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Indice degli argomenti: Dissesto idrogeologico: cause Impatto del dissesto idrogeologico su persone e infrastrutture IdroGEO: un’innovativa piattaforma per la gestione del rischio idrogeologico in Italia Dissesto idrogeologico: la situazione in Emilia-Romagna Il punto di vista dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile e le proposte del MASE Normativa e investimenti per ridurre il rischio idrogeologico Il dissesto idrogeologico è un problema ambientale che in Italia è particolarmente intenso, a causa sia della tipologia del territorio, che dell’intervento umano su di esso, con conseguenze spesso molto ingenti, sia in termini economici, che ambientali. Con dissesto idrogeologico si intende una degradazione del suolo, a causa dell’erosione delle acque superficiali. Il fenomeno può avvenire in ambienti che per loro conformazione sono predisposti a questo degrado oppure in luoghi in cui l’uomo ha modificato la natura del territorio, ad esempio mediante intense opere di deforestazione. L’ultimo Rapporto sul dissesto idrogeologico in Italia, pubblicato da ISPRA nel 2021, offre una panoramica dettagliata sulla situazione del territorio nazionale. Secondo l’ente di ricerca, il 18,4% del territorio italiano, pari a 55.609 km2, è classificato a elevata pericolosità idrogeologica. Questo include aree a rischio frane elevato e molto elevato, nonché zone soggette a alluvioni con tempo di ritorno tra 100 e 200 anni. Il dissesto idrogeologico e l’erosione idrica – e le dirette conseguenze, come frane e alluvioni – possono essere contenuti attraverso alcuni interventi mirati preventivi. Dissesto idrogeologico: cause Le cause del dissesto idrogeologico, come anticipato, sono riconducibili alla morfologia del territorio italiano e alla tipologia di bacini d’acqua presenti e all’attività antropica. Innanzitutto va detto che le aree collinari e montane coprono gran parte del territorio italiano e che la presenza di bacini d’acqua di dimensioni ridotte espone maggiormente ai fenomeni di piena in breve tempo dall’inizio delle precipitazioni. Dopo di che, l’uomo non ha migliorato le cose. Si aggiungono, infatti, gli effetti dei cambiamenti climatici in atto che, con intense precipitazioni in brevi periodi di tempo, possono aumentare il rischio di conseguenze disastrose. Inoltre, negli anni il consumo di suolo ha raggiunto livelli sempre maggiori, con la trasformazione di territori naturali in paesaggi antropizzati attraverso la realizzazione di costruzioni e infrastrutture. Conseguenze di questo fenomeno sono i processi di deforestazione, per far posto a centri urbani, infrastrutture e strutture produttive e l’elevata cementificazione, che riduce la permeabilità del suolo. Impatto del dissesto idrogeologico su persone e infrastrutture Dai dati raccolti dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale emerge che la quasi totalità dei comuni italiani è esposta a qualche forma di rischio idrogeologico. Secondo la ricerca, 7.423 sono classificati come aree a rischio per frane, alluvioni o erosione costiera. Per quanto riguarda la popolazione, il rapporto evidenzia che 1,3 milioni di abitanti vivono in zone ad alto rischio di frane. La cifra, già di per sé preoccupante, assume contorni ancora più angoscianti se si considera il rischio di alluvioni: ben 6,8 milioni di persone risiedono in aree potenzialmente soggette a inondazioni. Il report analizza anche i rischi per le strutture e le infrastrutture. Oltre 565.000 edifici sono situati in zone classificate ad alta pericolosità di frana e quasi 12.000 i beni culturali. Sono di più gli edifici a rischio elevato di alluvioni. Rientrano nell’elenco le abitazioni private, edifici pubblici e strutture commerciali, tutti potenzialmente a rischio di danni significativi o distruzione in caso di eventi franosi. I 2/3 delle frane registrate in Europa, infatti, hanno interessato proprio il nostro Paese, con più di 620.000 frane censite. Secondo la Mosaicatura nazionale della pericolosità idraulica, invece, in Italia le aree più esposte al pericolo coprono 12.405 km2, con altri 25.398 km2 a pericolosità media. IdroGEO: un’innovativa piattaforma per la gestione del rischio idrogeologico in Italia IdroGEO, la piattaforma digitale sviluppata da ISPRA, rappresenta uno strumento all’avanguardia per il monitoraggio e la gestione del rischio idrogeologico sul territorio italiano. Grazie alla sua interfaccia intuitiva, la piattaforma consente a cittadini, imprese e operatori del settore finanziario di accedere rapidamente a informazioni essenziali sulla pericolosità di frane e alluvioni. Con funzionalità avanzate di geolocalizzazione, IdroGEO offre dettagli approfonditi sul livello di rischio in specifiche aree, contribuendo a migliorare la consapevolezza e la preparazione della popolazione di fronte alle sfide legate ai fenomeni idrogeologici. L’importanza di IdroGEO emerge chiaramente dai dati allarmanti riguardanti il rischio idrogeologico in Italia, dove oltre 2 milioni di edifici e più di 727.000 imprese sono situati in zone a elevata pericolosità. In questo contesto, IdroGEO diventa uno strumento di grande utilità per la pianificazione urbana e la mitigazione dei rischi. Le sue applicazioni spaziano dalla valutazione dei rischi finanziari dovuti a eventi climatici estremi, al supporto del settore assicurativo, che ha visto recentemente l’introduzione di polizze obbligatorie per le imprese a copertura dei rischi catastrofali. Oltre alla consultazione dei dati, IdroGEO offre strumenti educativi e visualizzazioni tridimensionali, rendendosi una risorsa indispensabile per rafforzare la resilienza del territorio. Dissesto idrogeologico: la situazione in Emilia-Romagna L’Emilia-Romagna, una delle regioni più colpite dalle recenti alluvioni, è rappresentativa delle criticità legate al dissesto idrogeologico in Italia. A riportarlo è uno studio della Società Italiana di Medicina Ambientale: Sima stima che, dal 1944 al 2023, i danni causati da frane, alluvioni e terremoti hanno raggiunto il record di 360 miliardi di euro. Le cause di questi eventi disastrosi sono complesse e includono i cambiamenti climatici e una gestione del territorio non sempre adeguata. L’aumento della frequenza e dell’intensità di eventi estremi ha comportato anche un drastico aumento della spesa pubblica. Tra il 2010 e il 2023, l’Italia ha aumentato di tre volte i fondi destinati alla lotta contro il dissesto idrogeologico, passando da una media annuale di 1 miliardo di euro a circa 3,3 miliardi di euro all’anno. Nonostante tale investimento le risorse necessarie per la prevenzione e la gestione di questi rischi sono ancora insufficienti: secondo la Corte dei Conti, servirebbero almeno 26,5 miliardi di euro solo per affrontare i pericoli legati a frane e alluvioni. Fortunatamente esistono delle pratiche positive da mettere in campo per ridurre il rischio. Come afferma Alessandro Miani, presidente Sima: “Le buone pratiche includono l’adozione di infrastrutture verdi, come parchi fluviali e bacini di espansione, che permettono di assorbire le acque piovane in eccesso”. Il presidente Sima sottolinea le best practice legate alla gestione del rischio idrogeologico: “La città di Bologna, ad esempio, ha investito in un sistema di drenaggio sostenibile che permette di ridurre il carico sulle fognature durante le forti piogge. In Olanda, il progetto “Room for the River” ha creato zone alluvionali naturali che riducono la pressione sui sistemi di dighe, permettendo al fiume di espandersi in aree controllate. Questo ha ridotto notevolmente il rischio di alluvioni nelle aree urbane. Anche in Germania, lungo il fiume Reno, sono stati creati bacini di ritenzione che permettono di controllare il flusso delle acque e ridurre i danni durante le piene”. Scarsa prevenzione e danni in aumento: il punto di vista dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile L’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) ha recentemente presentato un Policy brief intitolato “Politiche di prevenzione e contrasto al dissesto idrogeologico. Proposte per un approccio integrato”, che delinea una strategia ambiziosa per affrontare una delle sfide ambientali più pressanti dell’Italia. Per l’ASviS servono circa 26 miliardi di euro da investire in prevenzione per rendere il nostro Paese un luogo realmente sicuro. Il dato assume particolare rilevanza se confrontato con i 20 miliardi di euro spesi tra il 2013 e il 2019 per far fronte alle emergenze causate da eventi catastrofici. In questo periodo, solo 2 miliardi di euro sono stati destinati alla prevenzione, evidenziando un approccio reattivo piuttosto che proattivo nella gestione del rischio. L’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile ha delineato una strategia completa per affrontare il dissesto idrogeologico in Italia. Al centro di questa proposta c’è un significativo aumento degli investimenti in prevenzione, con l’obiettivo di triplicare la capacità di spesa per interventi preventivi, portandola a 1 miliardo di euro l’anno. Questa misura è accompagnata dalla richiesta di adottare una procedura uniforme per la gestione delle fasi di emergenza e ricostruzione, al fine di garantire una risposta più efficace e coordinata in caso di eventi catastrofici. L’ASviS sottolinea inoltre l’urgente necessità di aggiornare la pianificazione di bacino, adeguando i Piani per l’assetto idrogeologico (Pai) alle nuove mappe di pericolosità dei Piani gestione rischio alluvioni (Pgra), per una più accurata valutazione e gestione dei rischi. Dissesto idrogeologico: MASE chiede 2,5 miliardi per potenziare la prevenzione e gli interventi sul territorio In un significativo passo avanti nella gestione del dissesto idrogeologico in Italia, il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) ha annunciato una richiesta di stanziamento di 2,5 miliardi di euro nella prossima Legge di Bilancio. La somma, come spiegato dal ministro Gilberto Pichetto durante un recente “Question time” alla Camera dei Deputati, sarà destinata all’attuazione dei programmi triennali delle Autorità di Bacino. La richiesta si aggiunge al miliardo e 84 milioni di euro già resi disponibili e ripartiti tra Regioni e Province Autonome per interventi immediati. La richiesta di Pichetto riflette l’urgenza di affrontare in modo sistematico e a lungo termine la criticità del dissesto idrogeologico nel paese. Il ministro ha sottolineato la necessità di una programmazione accurata degli interventi e di un approccio unificato, invocando una “piena unità di intenti e coesione a tutti i livelli istituzionali” per combattere efficacemente questa emergenza nazionale che minaccia vaste aree del territorio italiano. 12/10/2021 Normativa e investimenti per ridurre il rischio idrogeologico a cura di Gaia Mussi Indice degli argomenti: Le contromisure per combattere il dissesto idrogeologico Controllare lo sviluppo urbano e favorire la permeabilità del suolo Le pavimentazioni drenanti Considerando l’entità del problema del rischio idrogeologico in Italia, la normativa sulla difesa del suolo ha nel tempo subito modifiche e integrazioni, a partire Legge quadro n.183 del 18 maggio 1989, che prevedeva di stendere il piano di bacino idrogeologico. Arrivando direttamente ai giorni d’oggi, con il DL 109/2018 si è prevista l’istituzione di una cabina di regia (Strategia Italia) che, tra i compiti, ha anche quello di verificare l’attuazione degli interventi per ridurre i rischi legati al territorio, anche in materia di dissesto idrogeologico. Con il DPCM 20 febbraio 2019 è stato approvato il Piano nazionale per la mitigazione del rischio idrogeologico, per proteggere il suolo attraverso differenti programmi ed obiettivi. Le risorse messe a disposizione per il triennio 2019-2021 sono state di quasi 11 miliardi di euro. Nel 2021 (DL 77/2021), invece, sono stati introdotti i Commissari di Governo per il contrasto al dissesto idrogeologico, con competenze in materia e con responsabilità sugli interventi da attuare. Anche il PNRR prevede investimenti, ad esempio per la realizzazione di un sistema di monitoraggio e di previsione dei rischi sul territorio o ancora esplicitamente per la riduzione del rischio idrogeologico in Italia, stanziando 2,5 miliardi di euro. Al di là della normativa, comunque, secondo il rapporto ReNDiS dell’ISPRA in 20 anni il Ministero dell’Ambiente della tutela del Territorio e del Mare ha stanziato quasi 7 miliardi di euro, per un totale di oltre 6 mila progetti finanziati. Ma le richieste per la messa in sicurezza del territorio caricate sulla piattaforma utilizzata per monitorare gli interventi di mitigazione ammonterebbero ancora a 36 miliardi di euro. Le contromisure per combattere il dissesto idrogeologico Per ridurre il rischio dovuto al dissesto idrogeologico è fondamentale insistere su azioni di previsione, prevenzione e mitigazione degli effetti. Gli investimenti per mettere in sicurezza l’intero paese devono riguardare attività finalizzate a pianificare gli interventi di gestione e cura del territorio, inclusa una regolare manutenzione. Significa monitorare le condizioni del territorio, i dati microclimatici, effettuare ed aggiornare attentamente gli studi sulla pericolosità e sul rischio, ma anche fare sensibilizzazione sul tema. Il suolo è una risorsa preziosa, la cui difesa viene troppo spesso sottovalutata. Uso corretto del suolo e restituzione di parte di esso alla natura, insieme, possono fare la differenza, andando oltre ciò che si fa oggi come interventi principalmente concentrati a risolvere situazioni di emergenza o già molto critiche. La situazione può migliorare, ad esempio, se si effettuano lavori di adeguamento e ristrutturazione dei corsi d’acqua o interventi per stabilizzare pendici di montagne e colline, attività di rimboschimento e di consolidamento dei terreni. Controllare lo sviluppo urbano e favorire la permeabilità del suolo Uno dei problemi che si intrecciano inevitabilmente con quello del dissesto idrogeologico è sicuramente l’aver costruito edifici in zone a rischio e non adeguate, generalmente in modo abusivo. È importante controllare lo sviluppo territoriale e urbano, secondo logiche e informazioni precise, in modo da non costruire nuovi edifici in zone a rischio idrogeologico. Non è sufficiente non costruire, ma è opportuno anche costruire nel modo giusto, le modalità e le tecniche costruttive devono essere scelte tenendo conto della conformazione del suolo, delle sue caratteristiche e del rischio ad esso connesso. Inoltre, nei contesti urbani il problema della gestione delle acque meteoriche diventa più critico, a causa della quantità di superficie costruita e cementificata, che fa sì che il suolo non riesca a drenare correttamente l’acqua meteorica. Precipitazioni particolarmente intense e continue possono provocare allagamenti e disagi anche molto forti. Per questo in città è importante ripristinare aree a verde, evitare di utilizzare ulteriore suolo per costruire nuovi edifici e scegliere, per pavimentazioni esterne, piazze e altre superfici pubbliche materiali idonei. Le pavimentazioni drenanti Esistono diverse soluzioni per realizzare pavimentazioni drenanti permeabili, tra cui anche un particolare calcestruzzo che assorbe l’acqua piovana, pur garantendo tutti i requisiti prestazionali che offre il normale cemento. Inoltre, queste pavimentazioni sono ecocompatibili e facendo “respirare” il terreno favoriscono la mitigazione di un altro grave problema ricorrente dei centri urbani: quello dell’isola di calore. Per progettare correttamente una pavimentazione drenante è opportuno conoscere in modo approfondito la morfologia del terreno e una stima indicativa dell’acqua mediamente raccolta dalla superficie, così dotare la pavimentazione del giusto grado di assorbenza. Si valuta la granulometria dello strato di sottofondo, allettamento e inerte, in modo da progettare la pavimentazione con la giusta permeabilità, per poi valutare come eseguire lo strato geosintetico. L’utilizzo di un materiale geotessile serve per migliorare le prestazioni della pavimentazione e renderla più durevole e resistente nel tempo. Questo strato filtrante serve anche per dividere strati di materiali diversi e ripartire in modo più uniforme i carichi che gravano sulla pavimentazione. Le pavimentazioni drenanti, infine, possono avere diverse forme, sia grigliati che lisce e compatte. IPM GeoDrena® è un sistema ad altissima capacità drenante, con inerte naturale a vista di pregio, privo di resina epossidica e poliuretanica particolarmente indicato per pavimentazioni outdoor. Articolo aggiornato Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici Commenta questo approfondimento
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