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Un Report pubblicato dall’Organizzazione meteorologica mondiale evidenzia quanto gli eventi meteorologici estremi nel 2022, come le inondazioni, il caldo e la siccità, abbiano dimostrato ancora una volta la chiara necessità di fare molto di più per ridurre le emissioni di gas serra – con un migliore monitoraggio – e per rafforzare l’adattamento ai cambiamenti climatici – anche attraverso lo sviluppo di sistemi efficienti di allarmi precoci. Il 2022 per quanto non sia stato l’anno più caldo di sempre per la presenza de La Niña, un evento di raffreddamento di breve durata, non invertirà la tendenza degli ultimi 8 anni di essere stati i più caldi mai registrati, né i livelli record di gas serra presenti in atmosfera. Le previsioni annuali sulla temperatura globale elaborate dal Met Office del Regno Unito indicano che la temperatura media globale per il 2023 sarà compresa tra 1,08 °C e 1,32 °C (con una stima centrale di 1,20 °C) al di sopra della media del periodo preindustriale (1850-1900). Ciò significa che per il decimo anno consecutivo le temperature supereranno di almeno 1°C quella del livello preindustriale. La probabilità di non rispettare – temporaneamente – il limite di 1,5°C previsto dall’Accordo di Parigi aumenta con il passare del tempo. “Quest’anno abbiamo dovuto affrontare diversi disastri meteorologici drammatici: un terzo del Pakistan è stato inondato, con gravi perdite economiche e vittime umane. Ondate di calore da record sono state osservate in Cina, Europa, Nord e Sud America. La siccità di lunga durata nel Corno d’Africa minaccia una catastrofe umanitaria”, ha dichiarato il Segretario generale dell’OMM, Prof. Petteri Taalas. Gran parte dell’Europa ha sofferto di ripetuti episodi di caldo estremo. Il Regno Unito ha registrato un nuovo record nazionale il 19 luglio, quando la temperatura ha superato i 40°C per la prima volta. Il tutto è stato accompagnato da una persistente e dannosa siccità e da incendi selvaggi. E’ necessario, ha continuato il Prof. Taalas migliorare i sistemi di allerta precoce, investire nel sistema di osservazione globale per potenziare la resilienza alle condizioni meteorologiche e climatiche estreme. Livelli record per gli indicatori climatici I gas serra sono solo uno degli indicatori climatici che hanno raggiunto livelli record. Anche nel mare, il contenuto di calore degli oceani e l’acidificazione sono a livelli alrissimi. Il tasso di innalzamento del livello del mare è raddoppiato dal 1993. Dal gennaio 2020 è aumentato di quasi 10 mm. Negli ultimi 2 anni c’è stato il 10% dell’aumento complessivo del livello del mare da quando sono iniziate le misurazioni satellitari quasi 30 anni fa. Il 2022 è stato un anno eccezionalmente pesante per i ghiacciai delle Alpi europee e la calotta glaciale della Groenlandia ha perso massa per il 26° anno consecutivo e per la prima volta a settembre ha piovuto (anziché nevicato) sulla vetta. E in Italia? Non va meglio Il Rapporto pubblicato da Legambiente “Bilancio dell’Osservatorio CittàClima 2022” e realizzato in collaborazione con il gruppo Unipol, mostra che quello appena concluso è stato un anno nero per il clima nel nostro paese, con un aumento del 55% rispetto al 2021 degli eventi meteo-idrogeologici, tra alluvioni, siccità anomala (tra gennaio e luglio secondo i dati Isac-CNR le piogge sono diminuite del 46% rispetto alla media degli ultimi trent’anni), frane, ondate di calore e grandinate. Il Rapporto parla di 310 eventi che hanno provocato danni ambientali ed economici e 29 decessi. Le regioni più colpite sono Lombardia, che conta 37 casi, Lazio, con 33 eventi e Sicilia, con 31. A livello provinciale è Roma la più ferita, con 23 eventi meteo-idro. Legambiente chiede al Governo di pianificare politiche più ambiziose per contrastare il cambiamento climatico, per esempio va approvato velocemente il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, aggiornato e pubblicato sul sito del Mase, prevedendo adeguate risorse economiche per poterlo attuare, non presenti nella Legge di Bilancio approvata nei giorni scorsi. Il presidente di Legambiente Stefano Ciafani sottolinea l’importanza di attuare una reale strategia di prevenzione che “farebbe risparmiare il 75% delle risorse spese per riparare i danni”. Fra le altre priorità, Legambiente chiede l’aggiornamento del PNIEC considerando gli obiettivi di riduzione dei gas previsti dal Piano europeo REPowerEU; e ancora è necessario semplificare la burocrazia e velocizzare gli iter per l’installazione di impianti rinnovabili. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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