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A cura di: Tommaso Tetro La protesta contro le decisioni del governo e il decreto Trasparenza. Al centro le sanzioni e l’obbligo di esposizione del prezzo medio regionale. I gestori (Faib, Fegica, Figisc-Anisa) non ci stanno e – dopo un ultimo tentativo del ministro delle Imprese e del made in Italy Adolfo Urso – parlano di “accuse diffamatorie” chiedendo che sia ristabilita “la verità”. Le organizzazioni mostrano però segnali di spaccatura. Arriva anche l’App per il pieno dedicata ai cittadini. Benzinai in sciopero per 48 ore. I gestori protestano contro le decisioni del governo, con tanto di volantino e manifesto, per “ristabilire la verità” sui prezzi dopo quella che definiscono una “campagna diffamatoria”. In extremis il ministro delle Imprese e del made in Italy Adolfo Urso ha provato a rimediare convocando un tavolo a quattro ore dall’inizio della serrata ma non ci sono state novità, se non delle ulteriori aperture e un’incrinatura tra le organizzazioni che rappresentano i gestori: da un lato la Faib più favorevole a una mediazione e la Fegica e Figisc-Anisa sulle stesse posizioni. Distributori dei carburanti quindi chiusi, compresi i self service, con una serrata che è iniziata alle 19.00 del 24 gennaio e si concluderà alle 19.00 del 26 gennaio (sulle autostrade la mobilitazione è partita invece alle 22.00 del 24 gennaio per chiudersi alle 22.00 del 26 gennaio). La Faib probabilmente ridurrà a 24 ore la chiusura degli impianti. I prezzi di benzina e diesel intanto continuano a salire: la super servita arriva oltre i due euro al litro, e il diesel sfiora i 2,1 euro al litro. “Ristabilire la verità dei fatti – avevano osservato le associazioni che rappresentano i gestori Faib Confesercenti, Fegica, Figisc-Anisa Confcommercio – diviene quindi prioritario, per aprire finalmente il confronto di merito. Il governo, invece di aprire al confronto sui veri problemi del settore, continua a parlare di trasparenza e zone d’ombra solo per nascondere le proprie responsabilità ed inquinare il dibattito, lasciando intendere colpe di speculazioni dei benzinai che semplicemente non esistono”. Ma la premier Giorgia Meloni non la vede in questo modo, e ad Algeri aveva risposto sulla questione: “Abbiamo tentato il più possibile di andar loro incontro; il governo non ha mai immaginato i provvedimenti che ha preso come un modo per additare la categoria ma piuttosto come un modo per riconoscere il valore della stragrande maggioranza degli operatori del settore. Abbiamo immaginato dei provvedimenti, la categoria si è confrontata con il governo due volte e ha fatto delle legittime rimostranze. Alcune erano di buonsenso e su queste siamo andati incontro, ma chiaramente non potevamo tornare indietro rispetto a un provvedimento che secondo me è giusto”. Il tema è quello che viene ridefinito nel decreto Trasparenza, con due elementi fondamentali: l’obbligo di esposizione del prezzo medio dei carburanti e le sanzioni (su cui il governo ha annunciato delle riduzioni sia per le multe sia per gli eventuali giorni di chiusura). Eppure sono state annunciate modifiche al decreto Trasparenza, che è incardinato in Parlamento, e che quindi dovrà compiere l’iter di conversione in legge. In particolare sulla riduzione delle sanzioni “per omessa comunicazione dei prezzi dei carburanti” si va da un minimo di 200 a un massimo di 800 euro a seconda del fatturato dell’impianto (mentre prima raggiungevano i 6mila euro); i giorni di chiusura degli impianti potranno essere da 1 a 30 (prima erano da 7 a 90). Sugli impianti fermi in questi due giorni non mancheranno le informazioni: il distributore “rimarrà chiuso per sciopero – si legge nella locandina diffusa dalle organizzazioni – per protestare contro la vergognosa campagna diffamatoria nei confronti della categoria e gli inefficaci provvedimenti del governo che continuano a penalizzare solo i gestori senza tutelare i consumatori. Per scongiurare nuovi aumenti del prezzo dei carburanti”. Ed ancora, in un manifesto specifico, vengono offerti ulteriori dettagli sulle motivazioni dello sciopero generale. Ma, in ogni caso – come viene previsto dalle regole sullo sciopero in questo settore – durante l’agitazione dovrà essere mantenuto in servizio “un numero di stazioni di rifornimento non inferiore al 50% degli esercizi aperti nei giorni festivi secondo i turni programmati”. Per gli impianti sulle rete nazionale (oltre 22mila) all’elenco pensano le prefetture. Per i distributori in autostrada (quasi 600) ci pensa invece la Regione. Gli impianti aperti – per garantire il servizio minimo essenziale – dovrebbero essere almeno uno ogni 100 chilometri. Intanto per aiutare i cittadini arriva un’App gratuita del ministero sui prezzi di benzina e diesel: sarà possibile conoscere il prezzo medio regionale e grazie alla geolocalizzazione anche il prezzo praticato da ciascun distributore nelle vicinanze. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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