Una Sponge City a misura di cambiamento climatico

A Busto Arsizio (VA) prende forma la Sponge City, il progetto di città-spugna che riqualifica il centro storico combinando azioni di depaving per la deimpermeabilizzazione del suolo e di rinverdimento. Obiettivo, facilitare il deflusso in sicurezza delle acque meteoriche e insediare specie arboree ed erbacee a basse esigenze idriche e manutentive, adatte all’ambiente urbano e alle trasformazioni indotte dal cambiamento climatico.

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A Busto Arsizio una Sponge City a misura di cambiamento climatico
Sponge City a Busto Arsizio: via Cavallotti a lavori conclusi

Strade urbane in grado di assorbire le acque meteoriche. Aree verdi che migliorano il microclima. Aiuole a raso in gradi di regolare il deflusso delle acque piovane. E, soprattutto, niente auto in transito o parcheggiate lato strada. Per un centro storico che, nel suo complesso, si prepara a diventare una ZTL Green grazie a una Nature Based Solution.

Busto Arsizio, in provincia di Varese, ha inaugurato nei giorni scorsi i primi interventi per la realizzazione della Sponge City, la città-spugna capace di attivare risorse e strumenti di resilienza contro i rischi e i danni causati dal cambiamento climatico, a partire dai fenomeni meteorologici estremi. Reintroducendo natura e biodiversità nell’ambiente urbano. Il progetto ha ottenuto da Regione Lombardia un finanziamento nell’ambito del bando “Sviluppo dei distretti del commercio 2022–2024”, pari alla metà del costo totale di 864mila euro, con lo scopo di valorizzare l’identità e l’attrattività dell’area e favorirne la fruizione libera e in sicurezza di pedoni, ciclisti e utenza debole.

La natura torna in città

Al centro dell’intervento sono le tre vie Cavallotti, Bramante e Porta, nelle vicinanze della cinquecentesca chiesa santuario di Santa Maria di Piazza, per le quali il progetto ha previsto la trasformazione da strade di transito e parcheggio di autoveicoli a ZTL pedonale, dotata di aiuole, panchine e dehors.

Sponge City a Busto Arsizio: via Cavallotti prima dei lavori
Via Cavallotti prima dei lavori

Il sistema viario riqualificato costituisce l’estensione della vasta area pedonale già esistente nel centro storico, implementata con nuove aree verdi in piena terra, e definisce un sistema a rete continuo e riconoscibile per coerenza compositiva e paesaggistica tra componenti di progetto (materiali, arredi, trama grigio-verde) e attrezzature per la fruibilità (sedute, dehors, tracciati di percorribilità sicura).

L’obiettivo, spiega Flora Vallone, architetto e vice presidente nazionale dell’Associazione italiana per l’ingegneria naturalistica (Aipin), “è valorizzarne identità, attrattività e fruizione a favore di una frequentazione, libera ma in sicurezza, di pedoni, ciclisti e utenza debole, in un rinnovato paesaggio urbano”.

Via l’asfalto

Togliere lo strato di asfalto è il primo passo per realizzare la Sponge City. Grazie a un intervento di depaving, in tutte le vie interessate dai lavori è stata rimossa la pavimentazione in asfalto sia sulla strada che sui marciapiedi. Il passo successivo è la sostituzione con una nuova pavimentazione in cubetti di porfido alternati a fasce in granito bianco.  Il risultato finale è un sistema interamente complanare che assicura l’accessibilità in comfort e sicurezza anche all’utenza debole, e nel contempo drenante attraverso la collaborazione tra la pavimentazione e le aree verdi, che assorbiranno larga parte delle piogge meteoriche in sinergia con le canaline longitudinali, per una gestione sostenibile del deflusso superficiale delle acque.

Sponge City a Busto Arsizio: Via Cavallotti: l’architetto Flora Vallone, vice presidente Aipin
Via Cavallotti: l’architetto Flora Vallone, vice presidente Aipin

Tra le sedute e gli spazi per i dehors, le nuove aiuole a raso previste dal progetto giocano un ruolo di punta per ridefinire il rapporto equilibrato fra acqua e suolo. Sono state strutturate come rain garden, capaci cioè di permettere la raccolta e l’infiltrazione delle acque meteoriche, e quindi inverdite utilizzando specie arboree ed erbacee a basse esigenze idriche e manutentive, che le rendono particolarmente adatte alla posa in condizioni urbane e al cambiamento climatico in atto.

In questo modo, sottolinea Vallone, “contribuiscono al miglioramento del microclima per ombreggiamento e raffrescamento, al miglioramento della qualità dell’aria, e all’incremento della piccola fauna come gli impollinatori, oltre al benessere del cittadino. I nuovi giardini costituiranno luogo privilegiato in pieno centro storico per entrare in contatto con la natura e forniranno importanti servizi eco-sistemici di tipo anche culturale, favorendo relazione, conoscenza, benessere psico-fisico dei cittadini”. Grazie a un’apposita comunicazione in loco attraverso codici QR, i nuovi giardini narreranno agli utenti le qualità delle piante e le loro caratteristiche anche stagionali, implementando il processo virtuoso di interesse-rispetto-cura per la natura in città, in accordo con gli obiettivi della Strategia Europea sulla Biodiversità.

Città come laboratorio

Entro ottobre, con la chiusura dei lavori su via Bramante, le opere saranno concluse per tutte le tre vie interessate dal progetto.

L’inaugurazione del Cavallotti Garden a Busto Arsizio
L’inaugurazione del Cavallotti Garden il 19 settembre scorso: da sinistra Salvatore Lo Schiavo (assessore alla Sicurezza e mobilità sostenibile del Comune di Busto Arsizio), Flora Vallone (vicepresidente Aipin), Lino Zubani (società semplice agricola Flora Conservation) e Davide Tortorelli (direttore dei lavori)

Nei prossimi anni, il rinverdimento progressivo delle aree permetterà agli abitanti di sperimentare i vantaggi e il piacere del contatto con la natura. Una tendenza che, a partire dall’esperienza bustese, potrà rappresentare una best practise da seguire per altre realtà urbane.

“In città vive la maggior parte della popolazione mondiale – aggiunge ancora Vallone -. In città è la maggior parte del consumo di suolo e la relativa impermeabilizzazione. In città sono le massime concentrazioni di inquinanti di aria acqua e suolo e sono gli effetti più drammatici in termini di costi e vittime del cambiamento climatico tra bombe d’acqua e isole di calore, con temperature che superano anche di 6-8 gradi le aree extraurbane. Ecco perché sempre più diffusamente e rapidamente le città dovranno divenire i laboratori dove attivare nuove prassi trasformative dello spazio pubblico, che ne consentano usi multifunzionali e condivisi in una logica di sharing spaces, attrattivi e accoglienti per il cittadino, in una rinnovata natura in città tra tetti verdi, parcheggi inverditi drenanti e alberati, foreste urbane e corsi d’acqua rinaturalizzati”.

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