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A cura di: Andrea Ballocchi Indice degli argomenti: Idrogeno: cosa dice la Strategia UE, quali gli obiettivi e gli investimenti Le critiche degli ambientalisti alla Strategia UE dell’idrogeno L’idrogeno tiene banco in Unione Europea. La Commissione UE ha pubblicato mercoledì scorso la Strategia dell’idrogeno “per un’Europa neutrale dal punto di vista climatico”, dove spiega perché questo elemento e vettore energetico sia essenziale per sostenere l’impegno UE “a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 e per lo sforzo globale di attuare l’accordo di Parigi, lavorando al tempo stesso verso l’inquinamento zero”. Non solo: delinea obiettivi, investimenti e strategie per riuscire a trasformare quello che fino a oggi rappresenta una modesta frazione del mix energetico globale e dell’UE in una priorità fondamentale per raggiungere gli obiettivi del Green Deal europeo e la transizione energetica. “Si prevede che l’elettricità rinnovabile decarbonizzerà gran parte del consumo energetico dell’UE entro il 2050, ma non tutto. L’idrogeno ha un forte potenziale per colmare una parte di questo divario, come vettore per l’immagazzinamento di energia rinnovabile, insieme alle batterie e al trasporto, garantendo il backup per le variazioni stagionali e collegando i luoghi di produzione a centri di domanda più lontani”, è scritto nel documento. Qui si parla di produzione di idrogeno green grazie all’elettrolisi. Ma “l’idrogeno rinnovabile e a basse emissioni di carbonio non è ancora competitivo in termini di costi rispetto all’idrogeno fossile” e si delinea la necessità, con tanto di investimenti collegati, di adottare anche idrogeno grigio o blu: il primo è ottenuto mediante il processo di steam reforming del gas naturale, il secondo comprensivo di processo di cattura e sequestro della CO2. Questa necessità di puntare su fonti legate ai combustibili fossili, sia pure temporanea, ha suscitato critiche di alcune associazioni ambientaliste di spicco, da Wwf alla European Environmental Bureau, la più grande federazione di ong ambientali in Europa. Idrogeno: cosa dice la Strategia UE La strategia illustra innanzitutto la volontà dell’UE di creare i presupposti perché l’idrogeno pulito possa essere una soluzione praticabile a decarbonizzare diversi settori. Per questo il primo obiettivo è arrivare a realizzare infrastrutture per l’elettrolisi, il procedimento per produrre idrogeno con energia elettrica che, per essere green, deve essere a sua volta prodotta da fonti rinnovabili. Le emissioni di gas serra dell’intero ciclo di vita della produzione di idrogeno rinnovabile sono vicine allo zero. “L’idrogeno rinnovabile può essere prodotto anche attraverso la riformazione del biogas (o la conversione biochimica della biomassa), se conformi ai requisiti di sostenibilità”, segnala il documento. Oggi la consapevolezza è che, oltre a sostenere la transizione energetica, l’idrogeno sia in grado di rendere più ecosostenibili alcuni procedimenti industriali particolarmente inquinanti, come il siderurgico e il chimico, riducendo le emissioni di gas serra. Strategia dell’idrogeno: quali sono gli obiettivi Nel documento è scritto che l’idrogeno “pulito” potrebbe soddisfare il 24% della domanda mondiale di energia entro il 2050, con un fatturato annuo dell’ordine di 630 miliardi di euro. Inoltre si chiariscono gli obiettivi europei: installare elettrolizzatori per contare almeno su 6 GW di idrogeno rinnovabile nell’UE entro il 2024 e su 40 GW entro il 2030. Inoltre si punta ad arrivare a produrre fino a 1 milione di tonnellate di idrogeno rinnovabile, per decarbonizzare la produzione di quello esistente, per esempio nel settore chimico, e facilitare l’assorbimento del consumo in nuove applicazioni finali come altri processi industriali e nei trasporti pesanti. In questa fase, la produzione di elettrolizzatori, anche di grandi dimensioni (fino a 100 MW), deve essere aumentata. Questi potrebbero essere installati accanto ai centri di domanda esistenti nelle raffinerie più grandi, nelle acciaierie e nei complessi chimici. Tuttavia, al momento, né l’idrogeno rinnovabile né l’idrogeno a basso contenuto di carbonio, in particolare l’idrogeno a base fossile con “cattura” del carbonio (mediante CCS – Carbon Capture and Storage), sono competitivi in termini di costi rispetto all’idrogeno a base fossile. Quelli stimati oggi per quest’ultimo si aggirano intorno a 1,5 euro al chilo per l’UE, fortemente dipendenti dai prezzi del gas naturale, senza considerare il costo della CO2. La quotazione attuale per l’idrogeno a base fossile con la cattura e lo stoccaggio dell’anidride carbonica si aggira su circa 2 euro/kg, e per l’idrogeno verde si arriva a 2,5-5,5 euro/kg. Però, i fattori tempo e innovazione tecnologica giocano a favore del green hydrogen: i costi degli elettrolizzatori sono già stati ridotti del 60% negli ultimi dieci anni e si prevede che dimezzeranno nel 2030 rispetto a oggi. Per contare su uno sviluppo concreto della produzione e trasmissione, l’idrogeno avrà bisogno di vari attori. “La politica si concentrerà sulla definizione del quadro normativo per un mercato dell’idrogeno liquido e ben funzionante e sull’incentivazione sia della domanda che dell’offerta nei mercati guida – si spiega nella Strategia – La European Clean Hydrogen Alliance contribuirà a costruire una solida catena di investimenti. Nell’ambito del piano di ripresa della Commissione, gli strumenti di finanziamento della Next Generation EU, che comprende il programma InvestEU e la ETS Innovation Fund, aumenterà il sostegno finanziario e permetterà di colmare il divario di investimenti per le energie rinnovabili causato dalla crisi conseguente alla pandemia Covid-19. In una seconda fase, dal 2025 al 2030, l’idrogeno dovrà diventare una parte intrinseca di un sistema energetico integrato con l’obiettivo strategico di installare almeno elettrolizzatori per 40 GW di energia rinnovabile a idrogeno entro il 2030 e produrre fino a 10 milioni di tonnellate di energia rinnovabile l’idrogeno nell’UE. Strategia UE dell’idrogeno: gli investimenti Da qui al 2030, gli investimenti in elettrolizzatori potrebbero oscillare tra i 24 e i 42 miliardi di euro. Inoltre, nello stesso periodo, sarebbero necessari 220-340 miliardi di euro per aumentare e direttamente collegare 80-120 GW di capacità di produzione di energia solare ed eolica agli elettrolizzatori per fornire l’energia elettrica necessaria. Investimenti per l’adeguamento della metà degli impianti esistenti con CCS sono stimati a circa 11 miliardi di euro. Gli investimenti cumulativi nell’idrogeno green in Europa potrebbero arrivare a 180-470 miliardi di euro entro il 2050, e nell’ordine di 3-18 miliardi di euro per l’idrogeno fossile a bassa emissione di carbonio. Le critiche degli ambientalisti alla Strategia UE dell’idrogeno I diversi accenni alla necessità di dover passare dalla produzione di idrogeno ancora legata ai combustibili fossili non è piaciuta a diverse importanti associazioni ambientaliste. Una nota del Wwf segnala che “la strategia rischia di ritardare la decarbonizzazione industriale tenendo la porta spalancata per i combustibili fossili, come il gas”. “Sostiene che la priorità è l’idrogeno rinnovabile, ma smentisce immediatamente questa affermazione dicendo che l’idrogeno “a bassa emissione di carbonio” – cioè l’idrogeno prodotto dal gas con la cattura e lo stoccaggio del carbonio – è un’opzione fino almeno al 2030. Questo farà piacere all’industria del gas, che ha pesantemente esercitato azione di lobby nei giorni scorsi, ma è un disastro per l’azione dell’Unione Europea sul clima. “La Commissione si è innamorata dell’idea dell’idrogeno dell’industria dei combustibili fossili”, ha detto Tara Connolly della ong Friends of the Earth Europe, con sede a Bruxelles. In un tweet della stessa associazione aggiunge che la strategia “non riesce a chiudere la porta” a petrolio e gas. Secondo The European Environmental Bureau “la strategia dell’Unione Europea per incrementare la produzione di idrogeno rischia di bloccare l’Europa nella combustione di gas fossile per generazioni”. Barbara Mariani, responsabile delle politiche per il clima e l’energia dell’EEB sostiene che “i leader dell’UE devono prepararsi per una completa eliminazione del gas fossile entro il 2035, in linea con l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale a 1,5°C. Questo non accadrà se investiamo in false soluzioni come la tecnologia di cattura dell’idrogeno e del carbonio a base fossile, che insieme creerebbero la tempesta perfetta per approfondire la dipendenza dell’Europa dai combustibili fossili”. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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