Impianto termico o di climatizzazione (invernale/estiva): tipologie, caratteristiche e componenti 26/03/2025
Una ricerca condotta della University of Saskatchewan e dell’Università di Bologna, pubblicata sulla rivista Water Resources Research con il titolo “Global and Regional Increase of Precipitation Extremes under Global Warming”, ha rivelato che tra il 1964 e il 2013 vi è stato un progressivo incremento delle forti precipitazioni che hanno portato al manifestarsi di fenomeni disastrosi quali frane e alluvioni. Questo fenomeno, fino ad ora, ha viaggiato parallelamente all’intensificarsi del surriscaldamento globale. A cura di Fabiana Murgia La consistente crescita delle precipitazioni intense non è da sottovalutare, tant’è che negli ultimi cinquant’anni ha subìto una rapida impennata generando frane e alluvioni e mettendo a rischio la sicurezza e la salute pubblica. L’analisi si è basata sull’osservazione della quantità di piogge estreme manifestatesi nel periodo compreso tra il 1964 e il 2013 nelle zon di Europa, Russia, Cina, Australia e vaste zone del Nord America, registrando il progressivo aumento del fenomeno. Sebbene le precipitazioni atmosferiche possano sembrare innocue, il loro manifestarsi con una certa intensità non è affatto da sottovalutare in quanto causa di pericoli, soprattutto se si verificano sotto forma di intensi temporali con forti piogge concentrate in un ridotto arco temporale. Ciò che si portano dietro le precipitazioni intense sono frane, allagamenti e inondazioni che possono essere causa, a loro volta, di contaminazioni dei sistemi idrici e quindi di problematiche più o meno preoccupanti riguardanti la salute pubblica. La stima parla di numeri molto alti: quasi tre miliardi di persone sono state danneggiate da inondazioni tra il 1980 e il 2009 e di queste oltre mezzo milione ne sono rimaste vittime. La capacità distruttiva di questi fenomeni si estende, molto spesso, all’agricoltura, agli edifici, alle strade e alle infrastrutture, con conseguenze critiche a livello sociale ed economico. L’indagine ha registrato più di 8.700 resoconti giornalieri di precipitazioni provenienti da oltre 100.000 stazioni metereologiche presenti in tutto il mondo, con un incremento del 7% maggiore del previsto del numero di piogge nel decennio tra il 2004 e il 2013. Gli studiosi sostengono che intercorra una stretta relazione tra il fenomeno delle precipitazioni incontrollate e quello che interessa, invece, il riscaldamento globale in quanto si tratta di problematiche causate dall’attività dell’uomo negli stessi decenni. Alberto Montanari, professore di costruzioni idrauliche e idrologia all’Università di Bologna, afferma come sia possibile osservare nel concreto le conseguenze provocate dall’innalzamento delle temperature, causando l’accumulo di un maggiore quantitativo di acqua nell’atmosfera e di conseguenza una maggiore frequenza di forti precipitazioni. “Sapere che la frequenza delle precipitazioni estreme è in aumento può aiutarci a trovare soluzioni efficaci per l’adattamento ai cambiamenti climatici: avremo sempre più bisogno di infrastrutture in grado di resistere a shock frequenti”. Con queste parole Alberto Montanari esprime la necessità di operare nella direzione di una progettazione infrastrutturale e architettonica futura capace di rispondere adeguatamente ai cambiamenti climatici. Sarà quindi una priorità dei governi nazionali, delle autorità locali e degli enti impegnati nella gestione delle emergenze pianificare soluzioni che, sulla base dei dati forniti per mezzo di questi studi, siano in grado di fronteggiare il fenomeno delle piogge estreme, limitandone le conseguenze. Anche Simon Papalexiou, idroclimatologo della University of Saskatchewan, si è espresso in merito usando queste parole: “La nostra ricerca ha mostrato che eventi potenzialmente molto pericolosi come le piogge estreme sono aumentati decennio dopo decennio. Se il riscaldamento globale continuerà a crescere come prevedono gli ultimi modelli climatici, dobbiamo iniziare subito a mettere in campo strategie per la gestione di questi fenomeni che altrimenti possono portare a conseguenze devastanti”. La ricerca, condotta da Simon Papalexiou e Alberto Montanari, è stata finanziata dal programma Global Water Futures della University of Saskatchewan e dai fondi per i “Dipartimenti Eccellenti” assegnati al Dipartimento di Ingegneria Civile, Chimica, Ambientale e dei Materiali dell’Università di Bologna. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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