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A cura di: Pierpaolo Molinengo Una delle novità che sono state introdotte attraverso la Direttiva case green – in vigore dallo scorso 28 maggio 2024 – è il passaporto di ristrutturazione per l’ecosostenibilità degli immobili, che potrà essere volontario od obbligatorio, a seconda dei casi. Pubblicata sulla Gazzetta dell’Unione Europea, la Direttiva case green – o più correttamente il regolamento n. 1275/2024 – contiene, al suo interno una serie di regole che i vari Stati appartenenti all’Unione europea dovranno recepire secondo un calendario predefinito, anche se la direttiva è già entrata in vigore. L’obiettivo è quello di rendere ecosostenibili gli immobili pubblici e privati. Entro il 2050 si dovrà riuscire a farli diventare ad emissioni zero. Il passaporto di ristrutturazione è stato previsto dall’articolo 12 della Direttiva case green. Ma entriamo nel dettaglio e scopriamo cosa prevede. Passaporto di ristrutturazione, cosa conterrà La Direttiva case green ha imposto l’introduzione del passaporto di ristrutturazione, che dovrebbe essere adottato entro il 29 maggio 2026. In linea generale è previsto che il nuovo strumento venga utilizzato su base volontaria dai proprietari degli edifici e delle unità immobiliari. A meno che lo Stato non decida di renderlo obbligatorio. Spetterà ai singoli Stati membri fare in modo che il passaporto di ristrutturazione sia economico. Sarà possibile, inoltre, introdurre dei sostegni finanziari alle famiglie più deboli, che abbiano desiderio o la necessità di ristrutturare i propri immobili. Il passaporto di ristrutturazione potrà essere redatto e rilasciato assieme all’attestato di prestazione energetica. Viene rilasciato in formato digitale idoneo alla stampa da un esperto qualificato o certificato, dopo che è stata effettuata una visita all’immobile per il quale verrà rilasciato. Nel momento in cui il passaporto di ristrutturazione viene rilasciato è opportuno che il proprietario dell’immobile si faccia parte attiva e illustri all’esperto gli interventi che sono stati effettuati. E che sono serviti a trasformare l’edificio in uno a zero emissioni ben prima del 2050. Spetterà ad ogni singolo Stato predisporre uno strumento digitale apposito tramite il quale preparare ed aggiornare il passaporto di ristrutturazione. Gli strumenti a supporto dei proprietari Ai proprietari e agli amministratori, inoltre, verranno messi a disposizione degli strumenti complementari, che permettano loro di simulare un progetto di passaporto di ristrutturazione semplificato e di procedere con il suo aggiornamento una volta che siano stati eseguiti dei nuovi lavori o sia stato sostituito un elemento edilizio. Il passaporto di ristrutturazione, inoltre, dovrà essere caricato in una banca dati nazionale della prestazione energetica. A stabilirlo è l’articolo 22 della Direttiva case green. Il documento, a questo punto, dovrà essere conservato nel registro digitale degli edifici e dovrà essere sempre disponibile. Chi potrà ottenere il passaporto di ristrutturazione Il passaporto di ristrutturazione potrà essere ottenuto, almeno in linea di massima, da quanti hanno intenzione di realizzare dei lavori per migliorare l’efficienza energetica del proprio immobile. Questo è il motivo per il quale lo strumento potrà essere volontario o obbligatorio, a seconda delle scelte effettuate dal singolo Paese. Importante in questo contesto è lo strumento complementare di cui abbiamo accennato in precedenza. L’articolo 12, infatti, prevede che: “Gli Stati possono sviluppare uno strumento complementare che consenta ai proprietari e agli amministratori di simulare un progetto di passaporto di ristrutturazione semplificato e di aggiornarlo una volta effettuata la ristrutturazione o la sostituzione di un elemento edilizio.” Grazie a questo ulteriore strumento i proprietari potranno avere sotto mano una fotografia dettagliata e precisa dell’immobile in questione, che potrà permettere loro di scegliere quali interventi dovranno realizzare. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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