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Indice degli argomenti Toggle Efficienza energetica e rinnovabili in edilizia: cosa richiede l’EPBDRiqualificazione energetica: l’importanza di un lavoro sinergicoLa tecnologia in aiuto all’efficienza e alla transizione energeticaServe un approccio integratoPuntare su efficienza e transizione energetica a partire dalle cittàIncentivi, ruoli e tecnologia necessari per promuovere efficienza e transizione energetica Occorre stimolare la crescita di efficienza energetica e rinnovabili. Lo ha messo in risalto IRENA nel report “Delivering on the UAE Consensus”, dichiarando esplicitamente che occorre sforzarsi per triplicare la capacità di energia rinnovabile e raddoppiare l’efficienza energetica entro il 2030: efficienza e produzione da FER «sono fattori critici per mantenere a portata di mano l’obiettivo di 1,5 °C». Efficienza e rinnovabili dovranno trovare sempre più spazio in edilizia, nell’industria, in città, in ogni ambito dove sarà possibile ridurre i consumi e le emissioni, generando un’alternativa energetica pulita. Non è uno slogan, ma quanto richiede la nuova Energy Performance Buildings Directive (EPBD) e quanto prescrive l’Unione Europea. Come fare, guardando anche al contesto italiano, lo hanno messo in evidenza i relatori del convegno “Efficienza energetica, primo elemento della transizione energetica. cosa serve per attuarla”, tappa di avvicinamento a KEY 2025 (Rimini, 5-7 marzo 2025). Efficienza energetica e rinnovabili in edilizia: cosa richiede l’EPBD Il contributo di efficienza energetica e rinnovabili sarà essenziale in edilizia. Paola Colombo, ingegnere, Technical Expert di GBC Italia ha ricordato l’enorme potenziale in termini di riduzioni di consumi e di emissioni dal patrimonio immobiliare: in Europa, quasi il 75% degli edifici esistenti è inefficiente sotto il profilo energetico e richiederà ristrutturazioni su vasta scala. La nuova versione della Direttiva sulle prestazioni energetiche degli edifici «alza ulteriormente l’asticella sulla riduzione dei consumi energetici, stimolando a raggiungere gli obiettivi al 2030 e al 2050 fissati dall’UE». In particolare ha ricordato, tra i vari punti di interesse della direttiva, l’avvento degli edifici NZEB, a zero emissioni: essi, oltre alle doti di efficienza energetica, dovranno contare su una significativa copertura da fonti rinnovabili in loco o nelle vicinanze. Sulla stessa direttiva, Diego Zoppi, architetto e membro di Architects’ Council of Europe, ha ricordato la necessità di promuovere e sostenere la ristrutturazione degli edifici, compreso il passaggio a sistemi di riscaldamento a zero emissioni, che si conferma un obiettivo fondamentale. A questo proposito, occorre sostenere la ristrutturazione a livello distrettuale, anche attraverso ristrutturazioni industriali o di tipo seriale. Tale pratica «offre molti vantaggi poiché stimola il volume e la profondità delle ristrutturazioni e porterà a una più rapida e più economica decarbonizzazione del parco immobiliare. Le soluzioni industriali per la costruzione e la ristrutturazione degli edifici comprendono elementi prefabbricati versatili che svolgono funzioni diverse, come l’isolamento e la produzione di energia». Riqualificazione energetica: l’importanza di un lavoro sinergico La necessità di elevare le prestazioni energetiche del patrimonio edilizio sarà un compito cui saranno coinvolti gli architetti, insieme ad altre figure professionali: «ritengo che l’efficientamento degli edifici non sarà solo una questione tecnica, ma si allargherà fin dalla sfera progettuale. Servirà, quindi, che si lavori in maniera sinergica tra tutti gli esperti a corredo della filiera delle costruzioni. Una buona progettazione già oggi, ma ancor più in futuro, dovrà essere un lavoro svolto a più mani, in modo che la stessa forma dell’involucro partecipi all’efficienza energetica, ma anche contempli i principi di economia circolare, sotto forma di materiali specifici, ma anche di scelte che terranno conto anche di come gli stessi edifici parteciperanno alla strategia di confronto del clima generale. Quindi, la parte tecnica e architettonica dovranno essere connesse in modo inscindibile per produrre miglioramenti tangibili» – Diego Zoppi. La tecnologia in aiuto all’efficienza e alla transizione energetica Nel contesto edilizio, anche le soluzioni tecnologiche sono parte integrante del miglioramento. Le pompe di calore, per esempio, sono elementi cruciali per fare efficienza e per contribuire alla transizione energetica. Lo segnala la stessa IEA nel World Energy Outlook 2024, in cui si auspica una più rapida adozione delle pompe di calore, quale fattore “fondamentale per gli sforzi volti ad aumentare l’efficienza energetica e ridurre l’uso di combustibili fossili negli edifici”. Lo ha evidenziato Marco dall’Ombra, capogruppo Pompe di Calore di Assoclima, illustrando proprietà e caratteristiche di queste soluzioni essenziali per ridurre le emissioni, migliorare l’efficienza e la sicurezza energetica e aumentare la quota di energia rinnovabile consumata negli edifici, pienamente in linea con le finalità dell’Energy Performance Buildings Directive. Altrettanto importante sarà integrare sistemi in grado di gestire al meglio l’energia. A questo proposito, Roberto Rocco, specialista in system integration e consulente KNX Italia, ha ricordato come possono fornire un importante contributo i sistemi di automazione e controllo, ricordando quanto dispone la nuova EPBD. Essi sono chiamati a monitorare, registrare, analizzare e consentire continuamente di adeguare l’uso dell’energia, confrontando anche l’efficienza energetica degli edifici, rilevare le perdite d’efficienza dei sistemi tecnici per l’edilizia e informare il responsabile delle strutture o della gestione tecnica dell’edificio delle opportunità di miglioramento in termini di efficienza energetica. Tra l’altro, entro il 29 maggio 2026, dovranno anche monitorare la qualità degli ambienti interni. «L’automazione d’edificio è uno strumento al servizio dell’efficienza energetica – ha affermato Rocco –. Offre le logiche per affrontare la complessità del sistema edificio-impianto, soddisfa i requisiti della revisione più recente della Direttiva EPBD, ma consente anche di ottenere classi di efficienza energetica più elevate, nonché produce rating elevati relativi all’indicatore SRI (Smart Readiness Indicator)», contemplato nella EPBD. Serve un approccio integrato Di sicuro, per riuscire a rispondere alle richieste e agli obiettivi UE, occorre un nuovo approccio all’efficienza energetica, in Italia. Michele Perotti, Direttore delle Unità di ricerca sull’Efficienza Energetica e la Mobilità Sostenibile di AGICI, ha spiegato e motivato quanto sia necessaria una integrazione tra efficienza energetica e rinnovabili: «lo chiede il mercato, lo chiedono gli obiettivi sfidanti come sistema paese. È coerente con le logiche di decarbonizzazione dei singoli individui, consumatori, industrie, ma anche sistemiche, è coerente con i principi di decentralizzazione del sistema energetico, alla base del concetto di transizione energetica e alla finalità di una maggiore flessibilità del sistema elettrico. È un modo per ridurre il prelievo dalla rete, quindi stabilizzando dal punto di vista anche economico il costo che i consumatori sostengono, migliora la redditività degli interventi. Si può lavorare già da subito per modificare il quadro di policy per permettere raggiungere effettivamente una promozione integrata per l’efficienza energetica e fonti rinnovabili». Ha messo in luce, con dati a supporto, come gli investimenti integrati sono più profittevoli rispetto alla somma dei due interventi separati (efficienza e rinnovabili). Inoltre, gli investimenti integrati permettono di abbattere più CO2e a un costo unitario inferiore rispetto alla somma degli interventi separati. Puntare su efficienza e transizione energetica a partire dalle città In questo percorso di integrazione tra efficienza energetica e rinnovabili, le città sono chiamate una voce importante in capitolo. Come? Una risposta la offre Parma, prima città italiana – insieme a Firenze – a ricevere l’approvazione da parte della Commissione Europea del contratto climatico che la impegna a raggiungere la neutralità climatica entro il 2030. Questo contratto consta in un piano d’azione con 130 azioni suddivise in 5 settori chiave. Tra le attività su cui sta lavorando l’amministrazione comunale della città emiliano-romagnola c’è il progetto di fattibilità finalizzato alla preparazione della procedura e documentazione di gara per l’Energy Performance Contract su edifici energivori comunali e che contemplano anche interventi riguardanti l’installazione di impianti di solare termico e fotovoltaico. Sulla produzione di energia da fonti rinnovabili, lo stesso comune ha effettuato un’analisi del potenziale solare cittadino, ma ha anche costituito (insieme a Università degli Studi di Parma, AUSL, CNR) la Fondazione CER Parma 2030 per promuovere le comunità energetiche cittadine. Il ruolo delle città diventa quindi essenziale per promuovere attività capaci di conciliare approcci integrati tra efficienza e transizione energetica. «Le città devono agire come facilitatori, cercando di coinvolgere cittadini e imprese, lavorando con loro, educandoli e coinvolgendoli attivamente sui temi della sostenibilità e della transizione. Inoltre, devono facilitare la possibilità di attrarre finanziamenti, pubblici e privati, fondamentali per attivare la transizione energetica», ha affermato Marco Mordacci, responsabile dell’Ufficio Sostenibilità ed Energy Manager del Comune parmense. Incentivi, ruoli e tecnologia necessari per promuovere efficienza e transizione energetica Gli strumenti incentivanti per favorire interventi di efficienza energetica e stimolare lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili ci sono. Uno dei più recenti è il Piano Transizione 5.0, nato per sostenere il processo di transizione digitale ed energetica delle imprese e che per ora non ha avuto il riscontro sperato: su 6,3 miliardi di euro di finanziamenti stanziati ne sono stati mobilitati solo 50 milioni. Come hanno evidenziato Luca Melioli e Francesco Colli, titolari dello studio d’ingegneria e formazione IngFor, la gestione del Piano è assai complessa e i tempi sono ristretti. Hanno anche ricordato che vengono vagliati e incentivati progetti di innovazione avviati entro il 31 dicembre 2025, interessando sia soluzioni per il monitoraggio continuo dei consumi e per fare efficienza energetico mediante raccolta ed elaborazione dei dati, o interventi (trainati) inerenti impianti per la produzione energetica da rinnovabili. Hanno ricordato, quale condizione essenziale, la riduzione dei consumi minimi complessivi di almeno il 3% sulla struttura produttiva oppure la riduzione dei consumi dello specifico processo interessato dall’investimento di almeno il 5%. Per cogliere le opportunità offerte, sia sotto forma di benefici che di incentivi, le aziende devono lavorare in un’ottica di progettazione e contemplare figure dedicate, come l’energy manager e/o l’EGE (esperto nella gestione dell’energia). «L’energy manager gioca un ruolo essenziale per la transizione energetica», ha sottolineato Jacopo Romiti, ingegnere, membro FIRE (Federazione Italiana per l’uso Razionale dell’Energia), ricordando che il professionista può essere dipendente o anche consulente dell’azienda. «Energy manager ed EGE sono figure che esprimono competenza in ambito energetico. Occorre promuovere la formazione e la necessità, da parte delle imprese, di investire in formazione anche sui temi dell’efficienza e della transizione energetica perché è fondamentale al fine di raggiungere gli obiettivi sfidanti fissati». Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici Commenta questo approfondimento
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