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Indice degli argomenti Toggle Dl Agricoltura, a quali terreni si estende lo stop al fotovoltaicoLe prime critiche Al via la prima bozza del Dl Agricoltura, il testo con cui il ministero della Sovranità alimentare vuole introdurre diverse misure a sostegno della produzione agricola, con sospensione dei mutui per le imprese in difficoltà e indennizzi. Ma c’è una misura che ha suscitato molto scalpore tra gli operatori del settore: lo stop al fotovoltaico sul suolo agricolo. Considerando che l’obiettivo del Governo è aggiungere nuova potenza fotovoltaica per circa 50 GW al 2030, la domanda inevitabile è come raggiungere un tale target ostacolando lo sviluppo del fotovoltaico con moduli a terra. La bozza del Dl Agricoltura, all’articolo 6, prevede infatti il divieto di installare i moduli sul terreno, una decisione in controtendenza rispetto alla volontà dichiarata in passato di agevolare le fonti di energia rinnovabile. Il Dl va così a modificare l’articolo 20 del decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 199, aggiungendo le seguenti parole: “Le zone classificate agricole dai vigenti piani urbanistici sono aree non idonee all’installazione degli impianti fotovoltaici con moduli collocati a terra di cui all’articolo 6-bis, lettera b) del decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28. I procedimenti di autorizzazione in corso alla data di entrata in vigore del presente decreto sono conclusi ai sensi della normativa previgente.” Oltre a questa misura, la bozza del Dl Agricoltura prevede: l’introduzione del Registro telematico dei cereali la sospensione delle rate del mutuo per le imprese agricole che nel 2023 hanno avuto una riduzione d’affari di almeno il 20% indezzini ai frutticoltori colpiti dalla moria di kiwi il rafforzamento delle sanzioni in caso di pratiche sleali Il testo sarà presto oggetto di revisione da parte del Consiglio dei ministri, e non è dato sapere se il ministro Lollobrigida deciderà di confermare lo stop al fotovoltaico nonostante le critiche delle associazioni del settore. Dl Agricoltura, a quali terreni si estende lo stop al fotovoltaico La bozza del Dl comporta il divieto di installare impianti fotovoltaici nelle zone classificate “agricole”; in particolar modo all’articolo 6 ci sono esplicite disposizioni per bloccare definitivamente il fotovoltaico sul suolo agricolo. È proprio questo articolo – intitolato “Disposizioni finalizzate a limitare l’uso del suolo agricolo” – che sta generando reazioni avverse da parte degli operatori del settore. Se il testo fosse confermato, non sarebbe più possibile installare sul suolo agricolo gli impianti fotovoltaici a terra. La norma in esame si riferisce agli impianti sottoposti a Dila (Dichiarazione di Inizio Lavori Asseverata) ovvero: “impianti fotovoltaici a terra: interventi che, anche se consistenti nella modifica della soluzione tecnologica utilizzata, mediante la sostituzione dei moduli e degli altri componenti e mediante la modifica del layout dell’impianto, comportano una variazione dell’altezza massima dal suolo non superiore al 50 per cento”. Che succede ai procedimenti di autorizzazione in corso? Lo stop imposto dal Dl Agricoltura non si estende ai procedimenti di autorizzazione in corso alla data di entrata in vigore del decreto. Solo in questo caso gli impianti fotovoltaici nelle aree a destinazione agricola potranno essere installati secondo la normativa preesistente. Le prime critiche Lo stop al fotovoltaico ha scatenato accese critiche tra gli operatori del settore che non condividono la decisione del ministero, oltretutto in disaccordo con le precedenti dichiarazioni di voler ampliare la portata del fotovoltaico. La bozza in questione, in particolare, va a delimitare i criteri di individuazione delle aree idonee all’installazione degli impianti fotovoltaici, quando invece servirebbe un decreto ad hoc. Decreto che, tuttavia, è in standby da quasi tre anni per via del mancato accordo con le regioni sulle zone in cui agevolare la posa degli impianti a terra. E dunque, per molti, il decreto in questione rischia di frenare lo sviluppo del fotovoltaico, in forte contraddizione rispetto all’intenzione annunciata del governo di voler percorrere la strada della sostenibilità e dell’indipendenza energetica. Lo stop lascia l’amaro in bocca a molte associazioni del settore, tra cui Elettricità Futura che ha commentato così la notizia: “Ci saremmo aspettati di leggere una bozza che andasse in questa direzione e non un provvedimento ulteriormente restrittivo. Ricordiamo che anche il mondo agricolo dovrebbe porre in cima alle priorità le soluzioni per accelerare la decarbonizzazione a fronte del velocissimo aumento delle conseguenze dell’emergenza climatica: secondo Copernicus, la temperatura media globale è stata la più alta mai registrata, con gli ultimi 12 mesi che registrano un aumento di 1,58°C rispetto ai livelli preindustriali”. Molto duro il commento di ITALIA SOLARE che ha inviato una lettera alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e al Ministri Pichetto Fratin, sottolineando che il fotovoltaico è fondamentale per garantire l’indipendenza e la sicurezza energetica del Paese a costi contenuti e stabili. Con il blocco delle realizzazioni degli impianti si perdono circa 60 miliardi di euro: almeno 45 miliardi di euro di investimenti privati diretti – 1 miliardo dei fondi PNRR perduti – a cui si aggiungono 2 miliardi di euro di mancati introiti derivanti dalle tassazioni IMU degli impianti, 11 miliardi di imposte e infine le sempre importanti compensazioni per i Comuni. Rispetto ai dubbi espressi dal MASAF sull’impatto del fotovoltaico sull’agricoltura e sul paesaggio, ITALIA SOLARE spiega che, per evitare qualsiasi problema, sarebbe sufficiente “individuare in modo chiaro le aree in cui si possano realizzare gli impianti, comunque salvaguardando quelle che per legge sono già state classificate idonee a questo scopo”. E’ inoltre necessario che il Governo predisponga in tempi rapidi un testo unico sulle procedure autorizzative individuando “le aree di accelerazione per le fonti rinnovabili, introdotte dall’ultima direttiva europea sulle fonti rinnovabili, nelle quali la realizzazione degli impianti dovrebbe essere non solo consentita ma drasticamente semplificata”. Infine ITALIA SOLARE segnala che basterebbe l’1% dei terreni agricoli non occupati per realizzare il 50% dei 50GW richiesti al 2030, mentre l’altro 50% potrebbe essere installato sui tetti. Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici Commenta questo approfondimento
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