Impianto termico o di climatizzazione (invernale/estiva): tipologie, caratteristiche e componenti 26/03/2025
Indice degli argomenti Toggle Stop agli incentivi con la Legge di Bilancio: quali sono i nuovi vincoli posti e perché?Qual è effettivamente l’impatto delle politiche europee sul mercato?Che tecnologie suggerireste a chi deve o decide di sostituire la vecchia caldaia?Quali le previsioni per il futuro del mondo della climatizzazione domestica? Lo stop agli incentivi per le caldaie a gas è solo l’ultimo dei passi compiuti in favore di soluzioni incentrate sulle rinnovabili e in grado di ridurre le emissioni in atmosfera. La transizione ecologica, infatti, è protagonista della nostra epoca e nel tempo si sono susseguiti diversi interventi normativi e legislativi finalizzati proprio ad incentivare tecnologie e sistemi orientati all’efficienza energetica e alla crescita delle rinnovabili. Con l’obiettivo di ridurre le emissioni di CO2 e agevolare l’acquisto di tecnologie per il riscaldamento più sostenibili, si è arrivati a un ripensamento anche degli incentivi fiscali. L’ultima EPBD (nota anche come “Direttiva Case Green”) sull’efficienza energetica degli edifici, infatti, dà chiare indicazioni e con la Legge di Bilancio 2025 si è fatto un primo concreto passo per il recepimento in Italia. Da quest’anno sono aboliti tutti gli incentivi fiscali per gli impianti di climatizzazione alimentati a gas. Un cambiamento che ha avuto e che avrà un impatto significativo sul mercato del riscaldamento, spingendo i produttori a investire in tecnologie alternative e influenzando le scelte dei consumatori. Ma qual è il punto di vista dei protagonisti del mercato? Lo abbiamo chiesto ad Alberto Villa, referente per normative e rapporti istituzionali di Viessmann Italia, azienda da tempo impegnata nello sviluppo di soluzioni per il riscaldamento. Stop agli incentivi con la Legge di Bilancio: quali sono i nuovi vincoli posti e perché? I governi europei hanno il compito di recepire le direttive europee, definendo obblighi e prescrizioni per il mercato, per i professionisti e per i cittadini. La nuova Direttiva EPBD ha imposto divieto agli incentivi alle caldaie “stand alone” a combustibili fossili a partire dal 1/1/2025 e ha introdotto il nuovo concetto di “Edificio a emissioni zero”. Sul primo punto la direttiva è molto diretta e il Governo italiano si è trovato di fronte a un bivio molto prima del necessario recepimento della direttiva stessa (maggio 2026). Dopo una prima bozza in cui le caldaie erano ancora incentivate, nella versione definitiva della legge di bilancio 2025 è stato posto il veto a qualsiasi nuova forma di incentivazione diretta alle caldaie a condensazione “uniche” o “stand alone” alimentate a combustibili fossili. Cosa si intende per caldaie a condensazione “stand alone”? Con questo termine si fa riferimento alle installazioni di caldaie senza un ulteriore generatore di calore, come ad esempio una pompa di calore. Ciò significa che gli impianti ibridi, composti da pompa di calore e caldaia a condensazione, sono ancora incentivati. Un’altra novità della direttiva riguarda il concetto di ZEB (Zero Emission Buiding), per il quale un edificio non potrà più emettere emissioni di anidride carbonica in loco; quindi, non potrà essere dotata di caldaie a condensazione a combustibili fossili. Al momento, però si fa riferimento alle nuove costruzioni, mentre per l’esistente si rimanda al piano di ristrutturazione da attuare entro il 2050. Infine, per quanto riguarda il divieto alla messa in commercio delle caldaie a condensazione a combustibili fossili, ad oggi non ci sono ancora indicazioni precise. Qual è effettivamente l’impatto delle politiche europee sul mercato? Sicuramente l’eliminazione degli incentivi alle caldaie avrà qualche impatto sul mercato. Una parte degli utenti che intendevano sostituire la caldaia nel 2025 probabilmente rinuncerà all’intervento per non fare fronte all’intera spesa. Difficile da quantificare quanti valuteranno questa scelta. Allo stesso tempo, alcuni decideranno di spostarsi su tecnologie incentivate, come le pompe di calore o i sistemi ibridi, anche a fronte di un costo maggiore. Approfitto della domanda per evidenziare una criticità nell’attuale sistema di incentivi italiano, almeno a livello di mercato residenziale: la Legge di Bilancio, oltre a eliminare la possibilità di accedere all’incentivo per le caldaie a condensazione, ha ridotto le aliquote di incentivo anche per le altre tecnologie più efficienti e più sostenibili e non ha introdotto un meccanismo di incentivazione legato al reddito e alla possibilità di accedere a finanziamenti a tasso agevolato. Queste indicazioni sono scritte nero su bianco nel PNIEC 2024 e ci auguriamo possano essere messe nel prossimo schema di incentivi. Che tecnologie suggerireste a chi deve o decide di sostituire la vecchia caldaia? Consigliare la giusta tecnologia a chi deve o sceglie di sostituire la vecchia caldaia a gas non può prescindere dal conoscere il contesto di riferimento e le esigenze specifiche da soddisfare. Per offrire alcune indicazioni generali, si potrebbe distinguere tra abitazione indipendente, appartamento in condominio con impianto autonomo e condominio con impianto centralizzato. Nel primo caso la soluzione migliore è la pompa di calore: le moderne pompe di calore idroniche possono garantire completa compatibilità con l’impianto esistente, anche nel caso siano installati dei caloriferi. Inoltre, sono estremamente silenziose e hanno efficienze elevatissime anche nei climi più rigidi. Una soluzione che non deve necessariamente essere esclusa dai condomini con impianto centralizzato. Ad esempio, la gamma di pompe di calore Viessmann prevede soluzioni residenziali fino a 19 kW e una nuova macchina specifica per condomini da 40 kW. In alternativa, si possono valutare gli impianti ibridi, perfetti anche laddove non si arriva con la connessione elettrica della potenza voluta e la caldaia offre un contributo indispensabile. Nel caso di appartamenti in condomini con impianto autonomo, invece, bisogna verificare attentamente gli spazi a disposizione per un’eventuale installazione di un impianto ibrido, che richiede comunque un’unità esterna. In alternativa si può valutare di sostituire la vecchia caldaia con una nuova, anche se non più incentivata, garantendo risparmi immediati e un basso costo di installazione. In alcune situazioni (seconde case) si può valutare il passaggio a un impianto di climatizzazione ad aria con split e di produzione acqua calda sanitaria con il modulo idronico. Parlando semplicemente di queste casistiche emerge chiaramente come per questo processo di transizione energetica sia di particolare importanza il tema delle competenze della filiera (installatore, progettista, CAT). Che previsioni fate per il futuro del mondo della climatizzazione domestica? Oltre alle pompe di calore, che stanno trovando maggior diffusione, su quali alternative tecnologiche credete che si investirà? Per quanto riguarda le pompe di calore, la previsione è semplice e la si deduce da quanto detto in precedenza per quali siano le migliori soluzioni tecnologiche disponibili per la sostituzione della caldaia esistente. Si può aggiungere, eventualmente, il tema del possibile ulteriore sviluppo delle tecnologie per favorire l’utilizzo dei gas refrigeranti come il propano anche su impianti di taglia medio grande o per semplificarne l’installazione in appartamenti condominiali. Sullo sviluppo degli impianti ad espansione diretta in determinate situazioni (nello specifico si parla di climi miti e seconde case) non ci sono dubbi. Pensando ad altre tecnologie per il riscaldamento domestico, invece, si possono ricordare gli impianti a biomassa, ideali soprattutto in alcune situazioni particolari, e il solare termico. Inoltre, per la generazione di energia da fonte rinnovabile non si devono dimenticare gli impianti fotovoltaici e i sistemi di accumulo, che saranno i protagonisti indiscussi del passaggio storico da generazione centralizzata a generazione distribuita, almeno in ambito residenziale. Va specificato, infatti, che in futuro le tecnologie per il riscaldamento come le pompe di calore e soluzioni quali il fotovoltaico, non devono essere concepiti come semplici tecnologie indipendenti, ma diventeranno elementi direttamente connessi alla rete elettrica, in grado di partecipare al meccanismo di domanda e risposta che l’aggregatore di rete richiederà a ogni singola utenza. Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici Commenta questo approfondimento
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