Risparmio energetico e cambiamento climatico: come l’efficienza energetica può contribuire alla sostenibilità globale 08/04/2025
Impianto termico o di climatizzazione (invernale/estiva): tipologie, caratteristiche e componenti 26/03/2025
Indice degli argomenti Toggle Decarbonizzazione in Italia: una strada imperviaDecarbonizzazione: tecnologie e quadro normativo europeoBrevetti, investimenti, decisioni, cosa c’è da fare A che punto è la decarbonizzazione in Italia? «Non è a un punto particolarmente incoraggiante», ammette Davide Chiaroni, vicedirettore di Energy&Strategy (School of Management del Politecnico di Milano) e responsabile dell’Osservatorio Zero Carbon Policy Agenda, la cui analisi 2023 è stata presentata mercoledì 18 ottobre. Da essa emerge che per raggiungere il target 2030 l’Italia deve ridurre le emissioni di CO2 di 125 milioni di tonnellate equivalenti. Il Prof Davide Chiaroni alla presentazione del Rapporto Le emissioni di CO2 in Italia nel 2022 sono sì calate, ma di un solo punto percentuale se confrontate con il 2019, anno ante Covid, “portando le riduzioni totali ad appena il 30% dal 2005”. L’analisi condotta dal think tank milanese ha messo in evidenza molti aspetti che riguardano ciò che è stato fatto e ciò che resta da fare al nostro Paese. Le ombre prevalgono sulle luci in termini di investimenti, innovazione, politiche. Quanto ci attende è un percorso impervio, annota lo studio: “Il gap da colmare per l’Italia da qui a otto anni resta enorme, pari a 125 milioni di tonnellate di CO2 equivalente – ben 15 milioni di tonnellate in più rispetto alle stime dello scorso anno – sul target prefissato, e i settori che dovrebbero contribuire maggiormente sono quelli più in difficoltà: i trasporti e l’edilizia residenziale, commerciale e dei servizi pubblici sono infatti i comparti più lontani in termini assoluti dai target al 2030”. Decarbonizzazione in Italia: una strada impervia La strada in salita della decarbonizzazione in Italia parte proprio dal dato riguardante la riduzione delle emissioni dal 2005 al 2022: -30%. Un valore che può essere letto in maniera positiva, se consideriamo la riduzione, ma non certo se poniamo lo sguardo sull’obiettivo entro il 2030 che – lo ricorda il Fitfor55% – è appunto del 55%. Ciò significa che «nei sette anni ormai scarsi che ci restano dovremmo portare a termine un risultato in termini di decarbonizzazione che è paragonabile per dimensione rispetto a quello che abbiamo fatto dal 2005 a oggi», evidenzia Chiaroni. Nel 2022, infatti, il nostro Paese «ha fatto segnare soltanto un punto percentuale di riduzione delle emissioni rispetto al totale». L’impresa è improba, tenuto conto anche dei progressi minimi. Se si considera l’obiettivo di decarbonizzazione scomposto nei diversi ambiti, la situazione è variegata. Nel grafico dello studio Energy & Strategy si nota la distanza di ciascun settore in termini di emissioni dirette (milioni di tonnellate equivalenti di CO2) rispetto al target di riduzione atteso al 2030. Il divario è sensibile: dall’industria (restano da ridurre 8 MTonCo2eq da qui al 2030), che è il comparto più virtuoso, si passa ai trasporti (- 60 MTonCo2eq) e all’edilizia (-42 MTonCo2eq) che mostrano le situazioni più critiche. «Il settore energia e calore, per effetto anche del contributo dato dalle fonti rinnovabili ha registrato un calo da 160 MTonCo2eq del 2005 a 88 MTonCo2eq oggi; da qui al 2030 mancano 26 MTonCo2eq». Come già citato, mancano in totale all’appello 125 milioni di tonnellate equivalenti di anidride carbonica che vanno eliminate in meno di sette anni. La distanza è ancora più evidente, tra quanto è stato fatto e quanto rimane da fare, se si pensa che nel solo 2022 si sono investiti circa 34 miliardi di euro. Anche in questo caso lo sforzo fatto è encomiabile: “il mercato legato alla decarbonizzazione nel 2022 è aumentato del 12,6% rispetto all’anno precedente, passando da 30,5 miliardi di euro a 34,4 miliardi”. Ma non è sufficiente: si renderanno necessari sforzi ancora più consistenti rispetto a quanto fatto finora. Decarbonizzazione: tecnologie e quadro normativo europeo L’apporto della tecnologia per la decarbonizzazione in Italia è – dovrebbe essere – significativo. Lo stesso responsabile dell’Osservatorio “Zero Carbon Policy Agenda” ha posto la necessità di soluzioni per la cattura della CO2 e carbon in/off setting che nell’edizione 2023 si aggiungono agli altri sei pilastri delle tecnologie abilitanti la decarbonizzazione (rinnovabili, infrastrutture di rete, efficienza energetica, mobilità sostenibile, comunità energetiche, economia circolare). «Se si esclude il mondo della generazione di energia da rinnovabili – che pure deve continuare a crescere in maniera significativa – che ha mostrato negli ultimi due anni segnali interessanti di ripresa e di messa in traiettoria, il resto del mondo della decarbonizzazione dal punto di vista della mobilità e degli interventi per l’efficienza energetica qualche difficoltà oggettivamente le mostra». L’analisi dell’Osservatorio si è anche focalizzata su un altro aspetto decisivo per la decarbonizzazione: il quadro normativo europeo, che evolve in una direzione molto chiara e che richiede decisioni e interventi sensibili, a livello politico e decisionale per centrare gli obiettivi stabiliti. Dalla revisione dell’EU ETS (il primo sistema per lo scambio di quote di emissioni al mondo), alla direttiva “Case verdi”, al Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM, la nuova tassa UE sul carbonio da importazioni), per arrivare alla revisione F-Gas e ODS, tutto va nella direzione del Green Deal europeo per la neutralità climatica al 2050. Brevetti, investimenti, decisioni: qual è la situazione e cosa c’è da fare Posto tutto questo, in che direzione sta andando la decarbonizzazione in Italia a livello di investimenti? Una chiara cartina tornasole è rappresentata dallo stato di attuazione del PNRR. La maggior parte dei punti dedicati è in ritardo e lo sono in maniera anche significativa. A tale riguardo il Sole24 Ore ha posto in rilievo il paradosso che si vive tra Italia e Spagna: “l’Italia rinuncia a 16 miliardi di euro di fondi del Pnrr. Invece, la Spagna chiede che gliene prestino 84 miliardi più del previsto, raddoppiando le disponibilità iniziali. E il risultato finale corona la débacle: rinunciando ai 16 miliardi, i fondi europei destinati all’Italia scendono a 175,5 miliardi di euro. Quelli spagnoli più che raddoppiano arrivando quasi allo stesso livello: 153,5 miliardi.” In ogni caso, le risorse a oggi non sono sufficienti. «Le risorse aggiuntive dovevano arrivare anche dal PNRR: stanno giungendo, ma non con quel flusso necessario ad accelerare il processo», ha rilevato Chiaroni. A proposito, invece, di innovazione tecnologica, dall’analisi brevettuale che si nota sempre nel report dell’Osservatorio Zero Carbon Policy Agenda anche in questo caso le ombre sono più che le luci. In termini di brevetti ambientali (2015-2019), in Italia se ne contano 3418, meno della Spagna (4561) che pure sul numero di brevetti totali è dietro il Belpaese; in Francia si sfiorano gli 11mila brevetti ambientali, per arrivar poi alla Germania che ne conta più di 52mila. La spinta brevettuale nazionale è lenta: non è questione di ambiti tecnologici in cui si sta investendo, per lo più analoghi agli altri Paesi, ma la capacità nazionale di sviluppare innovazione è ancora insufficiente. «È evidente che lo sforzo da compiere va fatto sia a livello di investimenti sia nella componente innovativa», ha rilevato Chiaroni, ponendo nelle conclusioni quanto occorre fare. Serve riportare la decarbonizzazione al centro dell’agenda politica, ma anche in quella delle imprese, delle università e dei centri di ricerca. La politica ha le sue responsabilità, ma c’è anche un tema da sollevare in termini di capacità di investimenti, oltre che di capacità e coraggio di innovazione. «Bisogna scegliere quali campi giocare la nostra partita. Siccome siamo in ritardo su tutti i fronti, quali sono quelli sui quali vale la pena concentrarsi e come indirizzare le risorse per provare, almeno su quelli, a colmare il gap? Forse è questo il momento, lo snodo critico in cui in cui prendere questa decisione». Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici Commenta questo approfondimento
16/04/2025 Europa e crisi climatica: il report Copernicus 2024 conferma un continente sempre più fragile A cura di: Raffaella Capritti Il report Copernicus 2024 rivela un’Europa sempre più esposta alla crisi climatica: caldo estremo, alluvioni e ...
15/04/2025 Le città europee accelerano sugli investimenti per transizione ecologica e infrastrutture sociali Le città europee aumentano gli investimenti per transizione ecologica, edilizia sociale e infrastrutture resilienti.
14/04/2025 Tecnologie energetiche emergenti: tra slancio innovativo e incertezze di mercato Analisi delle tecnologie energetiche emergenti secondo l'IEA, tra progressi, rischi e necessità di investimenti.
12/04/2025 Green Energy Day: impianti rinnovabili aperti e visitabili 12 aprile, Green Energy Day: una giornata per capire l'importanza della transizione energetica andando a visitare ...
09/04/2025 Acciaio verde per una decarbonizzazione possibile e necessaria A cura di: Erika Bonelli Acciaio verde: pressioni industriali e inerzia politica possono rallentare la necessaria decarbonizzazione del settore.
02/04/2025 Rete elettrica UE: servono investimenti per evitare il blackout della transizione energetica La rete elettrica dell’UE è obsoleta e inadatta a sostenere la transizione energetica. Servono investimenti massicci, ...
01/04/2025 ISH 2025: digitalizzazione e sostenibilità per l'edilizia del futuro A cura di: Laura Murgia Tecnologia, innovazione e soluzioni intelligenti hanno caratterizzato ISH 2025, appuntamento imprescindibile per il settore HVAC.
31/03/2025 La Giornata internazionale Rifiuti Zero 2025 dedicata alla moda e ai tessuti A cura di: Fabiana Valentini Si celebra il 30 marzo lo Zero Waste Day 2025 che si concentra sul mondo della ...
28/03/2025 Molti ghiacciai non sopravviveranno al secolo A cura di: Raffaella Capritti Molti ghiacciai, incluse le meraviglie glaciali italiane, non sopravviveranno alla fine di questo secolo.
25/03/2025 Cresce la domanda energetica globale nel 2024. Il ruolo delle rinnovabili Nel 2024 la domanda energetica è aumentata del 2,2%, trainata dall’elettricità. Le rinnovabili e il nucleare ...