Rinnovabili in Sardegna: la moratoria della Regione, tra favorevoli e contrari

La decisione della Giunta regionale sarda di bloccare per 18 mesi interventi di installazione di impianti rinnovabili in nome della tutela e salvaguardia dell’ambiente e del paesaggio trova pareri favorevoli e contrari. Ma è bene comprendere il contesto energetico in cui la vicenda si inquadra

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Rinnovabili in Sardegna: la moratoria della Regione, tra favorevoli e contrari

La moratoria sullo sviluppo di nuovi impianti da fonti energetiche rinnovabili in Sardegna parte dal disegno di legge, approvato dalla Giunta, sulle “Misure urgenti per la salvaguardia del paesaggio, dei beni paesaggistici e ambientali”.

Come precisato nella relazione illustrativa, il provvedimento è finalizzato

“a garantire che lo sviluppo e la realizzazione di nuovi impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili avvenga in un contesto di tutela e salvaguardia dell’ambiente e del paesaggio”.

Il testo del ddl – che dovrà essere esaminato dal nuovo Consiglio Regionale per l’eventuale approvazione – riporta quanto scritto nell’articolo 9 della Costituzione, che prevede che sia la Repubblica sia le Regioni, in conseguenza e ai sensi dell’articolo 114 della Costituzione, “si adoperino al fine di garantire la salvaguardia e la tutela dell’ambiente e del paesaggio”.

Il ddl “detta una disciplina transitoria”, in quanto – specifica la stessa Regione – è ancorata all’approvazione della legge regionale sull’individuazione delle aree idonee ai sensi dell’articolo 20, comma 4 del decreto legislativo 199/2021, e al successivo, e necessario, adeguamento del Piano Paesaggistico Regionale “e comunque per un periodo non superiore ai 18 mesi”.

La decisione è stata motivata dalla Presidente della Regione, Alessandra Todde, non come un attacco alle rinnovabili. Scrive, infatti, a tale riguardo:

«Non mi stancherò di ripetere che siamo convintamente a favore della transizione ecologica ma totalmente contrari a chi, riempiendosi la bocca di parole come tutela dell’ambiente o sostenibilità, specula e lucra barbaramente su territorio, suolo e paesaggio».

Nel proprio profilo Facebook, ha sottolineato che la decisione è temporanea: «tutti i nuovi interventi di istallazione saranno bloccati per un massimo di 18 mesi e noi, in questo stesso lasso di tempo, lavoreremo all’individuazione di tutti gli strumenti legislativi opportuni per impedire lo scempio che si sta prospettando nella nostra Isola».

Tuttavia è stata chiara sulla finalità della decisione: «non possiamo più permettere che il nostro territorio venga calpestato ed è giusto che la Regione si adoperi per garantire la salvaguardia e la tutela dell’ambiente e del paesaggio».

Todde ha specificato che dal provvedimento sono state volutamente escluse sia gli impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili finalizzati all’autoconsumo, sia quelli rientranti nelle comunità energetiche.

La moratoria ha innescato – come prevedibile – diverse reazioni, favorevoli e contrarie.

La situazione energetica in Sardegna

Prima, però, di presentare le posizioni pro o contro la moratoria sulle rinnovabili in Sardegna va delineato la situazione energetica che vive la regione.

La situazione energetica in Sardegna

Secondo i dati diffusi nel 2023 dalla Regione nel monitoraggio del Piano energetico ambientale, tre quarti dell’energia prodotta nell’Isola deriva da combustibili fossili, in parte da carbone (33%) e in parte da gas naturale (34%). L’energia eolica contribuisce col 13%, quella da fotovoltaico col 9% e l’energia idraulica conta per il 3%.

La produzione lorda di energia elettrica in Sardegna si attesta sui 1.130 kilotep, dei quali il 61% viene consumato in Sardegna, il 24% circa viene esportato verso estero ed altre regioni e il 6,6% viene disperso dalle perdite di rete.

La questione sulle rinnovabili in Sardegna è complessa: in base ai dati Terna, all’inizio del 2023 erano installati in Sardegna impianti eolici e fotovoltaici per una capacità complessiva lorda pari a 2,24 GW – di cui 1,1 eolico e 1,14 solare fotovoltaico – il 6,1% della capacità complessiva installata in Italia. La Sardegna, è oggi la settima regione italiana per capacità installata, la sesta se si guarda al solo eolico.

Tuttavia, secondo quanto riporta il dossier del Centro Studi della CNA Sardegna, anche facendo riferimento alle richieste di connessione arrivate a Terna nell’ultimo biennio

“la Sardegna è la terza regione italiana per capacità degli impianti, eolici e solari, che hanno avviato l’iter per l’autorizzazione alla connessione alla rete energetica nazionale. I numeri sono ancora più grandi: nel caso dell’eolico si tratta di 34,7 GW (contro gli attuali 1,1) tra siti on-shore e siti off-shore, mentre nel caso del solare si arriva a 23 GW (1,14 quelli attuali)”.

Come rileva la stessa CNA regionale, se tutte queste richieste dovessero concludersi con l’effettiva realizzazione dell’impianto, la Sardegna diventerebbe la seconda regione italiana, dopo la Basilicata per potenza installata in rapporto alla popolazione, sia per l’eolico, sia per il fotovoltaico, assorbendo circa il 16% della potenza totale installata nel Paese (contro il 6% di oggi). In questo scenario, partendo da una stima della produzione energetica rinnovabile “potenziale” (qui si usa la media annua del 2022 per i GWh prodotti in rapporto alla potenza unitaria installata), la Sardegna arriverebbe a produrre circa 54mila GWh/a da impianti eolici e 41.800 da fotovoltaico, si tratta di circa 11,8 volte i consumi elettrici annui dell’Isola, un dato che la porrebbe alle spalle soltanto di Basilicata (14,6) e Molise (12,4).

La moratoria sulle rinnovabili in Sardegna: i favorevoli…

Questa sovra produzione da rinnovabili in Sardegna desta preoccupazione negli stessi vertici della CNA Sardegna che, in una nota, parlano di «assalto indiscriminato che si profila sul territorio dell’isola guardando alle istanze di connessione di nuovi impianti presentate a Terna nell’ultimo biennio». Da qui si profila l’urgenza di un’intesa Governo-Regione «che definisca una disciplina per l’individuazione delle superfici e delle aree idonee per l’installazione di impianti a fonti rinnovabili nel rispetto delle esigenze di tutela del territorio e dell’ambiente privilegiando l’utilizzo di superfici edificate, le aree industriali e artigianali come proposto da CNA. La transizione energetica deve avvenire in maniera ordinata e pianificata, sbarrando la strada a speculatori e facilitatori interessati a lucrare sui beni pubblici».

Si schiera a favore della moratoria della Regione anche Italia Nostra Sardegna. Essa «ritiene che con la decisione di sospendere le autorizzazioni di ogni nuovo insediamento di impianti industriali per la produzione di energia elettrica, nelle more di una corretta e improcrastinabile pianificazione energetica e paesaggistica, si sia finalmente imboccata la strada giusta». Secondo la stessa, la decisione è arrivata dopo che «associazioni e Comitati di cittadini chiedevano, ormai da troppi anni ad amministratori regionali resi sordi dalla subalternità culturale allo Stato e ciechi dagli interessi locali».

La moratoria sulle rinnovabili in Sardegna. Favorevoli e contrari

Sulla decisione di salvaguardare e tutelare l’ambiente e il paesaggio si è mossa anche L’Unione Sarda. In un articolo pubblicato lo scorso 27 aprile, si riporta l’operazione di acquisto da parte una società fotovoltaica cinese del «più imponente progetto solare mai pianificato in Italia e in Europa». E apre così: «con un vero e proprio blitz finanziario, la Cina mette le mani su mille ettari di terreni nel nord Sardegna».

Non solo: lo stesso quotidiano “lancia l’allarme anche a Guspini «a causa dei numerosi progetti agrivoltaici, progetti pronti a strappare territorio utile per lo sviluppo e l’economia».

In campo politico, i gruppi di maggioranza in Consiglio regionale appoggiano la moratoria, promuovendo una mozione in cui viene proclamata una giornata di mobilitazione, analisi, studio e proposta sul tema. «La mozione è una chiamata alle armi ai sardi affinché ci si mobiliti dinanzi a quello che si annuncia come un vero e proprio assalto alla nostra isola», ha motivato Salvatore Corrias (PD), neo presidente della commissione Autonomia e riforme dell’Consiglio regionale.

L’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) lancia la petizione per una moratoria nazionale delle autorizzazioni per nuovi impianti di produzione energetica da fonti rinnovabili. «Una norma regionale che preveda la moratoria delle procedure ovvero la sospensione delle autorizzazioni delle centrali eoliche e fotovoltaiche sul proprio territorio regionale verrebbe con altissima probabilità ancora una volta impugnata per conflitto di attribuzioni (art. 127 Cost.) dallo Stato davanti alla Corte costituzionale con esiti abbastanza prevedibili».

…e i contrari

Il rischio che la moratoria della Regione sulle rinnovabili in Sardegna possa decadere è tutt’altro che remota. Lo evidenzia il commento del parlamentare sardo della Lega, Dario Giagoni affidato al proprio profilo social: il deputato parla di «Far west Eolico» e di «carta straccia» riferendosi alla moratoria regionale. «Verrà sicuramente impugnata dal Governo per conflitto di attribuzioni dello Stato davanti alla Corte costituzionale».

A proposito di eolico, proprio l’associazione di riferimento, ANEV, in una nota ha affidato il proprio parere critico sulla posizione della Giunta regionale.

«La previsione normativa contenuta nel provvedimento che dovrà passare dal Consiglio, ha dell’incredibile e sembra figlia di un accanimento, visto negli ultimi mesi di campagna elettorale nell’isola, verso le fonti pulite, che finirebbe per avvantaggiare solo il gas e le centrali a carbone».

E aggiunge: «oltre all’atteggiamento irrispettoso delle norme vigenti, che è bene ricordare che già definiscono le aree idonee, quelle non idonee e i criteri di valutazione di impatto ambientale di tali infrastrutture, e l’attacco duro al Ministero e alle altre Regioni che avevano già lavorato ad una bozza avanzata di provvedimento, lascia stupiti l’assoluta indifferenza per i moltissimi imprenditori italiani (la maggior parte) e internazionali che stanno investendo risorse in questa meravigliosa isola e che saranno costretti a lasciare a vantaggio delle solite fossili sarde».

La moratoria sulle rinnovabili in Sardegna. Favorevoli e contrari

La decisione dell’Esecutivo regionale ha sollevato critiche da Greenpeace Italia, Legambiente, Kyoto Club, WWF Italia, associazioni ambientaliste unite insieme nell’alleanza Sardegna Rinnovabile.

In una nota congiunta, affermano le associazioni:

«Proporre oggi un blocco alle fonti rinnovabili non solo è anacronistico, ma rischia di essere poco responsabile, proprio mentre il G7 Ambiente conferma la volontà di abbandonare i combustibili fossili e di lavorare per triplicare le fonti rinnovabili in modo da contrastare l’avanzare del cambiamento climatico»

L’alleanza Sardegna Rinnovabile mette in chiaro che il suo non è un attacco alla tutela di ambiente e paesaggio. Tutt’altro, «crede fermamente nella centralità del rispetto del territorio e dei suoi intrinseci valori», ma ritiene che le fonti rinnovabili «debbano non solo essere integrate nel territorio, ma anche costruite per il territorio, con il coinvolgimento di tutti gli attori pubblici e della società civile».

Anche per questo la moratoria viene definita «anacronistica» e in difesa degli «interessi del mondo delle energie fossili». Con il phase-out dal carbone rimandato a gennaio 2029, in attesa che venga realizzato il Tyrrhenian Link, «lo sconsiderato piano di metanizzazione dell’isola, descritto anche nella prima bozza del Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC), e una così forte avversione per le energie rinnovabili, la Sardegna rischia di rimanere indietro e di non cogliere l’opportunità di un’economia verde e prospera».

Leggi anche “Moratoria sulle rinnovabili in Sardegna: la parola agli esperti (sardi)

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