Edifici a emissioni zero: come si costruiscono

Gli edifici a emissioni zero sono altamente performanti e non sono causa di emissioni in atmosfera. Materiali isolanti, architettura sostenibile e bioclimatica, impianti ad alta efficienza e rinnovabili sono gli elementi che non possono mancare.

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Edifici a emissioni zero: come si costruiscono

Un edificio a emissioni zero non è causa di emissioni di CO2 e, quindi, ha un impatto ambientale decisamente ridotto. Un tema di grande attualità, considerando che l’Europa ha fissato obiettivi decisamente stringenti per il decennio in corso e, poi, per il 2050. La decarbonizzazione del settore edilizio, infatti, richiede molto impegno e molto tempo, soprattutto se si parla di edifici esistenti, che richiedono importanti riqualificazioni.

Gli obiettivi europei sono stati posti a dicembre 2020, con la previsione di un taglio dei gas a effetto serra del 55% entro il 2030, rispetto ai livelli registrati nel 1990. È da allora che l’efficienza energetica e l’uso delle rinnovabili, anche in edilizia, hanno assunto un ruolo ancor più significativo, in quanto strada principale per raggiungere davvero il target fissato.

Considerando che gli edifici in Europa sono responsabili del 36% delle emissioni, anche a causa di un patrimonio esistente altamente energivoro, è chiaro che si tratti di un settore in cui è di primaria importanza agire. Nella proposta della nuova Direttiva europea per un parco immobiliare a emissioni zero, si parla anche di ristrutturazione profonda, intesa come quell’insieme di interventi in grado di trasformare un edificio esistente in ottica di “emissioni zero”. Quindi, le opere che fino al 2030 renderanno gli edifici NZeb, saranno quelle che poi li renderanno a zero emissioni. Ma come?

Edificio a emissioni zero: il caso delle nuove realizzazioni

Costruire un nuovo edificio in ottica di emissioni zero è molto più semplice di quanto si possa pensare. Infatti, nel corso degli ultimi anni la sensibilità al tema energetico e lo sviluppo tecnologico hanno fatto passi in avanti molto importanti.

Edificio a emissioni zero: il caso delle nuove realizzazioni

Costruendo da zero, l’intera progettazione dell’edificio deve essere sviluppata con l’obiettivo di ridurre al massimo il fabbisogno energetico dello stesso, proprio per evitare che il consumo di energia comporti emissioni di CO2. Questo significa ricorrere alle soluzioni già in uso per gli NZeb, che partono da una progettazione sostenibile e basata sui principi della bioclimatica per sfruttare al massimo le risorse naturali e i sistemi passivi per il comfort interno.

Solo poi, si realizza un progetto impiantistico che permetta di rispondere al fabbisogno energetico che rimane. Tutto ciò significa corretto orientamento, studio delle aperture, sistemi di ombreggiamento, sistemi solari passivi, ventilazione naturale, strutture ben isolate e materiali performanti. Ancor più che in un NZeb, poi, è essenziale la scelta degli impianti. Va ricordato che l’obiettivo non è semplicemente consumare poca energia, ma evitare di emettere CO2.

Da edificio energivoro a emissioni zero: come ristrutturare

Trasformare un edificio esistente in un edificio a emissioni zero significa, prima di tutto analizzare in modo dettagliato i consumi e le caratteristiche delle strutture esistenti. Prima di avviare qualsiasi tipo di progetto o opera, infatti, è essenziale conoscere nei minimi dettagli tutti i componenti su cui si agisce. Un discorso che viene meno solo nei casi di demolizione e ricostruzione, in quanto si ricorre allo stesso approccio applicabile con un nuovo edificio, eventualmente con vincoli maggiori in termini di forme e volumi.

Da edificio energivoro a emissioni zero: come ristrutturare

Per intervenire su un edificio esistente, invece, andranno eseguite anche opere che vanno oltre il tema dell’efficienza energetica, bilanciando questi obiettivi, con le esigenze del committente e tematiche quali la sicurezza dell’edificio e l’antisismica.

Se sono presenti forme di degrado, si dovranno prima risolvere queste criticità, per poi eseguire sicuramente opere quali l’isolamento termico di tutto l’involucro opaco (inclusi la copertura e il solaio contro terra), la sostituzione dei serramenti e degli impianti di climatizzazione. Nella scelta dei materiali si dovrà prestare attenzione sia alle performance assicurate, che alla compatibilità con l’esistente, eventualmente preferendo quelli naturali o derivanti da riciclo e recupero. Per quanto riguarda l’installazione degli impianti per la climatizzazione, poi, si dovranno valutare quelli più efficienti e che permettono l’integrazione con le fonti rinnovabili, come ad esempio le pompe di calore.

Il ruolo dell’energia rinnovabile

Oltre agli interventi sull’involucro e all’installazione di impianti ad elevata efficienza, è essenziale l’installazione di impianti per la produzione di energia rinnovabile.

Edifici a emissioni zero, il ruolo dell'energia rinnovabile

Come detto in precedenza, l’obiettivo non è solo consumare poca energia, ma far sì che quella che si consuma sia a emissioni zero e, quindi, rinnovabile e pulita. La scelta può ricadere sull’autoproduzione in loco, sull’acquisto di energia verde o, dove possibile, sulla costituzione di una comunità energetica. Non mancano le tecnologie per la produzione di energia rinnovabile, che cambieranno a seconda che si tratti di piccoli edifici residenziali o di grandi strutture.

Per l’autoconsumo la scelta ricade generalmente sul fotovoltaico e sul solare termico, che possono poi essere combinati a impianti per la climatizzazione e la produzione di acqua calda sanitaria, come le pompe di calore, che a loro volta sfruttano risorse naturali, come l’aria, l’acqua e l’energia geotermica. Interessanti anche le soluzioni di teleriscaldamento, dove l’impianto centralizzato di produzione è alimentato a energia rinnovabile. Si possono distinguere anche in questo caso centrali con diverse fonti energetiche, come l’idroelettrico, il fotovoltaico, l’eolico.

Per quanto riguarda le comunità energetiche, infine, si tratta di produrre e consumare energia rinnovabile in modo condiviso, sfruttando i vantaggi che derivano dall’unione di più edifici all’interno di un’area geografica. All’interno della comunità ci sarà chi produce energia e chi la consuma, in modo istantaneo, massimizzando l’autoconsumo e riducendo al massimo l’acquisto dalla rete nazionale.

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