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Indice degli argomenti: Fotovoltaico al posto dell’amianto: il Decreto FER1 e le criticità Le redditività differenti tra Nord e Sud Italia RED II: cosa va e cosa no PNRR: fotovoltaico al posto dell’amianto nell’Agrisolare Installare il fotovoltaico al posto dell’amianto permetterebbe di ottenere sensibili vantaggi per la produzione di energia da rinnovabili e di risolvere un grave problema di salute e ambientale che in Italia nel 2020 ha provocato circa 7mila morti per esposizione alla fibra. Nel nostro Paese ci sono circa 370mila strutture contenenti amianto tra edifici privati e pubblici e siti industriali per una superficie totale stimata di circa 58milioni di metri quadrati, ricorda Legambiente in un report del 2018. «Pensare di sostituire buona parte di queste coperture con fotovoltaico significherebbe poter stimare una potenzialità di almeno 5-6 GW aggiuntivi. È un enorme potenziale, che servirebbe anche a risolvere un problema tanto annoso quanto grave per le ripercussioni sulla salute», sottolinea Attilio Piattelli, vicepresidente di Italia Solare, associazione da tempo attiva anche su questo tema. Gli stimoli previsti per legge ci sono, ma finora non hanno dato i risultati attesi. I motivi sono diversi. Fotovoltaico al posto dell’amianto: il Decreto FER1 e le criticità Le misure più recenti pensate per incentivare l’installazione di fotovoltaico al posto dell’amianto fanno riferimento al “decreto FER 1” (D.M. 04/07/2019). Esso ha previsto un registro dedicato esclusivamente agli impianti che avevano necessità di rimuovere questo materiale (Registro A2). «È stata una decisione interessante perché prevedeva una particolare attenzione sul tema. Tuttavia, per come è stato strutturato il tutto, anche a distanza di tempo dall’uscita del decreto, il modello ha mostrato delle carenze. La prima è legata al fatto che questo incentivo è stato pensato in modo del tutto esclusivo per impianti fotovoltaici fino a 1 MW – evidenzia Piattelli –. Considerando che l’incentivo non è finalizzato allo smaltimento dell’amianto, ma per la produzione di energia da impianti FV, cui viene erogato un contributo aggiuntivo specifico per la rimozione dell’amianto, è necessaria una proporzionalità tra superfici di amianto rimosse e impianti FV realizzati». Giusto per capire: con un impianto inferiore a 1 MW è possibile in genere smaltire fino a 8-10 mila metri quadri di amianto, «oltre no perché altrimenti il costo di smaltimento diventa eccessivo e non sostenuto dal contributo ricevuto». I prezzi per smaltire l’amianto variano molto, ma si possono stimare tra i 40 e i 70 euro al metro quadro se si considera non solo lo smaltimento, ma anche il rifacimento delle coperture (in funzione degli strati di amianto da rimuovere e delle caratteristiche delle nuove coperture). «Il limite del dispositivo di legge è che sopra 1 MW di potenza non sono stati previsti incentivi, con il risultato che in molti casi i proprietari di siti con superfici importanti di amianto (15/20mila mq) non riescono ad accedere alla misura o riescono a farlo solo parzialmente», specifica il vicepresidente di Italia Solare. Le redditività differenti tra Nord e Sud Italia Altro punto critico è legato al fatto che l’incentivo viene erogato sulla produzione. Lo sbilanciamento, in termini di produzione e redditività, è sensibile nel caso di impianti realizzati al Sud Italia rispetto al Nord. La differenza è evidente: si va dai 1000 – 1100 kWh/kW/anno della pianura padana ai 1200-1300 del centro Sud fino ai 1400-1500 in Sicilia. «Aggiungo infine che la misura è stata studiata non correttamente per quanto riguarda le redditività messe in campo. Ci sono molti siti industriali, ma soprattutto si contano numerose aziende agricole in cui è presente in maniera significativa l’amianto. La bonifica dall’amianto richiede investimenti sostanziosi e tempi di rientro che mal si conciliano con necessità e disponibilità imprenditoriali». Per comprendere meglio: si parla di payback time variabili tra i 10 anni al Sud Italia e 15 anni al Nord Italia, troppo elevati perché un imprenditore possa pensare di realizzare in proprio l’investimento. Finora con il FER1 sono stati messi a bando 800 MW. Per ogni MW si possono valutare quantitativi di smaltimento amianto che oscillano da 6mila a 8-10mila metri quadri, si può quindi pensare di smaltire complessivamente circa 5 – 6 milioni di metri quadri. Pensando che in Italia ce ne sono circa 58 milioni solo di coperture, il FER1 permette di bonificare meno del 10% della superficie totale oggi presente. RED II: cosa va e cosa no Il decreto di recepimento della Direttiva europea RED II prevede anch’esso misure incentivanti per la rimozione amianto, il rifacimento delle coperture e la realizzazione di impianti FV. «Con i nuovi meccanismi in arrivo sarebbe consigliabile tentare di porre rimedio ai problemi che ha evidenziato il FER1. In particolare, sarebbe opportuno prevedere incentivi variabili con la latitudine, in modo da rendere omogenea la redditività. Analogamente bisognerebbe che i contributi siano previsti anche per gli impianti maggiori di 1 MW. Inoltre andrebbero diminuiti i tempi di rientro dell’investimento in caso di investimento diretto delle aziende con l’introduzione, solo per questo caso specifico, di tariffe maggiorate o contributi aggiuntivi cumulabili». PNRR: fotovoltaico al posto dell’amianto nell’Agrisolare Anche il PNRR potrà offrire uno stimolo incentivante per il fotovoltaico al posto dell’amianto. A fine marzo è stato firmato il decreto da 1,5 miliardi di euro che dà il via alla redazione dei bandi per Agrisolare finanziati dal Piano. I bandi potranno essere pubblicati a seguito di OK definitivo ricevuto da Bruxelles sul decreto. La struttura del decreto prevede contributi a fondo perduto espressamente dedicati alle aziende agricole e alle aziende del settore agrifood per 1,5 miliardi destinati alla realizzazione di specifici interventi riguardanti la realizzazione di impianti fotovoltaici da realizzare sulle coperture dei fabbricati anche con contestuale rifacimento delle stesse, per il miglioramento delle condizioni climatiche interne, e, se presente, prevedono anche la rimozione dell’amianto. Anche in questo caso, però, si evidenziano delle criticità: «il contributo previsto per le aziende agricole viene assegnato per realizzare impianti tali da non superare il consumo medio annuo aziendale – rileva Piattelli –. Il rischio è incentivare l’installazione di impianti di dimensioni contenute e che non permettano la rimozione di tutto l’amianto presente in azienda. Sarebbe stato opportuno prevedere una misura che incentivasse lo smaltimento di tutto l’amianto presente in azienda o la possibilità di poter aumentare la dimensione degli impianti solari anche oltre i limiti di consumo annuale e solo nel caso di presenza dell’amianto, in modo da coprire tutta la superficie che si va a sostituire». Si legge, infatti nel decreto che gli interventi ammissibili all’agevolazione devono prevedere l’installazione di impianti fotovoltaici con potenza di picco non superiore a 500 kWp. Il contributo offerto varia in base ai kilowatt installati e si arriva a 700 euro per ogni kW di fotovoltaico installato ma la potenza FV installata deve prevedere una produzione massima che non superi la media dei consumi annui dell’azienda. «Come Italia Solare abbiamo già fatto più volte osservazioni al FER1 mettendo in rilievo le problematiche emerse – conclude Piattelli –. Purtroppo però non sempre veniamo consultati prima che escano le norme e poi è sempre difficile porre rimedio una volta che queste sono divenute definitive». Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici Commenta questo approfondimento
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