Progetto europeo tunES: misurare le performance degli edifici

Il progetto europeo tunES vede il coinvolgimento di differenti soggetti, tra cui l’ENEA, per lo sviluppo di un sistema efficace per misurare le performance degli edifici, arrivando a creare un’integrazione tra l’indice SRI e l’APE.

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Progetto europeo tunES: misurare le performance degli edifici

Il progetto tunES è finanziato dalla Commissione Europea e si pone l’obiettivo di individuare le modalità e le soluzioni per aumentare l’efficacia dell’Attestato di Prestazione Energetica APE e di integrare l’indice SRI, Smart Readness Indicator.

Una necessità strettamente connessa alla recente accelerazione richiesta al comparto edile in tema di efficienza energetica e riqualificazione. Con gli obiettivi europei posti per il 2050 dal piano Fit for 55 e con le nuove regole dettate dalla Direttiva Case Green, infatti, l’impegno che tutti i Paesi membri dovranno porre in questo ambito è davvero importante. In parallelo si muove anche la necessità di formare le persone e indirizzare il mercato verso dinamiche più virtuose.

L’APE, al momento, è uno strumento che può aiutare a effettuare valutazioni, analisi dell’esistente e del patrimonio italiano, ma anche a far comprendere alle persone quanto è o meno efficiente e performante la propria casa o l’edificio in cui si studia o lavora.

Il progetto tunES: chi ci sta lavorando e cosa prevede

Come anticipato, il progetto tunES riguarda l’APE e il nuovo indice SRI e prevede il coinvolgimento di sette differenti agenzie nazionali per l’energia, tra cui anche ENEA, rappresentativa per l’Italia. Il progetto si articola in cinque aree di studio, che prevedono lo svolgimento di diverse tipologie di attività, tra cui ad esempio l’aggiornamento degli strumenti di calcolo utilizzati per la redazione dell’attuale Attestato di Prestazione Energetica. L’ENEA è proprio coinvolta in prima linea per la gestione dei database e per lo sviluppo dell’indice RSI.

Il progetto tunES: chi ci sta lavorando e cosa prevede

Secondo il referente scientifico di ENEA Di Pietra “Il progetto tunES sarà uno strumento importante per condividere e diffondere le buone pratiche di Certificazione Energetica degli Edifici e dello Smart Readiness Indicator, individuando le policy più appropriate anche attraverso il coinvolgimento degli stakeholder di settore. Siamo convinti che integrare l’SRI nella certificazione APE restituisca una fotografia più completa dei nostri edifici”.

Armonizzare l’indice SRI e l’APE offrirebbe importanti vantaggi, tra cui senza dubbio una maggior uniformità dei risultati e una semplice rapportabilità a livello europeo.

Che cos’è l’indice SRI

L’indice SRI Smart Readness Indicator è stato introdotto dall’Unione Europea nel 2018 con lo scopo di introdurre uno strumento utile a valutare in modo qualitativo il livello di intelligenza raggiunto dagli edifici. Il suo grande vantaggio è quello di essere concepito come un indicatore comune a livello europeo. Un vantaggio non indifferente, che permette di parlare “la stessa lingua” quando si tratta di prontezza dell’edificio in termini di smartness, confrontando in questo modo edifici di differenti provenienze.

Viene espresso tramite un valore percentuale, significativo per fornire un’idea rispetto al collocamento dell’edificio oggetto di analisi rispetto al massimo livello di intelligenza raggiungibile oggi da un immobile ideale. Ciò che davvero si vuole misurare è quanto il patrimonio edilizio sia in grado di soddisfare le necessità dei suoi occupanti in termini di salute, comfort e sicurezza, oltre di raggiungere adeguati livelli di efficienza energetica.

Che cos’è l’indice SRI

L’indice SRI, in particolare, deriva da una metodologia di valutazione multicriterio, che attraverso 9 ambiti (riscaldamento, raffrescamento, acqua calda sanitaria, ventilazione, illuminazione, copertura dinamica dell’edificio, elettricità, ricarica dei veicoli, controllo e gestione) di classificazione dei servizi disponibili, approfondisce le caratteristiche e le prestazioni dell’edificio.

A seconda delle funzionalità e del livello di innovazione, ciascuno arriva ad ottenere un determinato “punteggio”. La logica è quella di valutare l’impatto dei servizi individuati in termini di risparmio energetico, flessibilità, comfort, convenienza, benessere e salute, manutenzione e informazione per l’utente.

L’applicazione di ENEA dell’indice SRI al patrimonio esistente

ENEA ha già lavorato al tema dell’applicazione e dell’utilizzo del SRI. Già all’interno del programma nazionale di Ricerca di Sistema elettrico, infatti, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile ha redatto un rapporto per la valutazione del potenziale di smartness del patrimonio esistente italiano.

L’applicazione di ENEA dell’indice SRI al patrimonio esistente

Un lavoro svolto in collaborazione con l’Università di Cassino e del Lazio Meridionale. I risultati sono stati ottenuti proprio applicando l’indice SRI al costruito, scegliendo diversi casi studio adatti allo scopo. In ogni caso, l’indice SRI solleva ancora alcuni dubbi in molti operatori del settore, ma il progetto tunES potrebbe essere l’occasione per individuare soluzioni concrete ed efficaci, anche in ottica di integrazione con gli standard esistenti. Indubbiamente, rimane aperta la sfida della formazione e delle conoscenze degli operatori del settore, generalmente ancora carenti in materia.

L’efficienza energetica è un prioritario obiettivo europeo

L’importanza che l’Europa sta ponendo nell’efficientamento energetico è frutto della presa di coscienza di quanto, oggi, gli impatti ambientali generati dalle attività umane siano decisamente andati oltre i limiti auspicabili. Un cambio di rotta è ormai “obbligatorio” e nascono, di conseguenza, nuove normative e regolamenti che indirizzano in modo deciso verso un’economia sempre più sostenibile.

L’efficienza energetica è un prioritario obiettivo europeo

Nelle azioni portate avanti dall’Europa, l’edilizia riveste un ruolo significativo e viene oggetto di obiettivi e standard particolarmente ambiziosi. Difatti, gli edifici europei sono responsabili del 40% dei consumi di energia primaria e del 36% delle emissioni di gas a effetto serra. È evidente, pertanto, che non possa essere un settore secondario, né che possa essere trascurato quando l’obiettivo è la decarbonizzazione entro il 2050. Già nel 2020, con la Renovation Wave, si parlava di riqualificare 35 milioni di edifici entro il 2030. Oggi, con la recente EPBD, nota come “Direttiva Case Green”, gli edifici più energivori dovranno necessariamente essere riqualificati e lo SRI diventerà operativo.

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