Greenwashing, ecco cosa prevede la legge Ue e come riconoscerlo

Il greenwashing è una pratica di marketing ingannevole che molte aziende utilizzano per apparire più sostenibili di quanto siano realmente. Con l’aumento della consapevolezza ambientale, l’Unione Europea ha introdotto una nuova legge per contrastare il greenwashing e proteggere i consumatori. Cosa prevede la normativa e come riconoscere i prodotti davvero sostenibili.

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Greenwashing, ecco cosa prevede la legge Ue e come riconoscerlo

Il termine anglosassone “greenwashing” è entrato ormai a far parte del nostro vocabolario. Per chi ancora non ne conoscesse il significato, per greenwashing si intende la condotta scorrette di alcune aziende (spesso multinazionali) che occultano, con specifiche strategie di marketing, il loro impatto negativo sull’ambiente.

Il greenwashing è una pratica largamente diffusa, sia nelle imprese agroalimentari che tessili, e diramata su scala internazionale. Fortunatamente la fetta di consumatori attenti all’impatto ambientale è sensibilmente cresciuta negli ultimi anni, tanto da rendere necessaria una legge ad hoc.

Per questo motivo il Parlamento europeo ha dato il via libera a una legge contro il greenwashing, con regole ben precise che proteggono i consumatori dalle aziende che mettono in pratica forme di comunicazione ingannevoli.

Legge Greenwashing: ecco cosa prevede

La trasparenza è l’elemento chiave che permette ai consumatori di riconoscere le aziende che rispettano le normative ambientali e quelle che, invece, mentono mettendo in pratica condotte dannose per i lavoratori e per l’ambiente. La trasparenza aziendale, infatti, è al centro della legge contro il Greenwashing approvata dal Parlamento Ue il 17 gennaio 2024, con 593 voti favorevoli, 21 contrari e 14 astensioni.

Legge Greenwashing approvata dall'UE: ecco cosa prevede

Il fine ultimo del testo di legge è proteggere i consumatori dalle pratiche commerciali ingannevoli di moltissime aziende le quali, grazie a spot, etichette e frasi fuorvianti, fanno veicolare informazioni non veritiere sul rispetto dell’ambiente. La legge contro il Greenwashing, dunque, vuole aiutare i cittadini europei ad acquistare consapevolmente generi alimentari, servizi, prodotti per l’igiene della casa e per la cura della persona, indumenti e quant’altro.

A tal fine l’elenco delle pratiche commerciali scorrette diventerà più corposo, imponendo nuovi divieti alle aziende che usano “l’ambientalismo di facciata” e promuovo “l’obsolescenza programmata”.

Regole più severe per le etichette dei prodotti

Spesso il consumatore finale viene ingannato da pubblicità ed etichette che, falsamente, si dichiarano rispettose dell’ambiente, usando termini come “green”, “bio”, “eco” e così via. Termini che, in alcuni casi, si rivelano molto lontani dai metodi di produzione delle aziende.

Greenwashing: regole più severe per le etichette dei prodotti

L’Ue prevede adesso una regolamentazione più severa sull’utilizzo delle etichette, per evitare che l’utente finale venga “ingannato”. Potranno utilizzare i termini sopra elencati soltanto i marchi la cui sostenibilità sia stata certificata da enti autorizzati.

Garantire la durabilità dei prodotti

L’obsolescenza programmata è ormai diffusa su larga scala, e non soltanto per i prodotti tecnologici come tablet, telefoni e PC.

La legge contro il Greenwashing promuove maggiore attenzione alle informazioni sulla garanzia dei singoli prodotti. Date di scadenza, termini e condizioni, dovranno essere più visibili e chiare.

Vietate le informazioni inesatte o infondate sulla durata e anche le dichiarazioni false sulla possibilità di riparare il prodotto.

Greenwashing, come riconoscere se un prodotto è sostenibile

Riconoscere le aziende che usano il greenwashing non è affatto semplice. Questo fenomeno infatti viene alimentato grazie a strategie di marketing ben architettate, tanto da trarre in inganno anche i consumatori più attenti. I marchi sotto accusa usano etichette di colore verde, carta riciclata, con spot pubblicitari emozionali e fuorvianti. Una strategia mirata a far credere al consumatore di acquistare un bene che non nuoce alla salute, al pianeta e agli animali o che il ricavato verrà usato per scopi ambientali.

In questo mare di pratiche commerciali scorrette, esistono però alcuni indicatori che confermano l’affidabilità di un certo marchio, si tratta delle certificazioni.

Sono ad esempio:

  • Uni En Iso 14024, rilasciata da un ente terzo, relativamente a prodotti con un ridotto impatto ambientale;
  • Uni En Iso 14025, rilasciata da un organismo accreditato e indipendente, per prodotti con ridotto impatto ambientale dell’intero ciclo di vita, dalla produzione alla messa in commercio;
  • marchio europeo Ecolabel, un marchio che attesta elevati standard ambientali e promuove l’economia circolare.

Queste elencate sono alcune delle certificazioni più importanti che si possono trovare sulle etichette o sul retro dei prodotti, indicatore del fatto che l’azienda produttrice non sta utilizzando il greenwashing.

Quando entra in vigore la nuova normativa

L’iter di approvazione del testo di legge non è ancora concluso. Il prossimo step è il passaggio della direttiva al Consiglio che dovrà votare il via libera definitivo. A quel punto la Direttiva sarà pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale e, a partire dalla data di pubblicazione, gli Stati membri avranno 24 mesi di tempo per recepirla internamente.

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