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Impianto termico o di climatizzazione (invernale/estiva): tipologie, caratteristiche e componenti 26/03/2025
A cura di:La Redazione Temperature sempre più calde per il mar Mediterraneo, arriva a un incremento di 4 gradi centigradi sopra la media. Lo comunica l’Enea riportando i primi risultati del progetto CAREHeat (deteCtion and threAts of maRinE Heat waves) finanziato dall’Agenzia spaziale europea (Esa), a cui partecipano per l’Italia Enea e Cnr. L’Enea parla di “temperature sempre più bollenti”; il Mediterraneo infatti dal 10 maggio è stato colpito da un’ondata di calore che ha innalzato la temperatura della superficie marina di circa 4 gradi rispetto alla media del periodo 1985-2005, con picchi superiori a 23 gradi. Obiettivo del progetto – viene spiegato – è “sviluppare nuove metodologie per prevedere e identificare le ondate di calore, comprenderne la propagazione e gli impatti su ambiente, biodiversità e attività economiche“. Le attività di ricerca – dice Salvatore Marullo del laboratorio Enea di modellistica climatica e impatti – sono “iniziate con lo studio dell’ondata di calore che attualmente interessa il mar Mediterraneo partendo dall’analisi dai dati satellitari, con valori confrontabili con l’ondata di calore del 2003. E’ dagli inizi di maggio che nell’area mediterranea si registrano temperature ben al di sopra della media stagionale e anche la prima metà di giugno è stata caratterizzata da situazioni meteorologiche tipiche di fasi più avanzate della stagione estiva”. Secondo le analisi condotte dal Centro Euro Mediterraneo per i cambiamenti climatici (Cmcc) le attuali temperature nel mar Ligure e nel Golfo di Taranto sono più elevate del solito, con livelli di quasi 5 gradi centigradi sopra la media. Si tratta della diffusione di un’ondata di calore marino, iniziata all’inizio di maggio, e che si sta ora diffondendo verso est nel mar Mediterraneo. Le ondate di calore marino si verificano quando le temperature oceaniche superano una soglia estrema per più di 5 giorni consecutivi. Nell’ultimo mese, due anticicloni hanno portato aria bollente dall’Africa subtropicale al mar Mediterraneo. Le recenti osservazioni satellitari della temperatura superficiale del mare, fornite dal Copernicus marine service, confermano l’effetto sorprendente che quest’aria calda ha avuto sul mare. Il Cmcc gestisce il Mediterranean forecasting system che produce previsioni per i prossimi 10 giorni e una ricostruzione del passato recente. Nel maggio 2003, le condizioni erano simili a quelle attuali. A luglio e agosto sono seguiti gli eventi più gravi, duraturi ed ecologicamente devastanti mai registrati. Da allora, il numero, la durata e l’intensità delle mareggiate hanno continuato ad aumentare in tutto il Mediterraneo. Più avanti, i modelli numerici e altri dati di parametri fisici e biochimici del Mediterraneo – osserva l’Enea – “contribuiranno a valutare l’impatto di questa anomalia termica negli strati più profondi del mare, e quindi su un ecosistema marino alle prese con le difficoltà associate a una variazione veloce della temperatura”. Per Gianmaria Sannino, responsabile laboratorio Enea di modellistica climatica e impatti – “quindi è opportuno definire quantitativamente i fenomeni in corso per capirne le cause e prevederne gli sviluppi, focalizzandosi sugli oceani che ricoprono circa il 70% della superfice terrestre per pianificare e gestire i servizi ecosistemici e lo sviluppo sostenibile”. Oltre a Enea e Cnr, partecipano al progetto CAREHeat gli istituti di ricerca francesi Cls (Collect locatisation satellites) e Ifremer (Institut français de recherche pour l’exploitation de la mer) e le non-profit Mercator ocean international (Francia) e +Atlantic 16/06/2022 Rivitalizzare mari e oceani, fondamentali per la nostra sopravvivenza Il Segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, in occasione della Giornata mondiale degli Oceani ha sottolineato che garantire un oceano sano e produttivo, al servizio dell’intero pianeta, è una “responsabilità collettiva” che può essere soddisfatta solo lavorando insieme. António Guterres, Segretario generale delle Nazioni Unite, intervenendo all’evento celebrativo della Giornata mondiale degli Oceani dell’8 giugno, ha ricordato che la salute degli oceani, “da cui in ultima analisi dipendiamo tutti” è sempre di più minacciata dalla triplice crisi dei cambiamenti climatici, della perdita di biodiversità e dell’inquinamento. “Il mese scorso, l’Organizzazione meteorologica mondiale (OMM) ha rivelato che quattro indicatori climatici chiave hanno battuto nuovi record nel 2021: l’aumento del livello del mare, il calore degli oceani, l’acidificazione degli oceani e le concentrazioni di gas serra”, ha dichiarato Guterres. L’oceano produce più del 50% dell’ossigeno del pianeta, è la principale fonte di sostentamento per più di un miliardo di persone e dà lavoro, attraverso le sue industrie, a circa 40 milioni di persone. Eppure inquinamento, surriscaldamento e attività antropiche ne minacciano la sopravvivenza. Guterres ha poi ricordato che i livelli di pesca sono biologicamente insostenibili, che una parte significativa delle barriere coralline è stata distrutta e che le zone costiere morte a causa all’inquinamento terrestre sono in aumento. “L’inquinamento da plastica ha raggiunto le isole più remote e le fosse oceaniche più profonde”. Per raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) e i target dell’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici, è necessaria e non più procrastinabile, “un’azione collettiva per rivitalizzare l’oceano. Ciò significa trovare un nuovo equilibrio nel nostro rapporto con l’ambiente marino… lavorare insieme alla natura, non contro di essa”. Fortunatamente l’attenzione di tutto il mondo per la salvaguardia di mari e oceani sta crescendo. Guterres ha infatti ricordato che lo scorso novembre la Conferenza delle Nazioni Unite sul clima di Glasgow (COP26) ha riconosciuto il ruolo degli ecosistemi marini nel raggiungimento degli obiettivi climatici mondiali. A marzo, inoltre, i Paesi hanno deciso di collaborare a un nuovo trattato per porre fine all’inquinamento da plastica che minaccia l’ambiente marino. Dal 27 giugno al 1 luglio si terrà in Portogallo, a Lisbona, la Conferenza delle Nazioni Unite sugli oceani che, tra i molti temi, sarà concentrata su come raggiungere l’Obiettivo di sviluppo sostenibile 14 (SDG14), relativo alla vita sotto l’acqua. 28/1/2022 Mari e oceani, mai così caldi Uno studio firmato da un team internazionale di scienziati segnala che nel 2020 il riscaldamento degli Oceani ha raggiunto un nuovo record. Triste primato anche per il Mar Mediterraneo, sempre più caldo e salato Un altro triste primato legato al surriscaldamento nel 2021 riguarda la temperatura degli Oceani: secondo l’articolo ‘Another record: Ocean warming continues through 2021 Despite La Niña Conditions’, realizzato da un team internazionale di scienziati – tra cui i ricercatori italiani Franco Reseghetti del Centro Ricerche S. Teresa dell’ENEA e Simona Simoncelli dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) di Bologna – nell’anno appena concluso le temperature di Mari e Oceani hanno raggiunto un nuovo record, toccando per il sesto anno di seguito le temperature più calde, nonostante il fenomeno La Niña che ha limitato il riscaldamento dell’Oceano Pacifico. In particolare lo Studio – pubblicato sulla rivista internazionale Advances in Atmospheric Sciences – firmato da 23 scienziati di 14 istituti di tutto il mondo, ha riportato le temperature più alte dell’oceano, legate a un aumento delle concentrazioni di gas serra di origine antropica, dal 1955 ad una profondità di 2.000 metri. Dal 2015 ad oggi ogni anno il calore delle acque è aumentato e ognuno degli ultimi nove decenni è stato più caldo del precedente. I ricercatori segnalano che nel 2021 l’energia termica assorbita in più dagli oceani equivale a quella che si otterrebbe facendo esplodere 7 bombe atomiche ogni secondo per tutto l’anno. E’ inoltre aumentato anche il contenuto termico. Anche se l’Oceano – spiega Simona Simoncelli dell’INGV – “assorbe poco meno di un terzo della CO2 emessa dall’uomo, il riscaldamento delle acque riduce l’efficienza di questo processo, lasciandone una percentuale maggiore in atmosfera”. E’ molto importante monitorare i dati relativi alla componente termica e alla CO2, per definire un preciso percorso per limitare i devastanti effetti di questo riscaldamento delle acque. L’aumento del volume e del livello del mare mette per esempio a rischio la sopravvivenza di alcuni stati insulari e “le acque degli oceani sempre più calde creano le condizioni per tempeste e uragani sempre più violenti e numerosi, abbinati a periodi di caldo esasperato in zone sempre più estese”. Senza dimenticare le gravi conseguenze a livello di acidificazione delle acque, danni agli ecosistemi, sbiancamento dei coralli. Malissimo anche a “casa nostra”: il Mar Mediterraneo si sta scaldando senza sosta dalla fine degli anni ’80. I dati raccolti, uniti a quelli del progetto MACMAP dell’INGV, che monitorano la temperatura nei mari Ligure e Tirreno, segnalano che le variazioni termiche negli ultimi anni sono state impressionanti. Franco Reseghetti dell’ENEA spiega che c’è un progressivo interessamento degli strati più profondi. “Nel mar Tirreno trovavo l’isoterma T = 14°C quasi sempre sotto i 700 m, talvolta anche intorno a 800 m, valori di profondità che mi hanno sorpreso. In pratica ha iniziato a scaldarsi in modo evidente anche una zona più profonda rispetto al passato”. Un’acqua calda che partendo dalla Sicilia, interessa zone sempre più ampie e profonde, con il rischio che aumentino fenomeni metereologici estremi, come le ondate di calore o piogge violente. Oltra a ciò il Mar Mediterraneo diventa sempre più salato, più velocemente rispetto agli altri bacini analizzati, probabilmente “anche a causa del suo isolamento (esiste un unico punto di scambio con l’oceano Atlantico, lo stretto di Gibilterra)”. “Dalla primavera 2013, constatiamo un riscaldamento progressivo nello strato tra 150 e 450 m di profondità (ma i valori di temperatura sono in aumento anche a profondità maggiori), con una crescita ancora più evidente tra il 2014 e il 2017, seguita da un leggero calo nel 2018-2019 e una risalita ulteriore nel 2021” conclude Simona Simoncelli. Articolo aggiornato Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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