UE, la biomassa legnosa è la principale materia prima segnalata per la produzione di biomassa. La quantità di legno raccolta nel 2021 dalla foresta europea è inferiore a quella che cresce ogni anno.

Serve lavorare su un impiego più efficiente, razionale, sostenibile e diffuso delle foreste UE, soprattutto per ridurre l’import di legname da altri Paesi. “La gestione sostenibile delle foreste è fondamentale per sviluppare foreste resilienti e multifunzionali”, afferma Bioenergy Europe. Una gestione efficace delle foreste può anche essere di aiuto per contribuire a ridurre la vulnerabilità delle foreste e il rischio di disastri come gli incendi boschivi, in preoccupante aumento.

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