Case passive, nZEB, classe A: come orientarsi quando si parla di case efficienti e sostenibili

L’efficienza energetica degli edifici è un obiettivo comune e condiviso, ma le definizioni di un edificio performante sono diverse: case passive, nZEB ed edificio in classe A ne sono un esempio. Ma qual è la differenza? Sono tutti sinonimi?

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Case passive, nZEB, classe A: come orientarsi quando si parla di case efficienti e sostenibili

Gli edifici devono essere energeticamente efficienti se si vuole ridurre l’impatto ambientale dell’intero comparto edile. Un obiettivo ormai più che chiaro e condiviso, che ha portato all’evoluzione di tecnologie, modelli, approcci progettuali e anche all’aumento degli interventi di riqualificazione degli edifici esistenti. Ma qual è il target a cui aspirare? Quali sono gli edifici che consumano meno energia e che sono da prendere come riferimento? La risposta potrebbe essere un “dipende”.

La normativa stessa parla di classe energetica e di edifici in classe A, ma anche di nZEB. Si aggiungono poi altre definizioni, come ad esempio le case passive. Questi termini, però, non sono sinonimi e ognuno di loro ha uno specifico significato. Ciò che sicuramente gli accomuna è la caratteristica di identificare edifici con elevate performance.

Che cos’è un edificio nZEB

Un edificio NZEB è altamente efficiente, come racconta già l’acronimo “nearly Energy Zero Building”, ossia edificio a energia quasi zero. Una prima definizione è stata proposta con la direttiva EPBD (2010/13/EU), poi introdotta in Italia dal DL 63/2013. Per conoscere quali dovrebbero essere le caratteristiche di un edificio a energia quasi zero, però, da un punto di vista normativo è necessario fare riferimento al DM 26 giugno 2015 (Requisiti Minimi).

Che cos’è un edificio nZEB

Per realizzare un nZEB o per rendere tale un edificio esistente, è necessario rispettare una serie di requisiti prestazionali previsti da questo decreto, integrando obbligatoriamente anche l’energia rinnovabile. Involucro isolato, serramenti performanti, impianti efficienti permettono di non superare certe soglie di consumo energetico, definite in base ad un edificio di riferimento.

I parametri da valutare, rispetto a questo riferimento, sono l’indice di prestazione termica utile, il coefficiente medio globale di scambio termico per trasmissione, l’area solare equivalente estiva, i rendimenti degli impianti di climatizzazione e per la produzione di acqua calda sanitaria e le trasmittanze. Il risultato è, quindi, un edificio dal bassissimo fabbisogno energetico, appunto quasi pari a zero. Costruire un nZEB non è più facoltativo oltretutto, in quanto dal 2021 tutti i nuovi edifici, anche privati, devono essere a energia quasi zero. Un obbligo anticipato da alcune Regioni, come la Lombardia e l’Emilia Romagna.

La differenza tra nZEB e casa passiva

Il concetto di casa passiva ha una storia meno recente rispetto agli nZEB ed è frutto di un’evoluzione architettonica che, già alla fine degli anni ’70, ha spostato l’attenzione sul tema ambientale. Il protocollo ufficiale Passivhaus nasce successivamente, nel 1988, come frutto della collaborazione tra l’architetto Bo Adamson e l’università svedese di Lund. Fu la Germania ad investire sulla realizzazione di una serie di progetti su questo modello e il primo venne costruito nel 1991 a Darmstadt. In Italia, invece, la prima residenza certificata dal Passivhaus Institute fu a Malles Venosta.

Come nel caso degli nZEB, anche la casa passiva ha lo scopo di ridurre al minimo il consumo di energia, ponendo fortemente l’accento sulla necessità di ridurre il fabbisogno energetico per il riscaldamento, l’illuminazione e la produzione di acqua calda sanitaria. Questo significa investire molto sulle soluzioni passive, come l’isolamento termico, l’inerzia dei materiali, la ventilazione e l’illuminazione naturale, i guadagni solari e via dicendo. In aggiunta, si pone maggiormente l’accento anche sulla sostenibilità e sui materiali scelti.

La differenza tra nZEB e casa passiva

Anche in questo caso le rinnovabili sono essenziali e, a differenza degli nZEB, devono necessariamente essere in loco, integrate nell’immobile oggetto di progettazione e realizzazione. Infatti, una casa passiva è tale solo se autosufficiente. Non basta avere un bilancio energetico quasi pari allo zero, è fondamentale ridurre dal principio il fabbisogno e solo poi intervenire con impianti efficienti e le rinnovabili. In un certo senso, la regolamentazione che definisce una Passivhaus è più rigida rispetto alla normativa nZEB, specificando anche i rapporti da rispettare in termini di energia prodotta e consumata.

Una casa in Classe A

Infine, vi è il tema della classificazione energetica degli edifici, che in Italia è oggi un obbligo nel caso di compravendite, nuove costruzioni, riqualificazioni energetiche, ma anche per gli affitti. Quasi tutti hanno ormai imparato a leggere a grandi linee un APE (Attestato di Prestazione Energetica), che grazie proprio alla classificazione dalla G alla A, riescono a comunicare in modo molto semplice e rapido le prestazioni dell’edificio.

La differenza tra nZEB e casa passiva

A differenza delle due precedenti definizioni, la casse energetica non vuole fornire parametri e indicazioni per uno specifico modello di edificio, ma si limita ad essere una sorta di strumento di misura successivo, utile a raccontare le performance globali dell’edificio in termini di consumo energetico.

Per questa classificazione concorrono fattori quali:

  • la geometria e il volume dell’edificio;
  • la tipologia di impianti installati, per riscaldamento, raffrescamento, acqua calda sanitaria;
  • le caratteristiche dell’involucro, sia opaco che trasparente;
  • la presenza di impianti a energia rinnovabile;
  • la presenza di un sistema di ventilazione meccanica controllata.

Sull’APE, poi, si riportano tutte le informazioni ottenute mediante i calcoli effettuati dal tecnico abilitato incaricato, tra cui:

  • la prestazione energetica globale (espressa in energia primaria totale e primaria non rinnovabile);
  • la qualità energetica del fabbricato;
  • le emissioni di anidride carbonica;
  • la quantità di energia annua consumata;
  • gli indici di prestazione energetica rinnovabile e non rinnovabile, oltre all’indice di prestazione energetica globale, che definisce la classe raggiunta.

Qual è l’edificio più efficiente?

Definire quale sia l’edificio che consuma meno tra quelli definiti finora non è semplice, in quanto andrebbe analizzato in modo specifico caso per caso, confrontando l’effettivo bilancio energetico che contraddistingue l’edificio oggetto di valutazione. La questione, infatti, ruota proprio attorno al fatto che, per quanto si tratti di punti di vista e concetti differenti, in tutti e tre i casi visti si punta ad ottenere un edificio il più possibile efficiente.

Oltretutto, è anche vero che una Passivhaus può essere anche un nZEB ed è indubbiamente un edificio in classe A.

La vera differenza, quindi, è il percorso che si sceglie di percorrere per raggiungere questo obiettivo. In sostanza, è nella fase progettuale che è necessario valutare quale sia la soluzione migliore per l’edificio in questione, così da raggiungere in modo consapevole ogni risultato.

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