Impianto termico o di climatizzazione (invernale/estiva): tipologie, caratteristiche e componenti 26/03/2025
Le incertezze del lettore sono senz'altro comprensibili, perchè si è assistito a un cambiamento delle norme mese dopo mese e non mancano i dubbi interpretativi a proposito. Va detto, innanzitutto, che l'attestato di certificazione energetica (che ha una validità di dieci anni) ha un semplice scopo: fotografare il fabbisogno annuo di energia di un immobile, classificandolo in una delle otto "classi energetiche" decrescenti che vanno dalla A+ alla G. Per intenderci, la A+ è la più "risparmiosa", la G la più inefficiente, cioè quella che comporta maggiori consumi per il riscaldamento invernale. Dal 25 luglio 2009 è fotografata anche la capacità di "raffrescamento estivo" dell'involucro edilizio (muri, pareti, soffitti, pavimenti e infissi), cioè la capacità di tenere freschi i locali delle strutture (ma non degli impianti, come i condizionatori), con una diversa classificazione (dalla classe I alla V). Il modello La versione nazionale dell'attestato di certificazione energetica consiste in tre fogli (quelle regionali, peraltro, non si discostano granchè da questo modello). Oltre ai riferimenti anagrafici di proprietario, progettista, certificatore e quelli di identificazione dell'immobile, sono riportati essenzialmente dati numerici, basati su un parametro, l'Epi (indice di energia primaria), ed espressi in kWh al metro cubo su media annuale. L'indice globale, quello della prestazione energetica dell'edificio, viene ricavato da due indici parziali (l'Epi del riscaldamento e l'Epi della produzione di acqua calda sanitaria). Tra non molto conterrà anche l'Epi del raffrescamento estivo. Anche questi indici parziali sono suddivisi in sotto-indici. Infine sono previste una breve scheda degli impianti esistenti, una serie di raccomandazioni su come raggiungere il miglioramento dell'efficienza energetica, una stima del tecnico sugli anni necessari per ammortizzare l'investimento. Una certificazione standard, di buon livello, ha oggi un costo oscillante tra i 350 e i 450 euro. Se c'è la possibilità di fare un documento condominiale (situazione esaminata nel "Caso 3", in uno degli articoli sotto), si può scendere a 200-250 euro per appartamento. Trattandosi appunto di una "foto" del fabbisogno annuale di energia, è ovvio che – secondo l'oggetto "fotografato" – la certificazione energetica può spaziare nel modo più ampio possibile nel descrivere la situazione. Tuttavia, per gli immobili nuovi o per quelli interamente ristrutturati il Dlgs 192/2005 prescrive, nell'allegato C, che essi debbano raggiungere un certo livello di fabbisogno annuo di energia e di trasmittanza di pareti, pavimenti, muri e infissi, che mutano a seconda della zona climatica e del rapporto superficie/volume dell'edificio. Quindi una certificazione energetica che riporti che tali parametri non sono stati raggiunti è indubbiamente valida, ma non permette l'agibilità dell'immobile. Specificità regionali In quattro regioni (Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Liguria) e nella provincia autonoma di Bolzano alcune regole hanno loro specificità. Esse tracciano innanzitutto parametri di valutazione del rendimento energetico degli edifici differenti, anche se non troppo, da quelli nazionali. Poi, in queste aree, sono previsti iter diversi per le pratiche burocratiche, elenchi locali dei professionisti abilitati e, naturalmente, anche moduli per l'attestato di certificazione autonomi. Altre regioni potrebbero aggiungersi alla lista, terminando il processo di emanazione di leggi e provvedimenti applicativi, ma è probabile che la maggioranza si limiterà a recepire il testo del decreto ministeriale del 26 giugno 2009 (Linee guida per la certificazioni energetica), tutt'al più con qualche eccezione alle regole. La qualificazione Sono proprio le linee guida a conferire un'importanza cruciale a un altro attestato, quello di qualificazione energetica, inteso non come documento sostitutivo della certificazione (come fino a ora si era profilato), bensì come documento preparatorio a essa (riprendendo, peraltro, in questo senso quanto già prevedeva il Dlgs 192/2005). La qualificazione è un documento che assomiglia in tutto e per tutto alla certificazione energetica, redatto da un tecnico abilitato incaricato dal proprietario dell'immobile. In caso di nuovi edifici o di importanti ristrutturazioni, l'attestato è invece compilato dal progettista dell'immobile o delle opere di ristrutturazione e approvato dal direttore dei lavori. Il tecnico addetto alla qualificazione recepisce quanto già predisposto da questi due professionisti, a meno che non riscontri difetti nel loro documento.Con l'attestato di qualificazione, completato al termine di un iter diversificato per gli immobili vecchio quelli nuovi, il tecnico propone la classificazione energetica. L'attestato viene presentato agli enti certificatori riconosciuti dalla regione e, se è valutato come idoneo, viene "trasformato" in attestato di certificazione energetica definitivo, mentre, se è carente, viene riscritto in parte o totalmente. In realtà, il cittadino può anche chiedere che tutto l'iter sia svolto da un ente certificatore. Però si allungano notevolmente i tempi per il rilascio e si può ipotizzare anche un aumento dei costi. La diagnosi Resta possibile sostituire l'attestato di certificazione con un documento più completo, la "diagnosi energetica". Essa non si limita a fotografare l'attuale fabbisogno, ma offre piùsoluzioni per ridurlo, con relative opere necessarie, calcolo dei costi-benefici di ogni soluzione e periodo necessario per ammortizzare l'investimento. La diagnosi energetica costa molto più della qualificazione: pertanto ha un senso ricorrervi se il proprietario continua ad abitare l'immobile e richiede comunque la certificazione energetica allo scopo di eseguire lavori che riducano i consumi, in modo da ottenere la detrazione fiscale del 55 per cento. Fonte www.ance.it Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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